Tendinite

Nel corpo umano sono presenti oltre 267 tendini, spesso coinvolti in un fastidioso processo infiammatorio definito “tendinite”.

Tale infiammazione è di solito causata dalla ripetizione cronica di micro sollecitazioni che, a lungo andare, modificano la normale struttura delle fibrille. Si parla, in questo caso, di patologia tendinea da sovraffaticamento. Infatti, quando un tendine è sollecitato oltre il limite di sopportazione fisiologica, le fibrille che lo compongono subiscono delle lesioni più o meno ampie. Lesioni che si riparano spontaneamente, anche se le nuove cellule formeranno un tessuto più vascolarizzato e disorganizzato e per questo motivo sarà meno resistente dell’originale.

Si è, così, di fronte a un caso di degenerazione tendinea, che avrà come risultato finale una diminuzione della dimensione delle cellule. Se a ciò si associa una risposta infiammatoria si parla di tendinite, in caso contrario di tendinosi.

Tendinite: non sottovalutare i campanelli di allarme

I tendini che si logorano con maggiore frequenza sono quelli delle ginocchia, dei gomiti e della spalla (cuffia dei rotatori). Il disturbo si presenta con sintomi inequivocabili. Il paziente deve preoccuparsi se da più settimane accusa un dolore nell’uso del pollice e nei movimenti del polso, specialmente quando afferra un oggetto. O se compie movimenti di rotazione e torsione, come, ad esempio, svitare il tappo di una bottiglia e aprire un barattolo. Ma anche far girare una chiave oppure sollevare alcuni pesi.

Sono movimenti che provocano a volte fitte lancinanti. Altre volte, invece, può comparire il gonfiore in corrispondenza della parte infiammata. Ciò accade quando è coinvolta la guaina che ricopre i tendini. Ecco perché è consigliabile non ignorare troppo a lungo questi campanelli d’allarme e parlarne con un medico.

Che cosa può provocare la tendinite?

La tendinite è causata dall’infiammazione di due tendini che corrono dalla base del pollice verso il polso. Si tratta dell’abduttore lungo e dell’estensore breve del dito in questione. Essi fanno compiere al pollice i movimenti di abduzione, cioè allontanare il pollice dalla mano, e concorrono alla sua estensione. Entrambi i tendini si muovono in un canale denominato “canale di De Quervain”.

Se i tendini aumentano di volume a causa di un’infiammazione, il loro percorso nella guaina diventa difficoltoso. Compaiono, pertanto, infiammazione, irritazione continua, dolore, difficoltà del movimento del pollice o del polso. Spesso, chi ne soffre cerca di autolimitarsi nei movimenti per evitare di sentire una fitta molto dolorosa. Di conseguenza, assume inconsciamente posture scorrette al punto da sviluppare una sofferenza alla spalla, oltre a una perdita di forza di tutto il lato della mano e del braccio interessato.

Fondamentale una diagnosi tempestiva e corretta

Una diagnosi corretta sarà possibile solo dopo una valutazione dei disturbi lamentati dal paziente. Sarà il medico curante a consigliare una visita specialistica con un ortopedico, meglio se specializzato in patologie della mano. Infatti, bisogna distinguere la tendinite di De Quervain da altri disturbi con sintomi simili, tipo l’artrosi del pollice o la sindrome del tunnel carpale.

Si può anche ricorrere ad alcuni test che aiutano a confermare i sospetti clinici, come ad esempio il test di Finkelstein. Questo viene eseguito facendo chiudere il pollice all’interno della mano e flettendo lateralmente il polso. Inoltre, può essere utile anche un’ecografia.

Le cure da seguire quando i tendini si infiammano

La terapia comincia con l’adozione delle misure conservative per i casi iniziali: riposo, ghiaccio, applicazione di antinfiammatori sul polso come cerotti o creme. Possono essere utili le terapie farmacologiche per bocca (Fans) e le terapie fisiche strumentali, come la tecarterapia, la laserterapia, la ionoforesi, gli ultrasuoni. Terapie che generalmente seguono degli schemi di 8-10 sedute, ripetibili se vi sono dei miglioramenti.

Anche le infiltrazioni con cortisone in misura limitate e selettiva possono essere consigliate. Tuttavia, non bisogna eccedere con il cortisone infiltrato direttamente sui tendini per l’azione potenzialmente lesiva in casi di abuso.

Si può, inoltre, ricorrere ad altri due trattamenti a base di Prp, plasma ricco di pastrine (platelet-rich plasma), e di acido ialuronico. Il primo è un concentrato di fattori di crescita in grado di rigenerare tessuti. Il secondo è uno dei componenti fondamentali dei nostri tessuti connettivi e quindi anche di tendini e legamenti.