Novembre è il mese dedicato all’informazione e alla prevenzione del cancro della prostata e del testicolo. Per l’occasione, la Siu, Società Italiana di Urologia, ha presentato una campagna di informazione e sensibilizzazione sui tumori della prostata e dei testicoli.
Il dibattito si è incentrato sulla necessità di un cambiamento nella percezione che gli uomini hanno della propria salute. Non sono, tuttavia, state tralasciate le difficoltà dei clinici ad agire senza una normativa specifica che ne tuteli le scelte e le azioni. Si rischia, così, una medicina difensiva costosa e inutile riguardo questi tumori maschili.
Tumori maschili, sensibilizzare sull’importanza degli esami
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Il cancro della prostata e del testicolo sono, ancora oggi, argomenti tabù per molti uomini e la prevenzione è, spesso, trascurata. Questi i motivi dell’impegno della Siu per diffondere informazioni corrette e sensibilizzare sull’importanza di visite ed esami preventivi. Non solo, gli urologi raccomandano stili di vita salutari e anche di sostenere la ricerca per migliorare l’efficacia dei trattamenti.
«Il carcinoma prostatico è divenuto, negli ultimi dieci anni, il tumore più frequente nella popolazione maschile, con circa 36mila nuove diagnosi annue». È quanto riferito da Giuseppe Carrieri, Presidente della SIU e Ordinario di Urologia all’Università di Foggia. «Ma sebbene il 53% degli uomini dichiari di temere una diagnosi di neoplasia prostatica, solo uno su quattro ha effettuato un esame di controllo. Questo accade nonostante l’81% degli uomini sia consapevole che il tumore alla prostata sia il più diffuso».
Realizzare programmi di screening di massa
Gli urologi sono consapevoli dell’importanza della diagnosi precoce del cancro della prostata. «Intercettare questa pericolosa malattia nelle fasi iniziali vuol dire risolvere quasi sempre il problema», ha dichiarato Carrieri. «Ossia curare i pazienti e guarirli nella gran parte dei casi. Viceversa, andare dall’urologo soltanto quando compaiono i sintomi, cioè in una fase tardiva della malattia, vuol dire in qualche modo avere pochissime armi. Il tumore, a quel punto, rischia di essere già molto invasivo, difficilmente curabile e altrettanto difficilmente guaribile».
La Siu auspica che anche il tumore della prostata possa essere inserito in programmi di screening di massa. Programmi da rivolgere a quella fascia di popolazione maggiormente sensibile, ovvero tutti gli uomini di oltre 50 anni. Ciò già avviene per i tumori specifici della sfera femminile, quali il tumore della cervice uterina o il tumore della mammella. Per questi, infatti, è prevista la realizzazione di programmi di screening di massa.
Medicina difensiva, concretizzare la Legge Gelli-Bianco
Vincenzo Mirone, Responsabile della comunicazione della Siu, ha sottolineato gli aspetti più strettamente correlati a un esercizio sereno della professione. «L’Italia è l’unico Paese, insieme a Venezuela e Polonia, che prevede ancora il reato di omicidio colposo per un medico in esercizio delle sue funzioni. Ma è assurdo anche solo immaginare che un medico entri in sala operatoria con l’obiettivo di uccidere un paziente sul letto operatorio».
Nasce, dunque, la necessità, di dare finalmente concretezza a quanto già normato con la Legge Gelli-Bianco, per la quale ancora mancano molti decreti attuativi. I medici riacquisterebbero da un lato una maggiore serenità professionale e, dall’altro, un rapporto migliore con i loro pazienti.