CAR-T

Le CAR-T rappresentano una speranza sempre più concreta per i pazienti che non rispondono alle terapie convenzionali. Alessandro Rambaldi, docente di Ematologia del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia Università di Milano e ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha spiegato come funzionano. 

«Le cellule CAR-T rappresentano una forma di immunoterapia innovativa. Il meccanismo d’azione di questo trattamento si basa sulla modificazione genetica dei linfociti T di un paziente affetto da linfoma, leucemia acuta linfoblastica o mieloma. La modificazione genetica permette ai linfociti T di riconoscere in modo molto specifico dei bersagli che sono espressi dalle cellule tumorali».

Somministrazione CAR-T, otto centri in Lombardia

Oggi sono otto i centri in Lombardia di alto profilo autorizzati alla somministrazione delle CAR-T, tra questi l’Istituto Nazionale dei Tumori, l’Ospedale San Raffaele, Humanitas. E inoltre l’Ospedale Niguarda e Policlinico a Milano, l’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale Papa Giovanni XXIII a Bergamo. L’elenco comprende, tuttavia, anche gli Spedali Civili a Brescia, l’Ospedale San Gerardo pediatrico a Monza.

Ampia è la partecipazione di specialisti e ricercatori allo sviluppo e alla sperimentazione delle terapie. La Lombardia è, dunque, all’avanguardia sul fronte delle cure che ingegnerizzano i linfociti T per aiutarli a combattere i tumori. Cure che rappresentano la grande speranza nel trattamento delle malattie oncologiche e oncoematologiche. Infatti, queste terapie si sono dimostrate estremamente efficaci in pazienti che erano e sono in fase avanzatissima della loro malattia.

In Italia la cura sarà accessibile a tutti

Attualmente, si sta spostando questa terapia in fase più precoce nel trattamento dei pazienti.

«Nei prossimi anni ci aspettiamo che le indicazioni al trattamento con queste cellule aumentino», ha dichiarato Rambaldi. «Si dice che in America la terapia è già sul mercato. Certo, lo è però per quelli che pagano mezzo milione esatto per il prodotto, poi c’è l’assistenza. Il nostro sistema sanitario, come quelli europei, arriva con una velocità più moderata perché ha la grande ambizione di offrire questa cura a tutti. Il valore di un sistema centralizzato come il nostro è anche quello di poter contrattare sui prezzi e quindi coniugare equità a sostenibilità. Una parte fondamentale di questa sostenibilità nasce dal fatto che il sistema sia attrattivo per chi fa ricerca. Nel nostro Paese c’è un po’ di difficoltà a fare ricerca e bisogna che l’opinione pubblica se ne accorga».

Migliorare le terapie e sviluppare piattaforme di produzione

Uno dei tumori del sangue per cui il trattamento con le terapie in questione è un’innovativa frontiera è la Leucemia Linfoblastica Acuta a cellule B. A spiegarlo è Federico Lussana, professore associato di Ematologia, Dipartimento di Oncologia ed Ematologia Università di Milano e ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

«Il tasso complessivo di risposta va dal 70% a oltre l’80% dei casi. Quello che oggi è il limite maggiore delle CAR-T, soprattutto nell’adulto, è la durata della risposta. Infatti, almeno il 50% dei pazienti va incontro a una ulteriore recidiva».

Pertanto, quello su cui si deve lavorare per migliorare queste terapie è lo sviluppo di nuove piattaforme di produzione. Ma si devono anche comprendere meglio i fattori pre e post-infusione delle CAR-T predittivi di risposta al trattamento sui cui basare eventuali scelte terapeutiche successive.