Un ampio studio europeo mostra che in Italia le probabilità di sopravvivere a un arresto cardiaco extraospedaliero sono inferiori rispetto alla media europea. La ricerca, condotta su oltre 45.000 casi, evidenzia criticità nei soccorsi e nell’organizzazione, ma anche possibilità concrete di miglioramento.
La domanda cruciale è: perché in Italia si muore di più per arresto cardiaco e cosa si può fare per ridurre il divario?
Sopravvivere a un arresto cardiaco: che cosa rivela lo studio EuReCa Three?
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Lo studio “EuReCa Three” è il più grande mai condotto in Europa sugli arresti cardiaci. Ha raccolto e analizzato 45.251 casi in 28 Paesi, pubblicando i risultati sulla rivista scientifica Resuscitation.
La sopravvivenza media europea all’arresto cardiaco extraospedaliero si ferma al 7,5%. In Italia la percentuale scende al 6,6%, calcolata però su un campione relativamente piccolo di 4.047 casi. Questo dato, seppure limitato, conferma una difficoltà strutturale.
Il tasso di ripristino della circolazione spontanea (ROSC) in Italia è del 17%, contro il 31,2% della media europea. In termini assoluti, ciò significa che ogni anno sopravvivono 4,4 persone ogni 100.000 abitanti, rispetto al valore europeo di 4.
Sopravvivere a un arresto cardiaco: perché l’Italia mostra dati peggiori?
Secondo gli esperti dell’Italian Resuscitation Council (IRC), i numeri italiani risentono della mancanza di un registro nazionale degli arresti cardiaci. In altri Paesi europei esistono database completi che consentono di monitorare i casi, migliorare la qualità dei soccorsi e ottimizzare le procedure.
In Italia i dati sono raccolti in modo volontario e frammentato. Questo rende difficile una valutazione precisa e rallenta i progressi. La fotografia che emerge potrebbe perfino sottostimare alcune eccellenze locali, ma segnala comunque una necessità urgente di coordinamento.
Che cos’è un arresto cardiaco extraospedaliero?
L’arresto cardiaco si verifica quando il cuore smette improvvisamente di pompare sangue. Può colpire ovunque e in qualsiasi momento, senza preavviso. Quando avviene fuori da un ospedale si parla di arresto cardiaco extraospedaliero.
In Europa si registrano circa 400.000 casi l’anno, di cui 60.000 solo in Italia. Intervenire subito è essenziale: ogni minuto senza soccorsi riduce le possibilità di sopravvivenza del 10%.
Per questo motivo la catena dei soccorsi – attivazione del 112, massaggio cardiaco immediato, utilizzo del defibrillatore e arrivo dei sanitari – deve funzionare in modo rapido e coordinato.
Sopravvivere a un arresto cardiaco: qual è il ruolo dei defibrillatori?
Il defibrillatore automatico esterno (DAE) è uno strumento salvavita. Può essere usato anche da persone non mediche, seguendo le istruzioni vocali e le indicazioni degli operatori del 118.
La legge 116 del 2021 ha previsto un’app nazionale che censisse e geolocalizzasse tutti i DAE sul territorio italiano. A distanza di quattro anni, però, l’applicazione non è ancora attiva. Alcune Regioni si sono dotate di strumenti locali, ma manca un sistema unico e coordinato.
In Lombardia risultano censiti 22.674 DAE, in Piemonte 3.210, in Sardegna oltre 850. In Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Marche esistono applicazioni regionali che permettono di localizzare i dispositivi più vicini. Ma senza un database nazionale integrato con le centrali operative del 118, la diffusione resta frammentata.
Sopravvivere a un arresto cardiaco: che cosa dicono gli esperti italiani?
Andrea Scapigliati, presidente dell’Italian Resuscitation Council, spiega che la velocità è tutto. Per ogni minuto che passa senza intervento, le possibilità di sopravvivenza calano drasticamente.
Secondo Scapigliati, “avere un registro nazionale dei DAE, integrato con un’applicazione unica per tutto il territorio, permetterebbe di individuare subito dove si trovano i defibrillatori e farli arrivare in tempo utile”.
Federico Semeraro, presidente dell’European Resuscitation Council e coordinatore della ricerca in Italia, sottolinea che i risultati pongono il Servizio sanitario nazionale di fronte a una sfida. Serve investire nella formazione del personale, ottimizzare i tempi di risposta e migliorare la qualità delle manovre rianimatorie.
Sopravvivere a un arresto cardiaco: quali sono le iniziative di sensibilizzazione?
Dal 13 al 19 ottobre si terrà “VIVA! La settimana della rianimazione cardiopolmonare”, promossa da IRC con il patrocinio delle istituzioni nazionali. Ci saranno eventi gratuiti in tutta Italia: dimostrazioni pratiche, attività educative e simulazioni aperte al pubblico.
L’obiettivo è diffondere la conoscenza delle manovre salvavita, come il massaggio cardiaco e l’uso del defibrillatore. La manifestazione culminerà il 16 ottobre, con la Giornata Internazionale della Rianimazione Cardiopolmonare – World Restart A Heart Day, promossa dall’ERC.
Una tabella per confrontare Italia ed Europa
Indicatore | Media europea | Italia |
---|---|---|
Sopravvivenza arresto cardiaco extraospedaliero | 7,5% | 6,6% |
ROSC (ripristino circolazione spontanea) | 31,2% | 17% |
Sopravvissuti per 100.000 abitanti/anno | 4 | 4,4 |
Casi analizzati nello studio | 45.251 | 4.047 |
Qual è la sfida per il Servizio sanitario nazionale?
I dati italiani non devono essere interpretati come una condanna, ma come un’occasione di miglioramento. Implementare un registro nazionale e l’app dei defibrillatori, potenziare la formazione e diffondere la cultura del primo soccorso sono passi fondamentali.
Ogni cittadino può diventare parte della catena dei soccorsi. Imparare a chiamare subito il 112, iniziare il massaggio cardiaco e utilizzare un DAE può fare la differenza tra la vita e la morte.
FAQ
Quante persone sopravvivono a un arresto cardiaco in Italia?
Circa il 6,6% dei casi analizzati, contro il 7,5% della media europea.
Che cos’è il ROSC?
È il ripristino della circolazione spontanea dopo un arresto cardiaco, un indicatore importante della qualità dei soccorsi.
Perché manca un registro nazionale in Italia?
Nonostante la legge 116 del 2021 lo preveda, l’applicazione che dovrebbe censire e geolocalizzare i defibrillatori non è ancora operativa.
Qual è il ruolo dei cittadini nei soccorsi?
Fondamentale: iniziare subito le manovre di rianimazione e usare il defibrillatore in attesa dei sanitari aumenta le probabilità di sopravvivenza.
Che cos’è la settimana VIVA!?
Un’iniziativa nazionale di sensibilizzazione e formazione sulle manovre salvavita, con eventi gratuiti in tutta Italia.