sanità in carcere

La sanità in carcere in Lombardia è in una situazione di emergenza a causa della carenza di personale. A lanciare l’allarme sono i sindacati. Nella regione ci sono circa 3.700 detenuti. Tra questi, 2.200 si trovano nelle prigioni di Milano. In media, però, ci sarebbe solo un infermiere ogni 200 detenuti per il turno di giorno, e uno ogni 600 detenuti durante la notte, con il supporto di un unico operatore socio-sanitario (Oss).

I sindacati stanno provando a fare luce sul buco nero della sanità penitenziaria. Ancora, però, non ci sono dati definitivi sulla reale situazione nelle carceri lombarde. La carenza di personale rende difficile garantire un’assistenza sanitaria adeguata ai detenuti, che spesso presentano anche problemi di salute mentale. Inoltre, aumenta il rischio di mancato rispetto delle terapie o di distribuzione di farmaci in modo improprio.

Sanità in carcere, l’incidente a San Vittore

Nelle carceri milanesi l’assistenza sanitaria è affidata all’Azienda socio-sanitaria territoriale, cui appartengono anche gli ospedali San Carlo e San Paolo. A fare scattare l’allarme è stato un episodio accaduto cinque settimane fa, quando un agente della penitenziaria di San Vittore è precipitato per due piani in una intercapedine mentre inseguiva un detenuto scappato dal bagno di una stanza per infettivi.

La questione è stata affrontata dalla Commissione Sanità e Carceri del Pirellone, che ha ascoltato la Rsu dell’Asst Santi Paolo e Carlo sulla situazione di infermieri, Oss, fisioterapisti, tecnici, assistenti sociali ed educatori che lavorano nelle prigioni del capoluogo lombardo.

La fuga dei sanitari dopo la pandemia

«Abbiamo chiesto un protocollo per gestire i pazienti reclusi che transitano in pronto soccorso e uno spazio dedicato a loro e agli agenti», ha spiegato Andrea Pinna della Fp Cgil, referente della maggioranza della Rsu dell’Asst dei Santi. Ha, quindi, spiegato che l’Asst ha in carico una popolazione di 3.726 detenuti, «pari a quella di un piccolo comune». Ci sono, infatti, i detenuti delle carceri di Bollate, San Vittore, gli ergastolani di Opera, i ragazzini del Beccaria.

Quanto al personale sanitario assegnato ai singoli istituti del Milanese, in assenza di numeri ufficiali i sindacati hanno ricostruito uno scenario drasticamente mutato dopo la pandemia a causa della carenza drammatica di sanitari, in particolare di infermieri.

Sanità in carcere, troppe problematiche

Pinna ha spiegato: «Recentemente l’assistenza alla palazzina Sai di Opera, con circa 98 pazienti più complessi, è stata esternalizzata a una cooperativa. Abbiamo personale ingaggiato con contratti atipici che lavora insieme a dipendenti della Asst con forte turnover e senza continuità».

Ha continuato: «Varrebbe poi la pena verificare la presenza e il numero di medici, per la quasi totalità liberi professionisti. Ci è stato segnalato che parrebbero esserci “fogli terapia” di taluni reclusi non aggiornati da anni». Ha, quindi ribadito: «Con un infermiere ogni duecento detenuti come può essere rispettato il protocollo di prevenzione del rischio suicidiario aggiornato dalla Regione l’anno scorso?».

In carcere un consumo esagerato di antipsicotici

Una inchiesta di Altroconsumo su quindici carceri italiane, tra le quali San Vittore e Opera, ha evidenziato come dietro le sbarre ci sia un consumo di antipsicotici cinque volte superiore a quello della popolazione generale. Alcuni sindacalisti hanno denunciato che «non è inusuale» che i consigli di disciplina affrontino casi di detenuti scoperti ad accumulare farmaci.

La consigliera regionale del Pd, Carmela Rozza, ha ribadito: «Con un infermiere ogni 200 persone, come si fa a controllare? E se succede qualcosa sarà lui o lei a risponderne, non chi l’ha mandato lì, magari per punizione, e magari è un neolaureato. Gli infermieri li dobbiamo trattenere, non farli scappare».

Sanità in carcere, le richieste dei sindacati

I sindacati dell’Asst dei Santi hanno chiesto alla Regione Lombardia «standard di accreditamento appropriati» e «contingenti minimi sotto i quali non è possibile garantire la reale somministrazione delle terapie». Ma anche: chiarezza sulle modalità di reclutamento e un finanziamento ad hoc per garantire un specifica indennità ai sanitari che lavorano in carcere.