Un farmaco innovativo rappresenta una svolta straordinaria nel trattamento del mesotelioma, una malattia difficile da curare e strettamente legata all’esposizione all’amianto. La scoperta è salutata come il progresso più significativo degli ultimi vent’anni nella lotta contro questa rara forma di cancro.

La novità riguarda l’uso combinato del farmaco ADI-PEG20, insieme alla chemioterapia. Ad annunciarlo, i ricercatori della Queen Mary University di Londra

Siamo davvero a un punto di svolta?

Svolta nel trattamento del mesotelioma dallo studio ATOMIC-meso

Stando ai risultati ottenuti, l’azione combinata dei trattamenti sembrerebbe davvero indicare che siamo a un punto di svolta nel trattamento di questa malattia devastante.

Lo studio, noto come studio ATOMIC-meso, ha coinvolto una vasta rete internazionale di pazienti provenienti da diverse parti del mondo, tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Italia e Taiwan.

A guidarlo, il professor Peter Szlosarek della Queen Mary University.

Quanto ai risultati, sembrerebbero a dir poco stupefacenti.

I tassi di sopravvivenza a tre anni per i pazienti affetti da mesotelioma sono quadruplicati rispetto alla norma.

La sperimentazione del farmaco è avvenuta in diversi Paesi, tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Italia e Taiwan.

Ma che cos’è il mesotelioma e perché rappresenta tuttora una sfida in campo medico?

Mesotelioma: la più infausta patologia asbesto-correlata

Il mesotelioma è una rara forma di cancro causata dall’esposizione alle fibre di amianto

Il mesotelioma è una forma di cancro che colpisce il mesotelio, il tessuto sottile che riveste la maggior parte degli organi interni del corpo, compresi i polmoni, il cuore e l’addome. Questo tipo di cancro è associato all’esposizione all’amianto, una sostanza fibrosa utilizzata in passato in vari settori industriali per le sue proprietà isolanti e ignifughe.

L’asbesto è noto per essere estremamente pericoloso per la salute umana quando le sue fibre vengono inalate o ingerite.

Le sue sottilissime particelle possono rimanere infatti intrappolate nei polmoni e nei tessuti circostanti per anni o addirittura decenni prima che si manifestino sintomi evidenti.

Le persone che lavorano in settori ad alto rischio di esposizione all’amianto, come l’industria edile, l’edilizia navale e la produzione di materiali isolanti, sono particolarmente a rischio di sviluppare il mesotelioma. Tuttavia, anche le persone che vivono in ambienti contaminati da amianto o che hanno subito un’esposizione attraverso l’uso di prodotti contenenti amianto, come tubi di cemento o materiali da costruzione, possono essere colpite.

In aggiunta, anche i familiari che vengono in contato con gli indumenti contaminati dei lavoratori possono contrarre questa patologia, dal momento che le fibre, più sottili di un capello, rimangono intrappolate negli stessi.

Il mesotelioma è estremamente pericoloso perché spesso non manifesta sintomi evidenti fino a fasi avanzate della malattia.

Quando cioè le opzioni di trattamento sono limitate e la prognosi è generalmente sfavorevole (la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è inferiore al 10%). Inoltre, visti i lunghi tempi di latenza, i sintomi possono svilupparsi anche 20-50 anni dopo l’esposizione all’amianto.

Tipi di mesotelioma

Esistono 4 tipi di mesotelioma: pleurico, peritoneale, pericardico e testicolare

Esistono quattro tipi di mesotelioma

Ora gli scienziati annunciano una svolta: una nuova terapia potrebbe dare speranza ai malati e alle loro famiglie.

Risultati sorprendenti dello studio

«Questo studio ha cambiato la vita delle persone affette da mesotelioma, permettendoci di vivere più a lungo». A riferirlo, uno dei pazienti che hanno beneficiato del farmaco. L’80enne, che ha voluto rimanere anonimo, ha ottenuto un risarcimento dal suo ex datore di lavoro per via dell’esposizione all’amianto in una fabbrica negli anni ’70.

«Mi avevano dato quattro mesi di vita, ma grazie al processo sono ancora vivo cinque anni dopo. Ho cinque nipoti e due pronipoti».

Conosciamo il farmaco.

IL farmaco della svolta: focus sullo studio

Gli esperti sottolineano l’importanza di questa svolta, considerando che il mesotelioma ha uno dei tassi di sopravvivenza più bassi tra tutti i tipi di cancro. Il nuovo farmaco, ADI-PEG20, conosciuto anche come pegargiminasi, è il primo del suo genere a essere combinato con successo alla chemioterapia in due decenni.

