La sordità è un problema che, secondo le stime dell’OMS, affligge il 5% della popolazione mondiale in tutto il mondo.

Un dato ancora più sorprendente? Solo una persona su dieci che ne avrebbe bisogno, utilizza apparecchi acustici per migliorare la propria capacità uditiva.

A spiegarlo, uno studio unico nel suo genere, condotto dalla Keck Medicine USC di Los Angeles (CA), pubblicato su The Lancet Healthy Longevity.

Ma cosa succede a coloro che rinunciano agli apparecchi acustici?

Stando agli studiosi, il loro utilizzo allungherebbe la vita. Scopriamo il misterioso nesso

Apparecchi acustici e sordità: l’elisir di lunga vita

Sordità: uno studio sostiene che gli apparecchi acustici possono svolgere un ruolo protettivo nella salute delle persone e prevenire la morte prematura

La sordità, se non trattata può portare a esiti negativi, come l’isolamento sociale, la depressione e la demenza.

Ma c’è di più…

Il team della USC di Los Angeles, guidato dalla otorinolaringoiatra Janet Choi, ha svelato che l’uso degli apparecchi acustici può ridurre il rischio di morte.

«Abbiamo scoperto che gli adulti con perdita dell’udito, che utilizzavano regolarmente apparecchi acustici, avevano un rischio di mortalità inferiore del 24% rispetto a quelli che non li indossavano mai», ha dichiarato Choi, autrice principale dello studio. «Questi risultati sono entusiasmanti perché suggeriscono che gli apparecchi acustici possono svolgere un ruolo protettivo nella salute delle persone e prevenire la morte prematura».

Focus sullo studio

Sordità: non c’è differenza nel rischio di mortalità tra chi usa gli apparecchi saltuariamente e chi non li usa

I ricercatori hanno incrociato i dati del National Health and Nutrition Examination Survey, seguendo quasi 10mila adulti di età pari o superiore a venti anni.

I partecipanti, il cui stato di salute è stato monitorato per circa dieci anni, sono stati sottoposti a valutazioni audiometriche e a questionari sull’utilizzo degli apparecchi acustici.

Risultato?

Esaminando un campione di 1.863 adulti affetti da perdita dell’udito, 237 persone avevano utilizzato regolarmente gli apparecchi acustici, mentre 1.483 individui vi avevano rinunciato.

Ebbene: in chi utilizzava abitualmente i dispositivi, il rischio di mortalità era inferiore del 24%.

Un dato tra l’altro indipendente da fattori variabili quali il grado della perdita uditiva, l’età, l’etnia, il reddito e la storia medica.

Quanto agli utilizzatori non abituali di apparecchi acustici, la notizia sorprendente è che non c’è differenza nel rischio di mortalità tra questi e coloro che non utilizzavano affatto questi dispositivi.

Indizio intrigante che suggerisce come solo l’uso costante e regolare possa essere la chiave del segreto della longevità e non solo della salute uditiva.

Sfida alla sordità

Il nuovo studio, sebbene non abbia svelato il motivo preciso per cui questi dispositivi possono allungare la vita, sembra piuttosto intrigante. Quanto al misterioso nesso fra longevità e udito, la dottoressa Choi, azzarda un’ipotesi.

L’uso degli apparecchi acustici è stato collegato a livelli ridotti di depressione e demenza: un filo sottile, ma potente.

La ricercatrice, tra l’altro, vive la storia in prima persona. Nata con perdita dell’udito all’orecchio sinistro, ha scoperto il potere trasformativo degli apparecchi acustici all’età di trent’anni.

Una scoperta personale che l’ha spinta a superare sfide simili a quelle che molte persone affrontano nell’utilizzo di questi dispositivi: costi, stigma e la difficoltà di trovare apparecchi che si adattino perfettamente e funzionino efficacemente.

Prospettive future

Il team della dottoressa sta ora lavorando su un database alimentato dall’intelligenza artificiale che identifica e adatta gli apparecchi acustici alle esigenze individuali.

Insomma, questo è solo l’inizio di una storia che potrebbe cambiare il modo in cui percepiamo l’udito e il suo impatto sulla nostra vita.

Fonti

Materiale fornito dalla University of Southern California