La ricostruzione mammaria, a seguito della mastectomia, può avere un impatto negativo sulla salute fisica e psicologica delle pazienti.
Grazie all’impianto di “seni bionici”, si delinea un futuro più roseo per le sopravvissute al tumore al seno
Ricostruzione mammaria a seguito della mastectomia: effetti avversi
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Ricostruzione. Il tumore al seno non è solo una battaglia fisica, ma spesso una prova emotiva e psicologica che influisce sulla qualità della vita post-trattamento.
Secondo le stime dell’Oms, sono più di 2,3 milioni i casi di cancro al seno che si verificano ogni anno.
Le donne affrontano la difficile decisione di sottoporsi alla mastectomia per combattere il cancro al seno o come misura preventiva.
Questo processo può salvare la vita, ma spesso lascia un’impronta indelebile sulla salute.
L’intervento può causare non solo danni ai nervi, con conseguente intorpidimento, formicolio o dolore, ma anche incidere negativamente sulla sfera sessuale e psicologica delle pazienti.
Quanto alla chirurgia ricostruttiva, sebbene la medicina stia compiendo passi da gigante, presenta tuttora numerose sfide.
Una speranza dai “seni bionici”
Oggi, nuove ricerche nel campo della medicina offrono una speranza senza precedenti.
Grazie ai recenti sviluppi della tecnica, è possibile ripristinare la sensibilità dei nervi del torace e dei capezzoli durante la ricostruzione. Ciò si deve all’impianto di “seni bionici”.
Il nuovo approccio, ancora in fase di sviluppo, ha ricevuto un finanziamento di 4 milioni di dollari dal National Institutes of Health (NIH).
Cifra che servirà per iniziare i test su otto pazienti già dal prossimo anno.
A guidare l’innovativa ricerca, la dottoressa Stacey Lindau, ginecologo e professore dell’Università di Chicago, secondo cui il progetto non è solo un passo avanti nella scienza, ma anche una risposta a una sofferenza umana profonda e spesso trascurata.
Come funzionano i seni bionici
Sotto la pelle ricostruita vengono inseriti dei sensori di pressione artificiale, che trasmettono segnali agli elettrodi impiantati sotto il braccio. Questi, stimolano i nervi intercostali, che trasmettono quindi i segnali al cervello per creare sensazioni simili a quelle naturali. Detta così, sembra semplice, ma ovviamente sono necessari ulteriori studi per perfezionare il funzionamento.
Ed è per tali motivi che un team di ingegneri sta sviluppando sensori flessibili che assomigliano al tessuto mammario, al fine di ridurre eventuali risposte immunitarie negative.
Ricostruzione bionica: un progetto nato dalla visione di Bensaia
Il progetto trae ispirazione dalla ricerca pionieristica del neuroscienziato Silman Bensmaia, Phd dell’Università di Chicago, deceduto nell’agosto del 2023, poco dopo l’annuncio del finanziamento.
Nel 2016, Bensmaia aveva immaginato di sviluppare protesi in grado di ripristinare un senso realistico del tatto. Nella sua visione futuristica, sognava di rivoluzionare la vita dei pazienti amputati o paralizzati.
Collaborando altresì con università come Pittsburgh e Case Western Reserve, il medico iniziò a ideare dei bracci protesici robotizzati, controllati dal pensiero, attraverso dei dispositivi collegati direttamente al cervello.
In pratica, trasmettendo e ricevendo segnali elettrici, i dispositivi avrebbero potuto trasformare tali segnali in impulsi agli arti protesici. L’idea sembrò buona e da qui si cercò di applicarla anche per la ricostruzione del seno.
Una soluzione che aiuta anche a livello psicologico
Oltre a donare una rinnovata sensibilità dopo la ricostruzione mammaria, il seno bionico può effettivamente aiutare le donne sotto tutti i punti di vista.
Ad evidenziarlo, sempre alcuni studi condotti dalla dottoressa Lindau, tra l’altro direttrice del Programma di Medicina Sessuale Integrativa presso l’Università di Chicago Medical Center.
La ricercatrice ha scoperto infatti che, dopo la chirurgia, non solo il benessere sessuale delle donne era stato compromesso, ma anche l’interazione sociale quotidiana.
Donare sollievo emotivo e psicologico alle pazienti è diventato dunque parte integrante del programma.
Una vasta gamma di applicazioni
L’entusiasmo per questo progetto non si ferma tuttavia alla soluzione del problema per le sopravvissute al tumore al seno. Questo approccio ha il potenziale di applicarsi a una vasta gamma di condizioni in cui la perdita di funzioni sensoriali è una sfida, aprendo nuove strade nella ricerca medica.
Il lavoro di Lindau e del suo team potrebbe portare una rinascita di speranza per molte persone che lottano con la perdita delle funzioni sensoriali?
Sicuramente il cammino è in salita, ma la fiducia nel futuro della ricerca è incrollabile.
Fonti
UChicago News