Durante lo studio, ogni paziente è stato sottoposto a cicli regolari di chemioterapia, ma la svolta è giunta quando metà di loro ha ricevuto anche le preziose iniezioni di pegargiminasi. L’altra metà invece ha avuto un trattatemtno con un placebo. Il tutto, per un periodo di due anni.

Risultato?

Ebbene, tra i 249 pazienti affetti da mesotelioma pleurico inclusi nell’analisi finale, coloro che hanno ricevuto pegargiminasi insieme alla chemioterapia hanno dimostrato una significativa estensione della sopravvivenza media.

Una percentuale di gran lunga superiore rispetto a coloro che hanno ricevuto solo la chemioterapia e il placebo.

«In questo studio pilota, randomizzato, controllato con placebo, di fase 3 condotto su 249 pazienti affetti da mesotelioma pleurico, la chemioterapia con pegargiminasi ha aumentato significativamente la sopravvivenza globale mediana di 1,6 mesi. Ha inoltre quadruplicato la sopravvivenza a 36 mesi rispetto alla chemioterapia con placebo». Questo il commento degli autori dello studio.

«La chemioterapia a base di pegargiminasi è ben tollerata senza nuovi segnali di sicurezza».

La sopravvivenza media è stata di 9,3 mesi rispetto ai 7,7 mesi dei pazienti trattati con il solo placebo. Inoltre, la “sopravvivenza libera da progressione“, un indicatore critico della risposta al trattamento, è stata in media più lunga tra coloro che hanno ricevuto il trattamento con pegargiminasi.

Approfondimento sul farmaco

ADI-PEG20 è un enzima che agisce interferendo con il metabolismo dell’arginina, un aminoacido essenziale per la crescita delle cellule tumorali. In sostanza, mira a ridurre la disponibilità di arginina nel corpo, causando la morte delle cellule tumorali che dipendono fortemente da questo nutriente per proliferare.

La somministrazione di ADI-PEG20 avviene generalmente per via endovenosa.

Cosa che permette al farmaco di entrare rapidamente nel flusso sanguigno e raggiungere le cellule tumorali nel corpo. La dose e la frequenza di somministrazione del farmaco possono variare a seconda del tipo di cancro e delle condizioni specifiche del paziente, e sono stabilite dal medico curante sulla base delle linee guida cliniche e delle evidenze scientifiche disponibili.

Utile precisare che ADI-PEG20 è stato soggetto a numerosi studi clinici per valutarne l’efficacia e la sicurezza nel trattamento del mesotelioma e di altre patologie tumorali.

Ovviamente, come con qualsiasi trattamento medico, possono verificarsi anche effetti collaterali e reazioni avverse, che vengono monitorati attentamente dai medici durante il corso della terapia.

Il frutto di un lungo impegno

La recente svolta rappresenta il culmine di due decenni di impegno da parte del professor Szlosarek, il quale ha condotto studi approfonditi dopo una scoperta fondamentale.

Quale?

Le cellule mesoteliali, responsabili del mesotelioma, sono carenti della proteina ASS1, necessaria per la sintesi dell’aminoacido arginina.

Questo dato ha costituito la base per lo sviluppo del farmaco ADI-PEG20, il cui meccanismo d’azione è mirato.

Come detto, esso agisce riducendo i livelli di arginina nel flusso sanguigno. Per le cellule tumorali prive della capacità di produrre arginina autonomamente, ciò rappresenta un ostacolo significativo alla loro crescita e proliferazione.

«È davvero meraviglioso vedere la ricerca sulla carenza di arginina delle cellule tumorali giungere a buon fine», ha affermato Szlosarek. «Questa scoperta è qualcosa che ho portato avanti fin dalle sue prime fasi in laboratorio, con un nuovo trattamento, ADI-PEG20, che ora migliora la vita dei pazienti affetti da mesotelioma».

Risultati soddisfacenti

La dottoressa Tayyaba Jiwani, rappresentante del Cancer Research UK che ha finanziato la ricerca insieme alla società di biotecnologia Polaris Group, ha espresso grande soddisfazione riguardo ai risultati ottenuti. «Questo studio dimostra il potere della ricerca scientifica nel penetrare in profondità nella biologia del mesotelioma, scoprendo vulnerabilità che ora possiamo affrontare efficacemente con l’utilizzo di ADI-PEG20».

Liz Darlison, CEO dell’organizzazione benefica Mesothelioma UK, ha condiviso il sentimento di orgoglio della comunità britannica del mesotelioma nei confronti dello studio ATOMIC. «Offre un’ulteriore opzione terapeutica tanto necessaria e, soprattutto, un raggio di speranza per coloro che affrontano la battaglia contro il mesotelioma, includendo medici, infermieri, pazienti e familiari coinvolti». «Siamo ansiosi di vedere questo trattamento diventare disponibile come opzione standard per tutti i pazienti in futuro.

Fonte

JAMA Oncology