Vitamina C-ricerca mesotelioma- Atrofia muscolare spinale

Nel mondo sono oltre 2,8 milioni le persone colpite da sclerosi multipla (SM). Da un recente studio pilota condotto dall’Università degli Studi di Milano è emersa un’importante novità. Gli studiosi hanno, difatti, osservato che la stimolazione elettrica spinale non invasiva (tsDCS) potrebbe aiutare a ridurre lo stress ossidativo.

La sclerosi multipla (SM) è una malattia complessa che colpisce il sistema nervoso centrale ed è la principale causa neurologica di disabilità tra i giovani.

La SM nell’85% dei casi esordisce con ricadute e remissioni, con aggravamenti ciclici seguiti da periodi in cui le persone stanno meglio. Dopo un certo numero di anni, il recupero dalle ricadute è sempre meno completo e il peggioramento diventa progressivo con accumulo di disabilità (forma secondariamente progressiva).

Il 10/15% delle diagnosi riguarda invece la forma più grave, già progressiva all’esordio (primaria progressiva) e per la quale non esistono ancora cure efficaci.

Riduzione dei radicali liberi e aumento della capacità antiossidante

Oggi non esiste una cura definitiva per la malattia, esistono, però, farmaci efficaci che ne rallentano il processo, ritardando l’insorgere di disabilità grave.

Lo studio pilota dell’Università Statale di Milano ha, tuttavia, esplorato una possibile nuova terapia. Il team milanese ha lavorato insieme alla Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e al CNR-Istituto di Fisiologia Clinica.

Il lavoro dei ricercatoripubblicato sulla rivista internazionale Brain Stimulation, ha coinvolto un piccolo gruppo pazienti con SM e spasticità (una rigidità muscolare tipica della malattia). Questi hanno ricevuto per cinque giorni consecutivi una stimolazione reale o una finta (placebo). 

I ricercatori hanno poi analizzato il sangue e le urine dei pazienti per misurare i biomarcatori legati allo stress ossidativo e all’infiammazione. Si tratta dei due processi chiave nella progressione della malattia. I risultati hanno mostrato una riduzione dei radicali liberi (ROS) e un aumento della capacità antiossidante (TAC), con correlazioni significative con aspetti cognitivi e sociali della qualità della vita.

L’effetto della stimolazione spinale sui biomarcatori

«L’effetto della stimolazione spinale sui biomarcatori di ossidazione e infiammazione rappresenta un’indicazione promettente della possibilità di intervenire su meccanismi patogenetici centrali della malattia». Così Alberto Priori, direttore della SC di Neurologia dell’ASST-Santi Paolo e Carlo e direttore del Centro di Ricerca ‘Aldo Ravelli’ dell’Università degli Studi di Milano. «Si tratta di una linea di ricerca coerente con l’approccio innovativo che perseguiamo da anni nella neuromodulazione non invasiva».

«Il nostro approccio metodologico ha integrato modelli computazionali, analisi biomolecolari e scale cliniche, in una prospettiva sistemica e personalizzata», aggiunge Sara Marceglia, professoressa di bioingegneria all’Università degli Studi di Milano. «È un primo passo verso la definizione di protocolli predittivi per trattamenti personalizzati nei pazienti con SM».

Sclerosi multipla: intervenire sugli aspetti psicosociali

Sul piano dei meccanismi biologici, lo studio suggerisce un possibile coinvolgimento di marcatori associati a rimielinizzazione e neuroprotezione, come la transtiretina e l’interleuchina-6. 

«I risultati ottenuti indicano che, anche in studi su piccoli campioni, l’utilizzo di biomarcatori specifici può offrire informazioni cruciali sull’efficacia e sui target della neuromodulazione». Lo afferma Simona Mrakic-Sposta, fisiologa del CNR-IFC.

«Questo studio evidenzia come l’approccio della psicobiologia, che integra componenti neurobiologiche, comportamentali e cliniche, sia fondamentale per comprendere e modulare le dinamiche mente-corpo nella SM. La possibilità di intervenire anche sugli aspetti psicosociali della qualità della vita attraverso strategie non farmacologiche, sicure e personalizzabili, rappresenta una prospettiva concreta. Ciò per la presa in carico integrata delle malattie neurologiche complesse», conclude Roberta Ferrucci, neuropsicologa presso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico.