rifiuti radioattivi

Nei giorni scorsi si è tenuto un workshop internazionale sulle attività del futuro Parco Tecnologico che sarà realizzato insieme al Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. Si tratta di una realtà che vedrà la luce nei prossimi anni. La realizzazione congiunta delle due opere è infatti prevista dal Decreto legislativo n. 31 del 2010.

L’evento era intitolato “Research plans for the Technology Park annexed to the Italian National near-surface Repository for radioactive waste” ed è stato un appumtamento molto partecipato. Si sono presentati infatti più di 50 esperti, appartenenti ai principali enti scientifici ed istituzioni. Studiosi e scienziati si sono riuniti il 20 e 21 gennaio scorso a Roma per un confronto e per approfondire lo stato dell’arte in tema di radioprotezione e di gestione dei rifiuti radioattivi.

I contributi emersi durante il workshop, saranno pubblicati in un Libro Bianco per la rivista scientifica “Il Nuovo Cimento” della Società Italiana di Fisica.

Parco Tecnologico e ricerca, esperti a confronto

Ad aprire i lavori il vice commissario Angela Bracco, ideatrice dell’evento e organizzatrice del programma scientifico in collaborazione con Annafrancesca Mariani, direttrice del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, che ha illustrato il progetto italiano; e Francesco Troiani, Direttore Sviluppo Business e Innovazione Tecnologica.

Gli esperti che hanno voluto essere presenti all’incontro, provenivano da ogni parte del mondo: tra i vari Paesi rappresentati infatti c’erano Belgio, Regno Unito, Giappone, Finlandia, Romania, Usa; oltre ai rappresentanti della Commissione Europea. Erano anche presenti, per le organizzazioni scientifiche, ISIN (Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione); ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale); ENEA (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile); INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare); CNR-INO (Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche); infine, docenti universitari e imprese del settore.

I contributi che finiranno nel Libro Bianco hanno un’alta valenza tecnica: riguardano infatti i vari filoni di ricerca che potranno essere attivati nel Parco Tecnologico. “L’obiettivo – spiega Sogin, società che si occupa del decommissioning delle centrali nucleari italiane – è renderlo un polo di ricerca italiano, di respiro internazionale, all’avanguardia nell’innovazione scientifica e tecnologica. Con questa iniziativa Sogin conferma l’impegno nell’accrescere, in sinergia con Enti nazionali e internazionali, le competenze italiane nella radioprotezione, gestione dei rifiuti, sicurezza e salvaguardia dell’ambiente“.

Rifiuti radioattivi, stoccaggio in un Deposito Nazionale

rifiuti radioattivi
Mappa dei depositi temporanei

La realizzazione del Parco Tecnologico è legata a quella di un Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi. Ad oggi sono dislocati sul territorio diversi depositi temporanei; essi si trovano principalmente presso le ex centrali nucleari dislocate in vari punti del Paese. Sogin gestisce circa 16.000 metri cubi di rifiuti radioattivi.

Il Deposito Nazionale è un’infrastruttura che sarà adibita allo stoccaggio in sicurezza dei rifiuti radioattivi e la sua realizzazione permetterà di il completamento delle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari italiani.

Che tipo di rifiuti radioattivi conterrà il Deposito?

La realizzazione delle due opere – Parco Tecnologico e Deposito Nazionale – sarà concordata con il territorio interessato. La localizzazione, la progettazione, la realizzazione e la gestione sono invece affidate alla sola Sogin.

Il Deposito Nazionale consentirà di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli delle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca. “Dei circa 95 mila metri cubi di rifiuti radioattivi che saranno conferiti al Deposito – spiega la Sogin – il 60% deriverà dall’esercizio e lo smantellamento degli impianti nucleari; mentre il restante 40% deriverà dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca“.

Al suo interno, il Deposito Nazionale conterrà circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa attività e 17 mila metri cubi di rifiuti a media ed alta attività. Tutto questo grazie a barriere ingegneristiche ed a barriere naturali poste in serie.

Resta ora da capire, però, quale sarà la sua collocazione. Essa infatti non è stata ancora stabilita. Nel frattempo, nel 2021 è stata pubblicata (con qualche anno di ritardo) la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI). Essa si basa sui requisiti che il territorio dovrà avere per ospitare il Parco Tecnologico e il Deposito Nazionale. Sono 67 le aree individuate sul territorio nazionale, ma tra queste soltanto una sarà quella scelta per ospitare il Deposito. In un video sono spiegati quali sono i criteri di localizzazione.

Fonte: www.depositonazionale.it