Tumore ovarico e intelligenza artificale

Il tumore ovarico rappresenta una sfida significativa per la salute delle donne. Con oltre cinquemila nuovi casi ogni anno solo in Italia, questa forma di cancro, spesso silenziosa nelle fasi iniziali, può manifestarsi in uno stadio avanzato, complicando diagnosi e trattamento. Oggi tuttavia, si accende una luce di speranza. Iron (Integrated Radiogenomics for Ovarian Neoadjuvant Therapy), uno strumento basato sull’intelligenza artificiale (AI), sarebbe in grado di fornire una previsione accurata dell’80% sulla riduzione volumetrica delle lesioni tumorali, superando di gran lunga le attuali metodologie cliniche con una precisione del 50%

Tumore ovarico: un killer spietato

Il tumore ovarico è una delle patologie oncologiche femminili più diffuse. Nel nostro Paese, oltre trentamila donne si trovano attualmente in trattamento terapeutico. Molte altre continuano ad ammalarsi ogni giorno. A scatenarlo, diversi fattori, tra cui l’obesità, la lunghezza del periodo ovulatorio, un menarca precoce, una menopausa tardiva, le mutazioni ereditarie nei geni BRCA1 e BRCA2. Anche l’esposizione alle fibre di amianto può provocare il cancro. Basti pensare al caso Johnson & Johnsons. La multinazionale americana della cosmesi è stata condannata a pagare 4,7 miliardi di dollari a ventidue donne e alle loro famiglie, che si erano ammalate di cancro alle ovaie, dopo aver utilizzato il talco per bambini contaminato con fibre di amianto.

Il tumore dell’ovaio non dà sintomi chiari nelle fasi iniziali. Proprio per questa ragione è in genere difficile identificarlo precocemente. Tra le varie forme, il carcinoma ovarico sierico, che rappresenta il 70-80% dei tumori ovarici, è piuttosto ostico da trattare, a causa della sua resistenza ai trattamenti convenzionali.

In questo contesto critico, emergono nuove speranza grazie a strumenti all’avanguardia come Iron (Integrated Radiognomics for Ovarian Neoadjuvant Therapy), nome che incarna la forza e la completezza delle informazioni che elabora.

Conosciamo Iron

Iron è il risultato di uno studio pionieristico recentemente pubblicato su “Nature Communications”. Coordinato dalla Professoressa Evis Sala, esperta di Diagnostica per immagini e radioterapia dell’Università Cattolica e direttrice del Centro Avanzato di Radiologia del Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs, lo studio è stato condotto in collaborazione con l’Università di Cambridge, guidato dalla dottoressa Mireia Crispin Ortuzar.

L’obiettivo? Sviluppare uno strumento predittivo basato sull’intelligenza artificiale (AI) che superasse le attuali limitazioni e potesse dare ai medici e ai pazienti una visione più chiara e personalizzata della terapia.

Dalla biopsia liquida all’analisi radiogenomica

“Abbiamo messo insieme due set di dati indipendenti, con un totale di 134 pazienti (92 casi nel primo seti di dati,42 nel secondo set di test indipendente)” – dichiarano le due ricercatrici. Iron ha dunque analizzato e integrato le informazioni provenienti dal DNA tumorale circolante (ctDNA) nel sangue (biopsia liquida) a caratteristiche generali come età e stato di salute, nonché i classici marker tumorali, come CA-125.

Ulteriori informazioni sono emerse dall’analisi avanzata delle immagini TAC di tutti i siti tumorali e metastatici.  Il modello ha dunque portato alla definizione di sei sottogruppi di pazienti, ognuno con caratteristiche biologiche e cliniche distinte rilevanti per la risposta alla terapia.

Risultato?

Le sedi tumorali prevalenti nell’omento e nell’area pelvica/ovarica, le più comuni per la diffusione del cancro ovarico, costituivano la parte predominante del peso patologico iniziale. Le lesioni nell’omento hanno dimostrato una notevole risposta positiva alla terapia neoadiuvante in confronto alla malattia pelvica. Inoltre, le mutazioni tumorali, valutate attraverso TP53 MAF nel DNA circolante, e il marcatore CA-125 erano correlate al carico complessivo della malattia prima del trattamento e alla risposta alla terapia.

Implicazioni cliniche e futuri orizzonti

Visti i risultati, la Professoressa Sala evidenzia l’enorme potenziale di Iron nell’identificare precocemente i pazienti che potrebbero non rispondere alla terapia neoadiuvante, aprendo la strada a interventi chirurgici mirati. Inoltre, lo strumento potrebbe rivestire un ruolo fondamentale nella stratificazione del rischio dei pazienti nelle future ricerche cliniche in corso presso il Policlinico Gemelli, in collaborazione con il gruppo del Professor Giovanni Scambia, esperto di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università Cattolica e Direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs.

Talco e amianto
Talco e amianto

L’Avv. Ezio Bonanni sostiene la ricerca sul tumore

Il Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), Avv. Ezio Bonanni sottolinea l’importanza di questo rivoluzionario strumento di intelligenza artificiale.

« La sua potenziale capacità di identificare precocemente i pazienti che potrebbero non rispondere alla terapia neoadiuvante apre un nuovo promettente scenario nel trattamento del tumore ovarico»spiega il legale.

Quanto al nesso fra esposizione all’amianto e insorgenza del cancro alle ovaie, l’Avv. Bonanni è perentorio «Osservo con seria preoccupazione la pericolosa correlazione. La salute delle donne è in gioco. L’ONA insiste sulla prevenzione. E’ imperativo eludere qualsiasi esposizione al patogeno. Le cause legali contro Johnson & Johnson per la presenza di amianto nel talco hanno portato alla luce una situazione drammatica. Non possiamo permettere che il killer silente continui a mietere vittime. La giustizia deve prevalere e la consapevolezza pubblica sui rischi derivanti dal killer silente deve essere diffusa in modo capillare. Dobbiamo dire basta! »