Uno studio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha permesso di conoscere meglio il ruolo svolto dall’enzima definito elicasi WRN. Per prevenire danni al DNA e ridurre il rischio di tumori, è essenziale l’interazione tra il suddetto enzima, cruciale per la stabilità genomica, e la proteina RPA. Tuttavia, i meccanismi alla base di quest’interazione restano in gran parte sconosciuti. La mutazione dell’enzima WRN è responsabile della sindrome di Werner, una malattia genetica rara che accelera l’invecchiamento e aumenta la predisposizione ai tumori.
La prevalenza della sindrome di Werner varia a seconda del livello di consanguineità delle popolazioni. In Giappone, ad esempio, è compresa tra 1 caso su 20.000 e 1 caso su 40.000. In Sardegna è di 1 caso ogni 50.000, mentre negli Stati Uniti è di circa 1 su 200.000. Nelle altre popolazioni la prevalenza non è nota, ma si stima tra 1 su 380.000 e 1 su 1.000.000.
Sindrome di Werner, rara malattia genetica
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La sindrome di Werner (WS) è una rara malattia genetica caratterizzata da invecchiamento precoce e predisposizione al cancro.
Il primo segno della comparsa della patologia è la mancanza di crescita durante la pubertà, associata alla comparsa di altre significative caratteristiche:
- Perdita e ingrigimento dei capelli.
- Raucedine e cambiamenti della pelle simili alla sclerodermia.
- Cataratta a tutte e due gli occhi (bilaterale.)
- Diabete di tipo 2.
- Ipogonadismo.
- Ulcere della pelle.
- Osteoporosi.
Le persone con sindrome di Werner hanno un’aspettativa di vita ridotta (45-55 anni). La prognosi dipende dai disturbi legati all’invecchiamento presenti e dalla loro gravità. Le cause più comuni di morte sono infarto del miocardio e cancro.
Sviluppare trattamenti oncologici mirati ed efficaci
I risultati della ricerca potrebbero contribuire allo sviluppo di trattamenti oncologici più mirati ed efficaci, con un impatto significativo sulla salute umana. Potrebbero, infatti, migliorare le prospettive di cura per i pazienti con specifiche alterazioni genetiche. Come ad esempio coloro che sono privi di uno dei sistemi di riparazione del DNA: quello di “mismatch repair”.
Nello studio, i ricercatori coordinati da Pietro Pichierri e Annapaola Franchitto dell’ISS hanno in particolare analizzato il meccanismo dell’interazione tra WRN e RPA.
Grazie ad una versione mutata dell’elicasi, i ricercatori hanno individuato i siti di WRN coinvolti nel legame con RPA.
Lo studio è avvenuto in collaborazione con i colleghi dell’NIH-NIA, negli Stati Uniti. E con il supporto del servizio di proteomica del Centro Grandi Strumentazioni e Core Facilities dell’ISS diretto da Marco Crescenzi.
I risultati della ricerca saranno validati ed ampliati
Secondo i ricercatori, comprendere questi meccanismi è rilevante. Soprattutto alla luce della recente scoperta che la presenza di WRN è essenziale per la proliferazione di alcuni tipi di cellule tumorali. La perdita dell’enzima in tali cellule provoca, infatti, una mortalità selettiva.
I risultati della ricerca saranno ulteriormente validati ed ampliati. Potrebbero aprire la strada allo sviluppo di inibitori specifici dell’interazione tra WRN e RPA, da affiancare a quelli in fase di studio contro l’attività enzimatica di WRN. Si potrebbero, così, creare nuove opportunità per terapie mirate.
Lo studio è stato reso possibile grazie a fondi competitivi, nazionali e internazionali. Questi sono stati ottenuti dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e dalla Worldwide Cancer Research. Ed anche grazie ai fondi intramurali dell’ISS (Bando Ricerca Indipendente ISS 2023).
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista “Nature Communications”.