“Precipitevolissimevolmente”, l’editoriale di Ruggero Alcanterini
Altro che destino cinico e baro, altro che combinazione negativa del caso, quello in cui siamo avvitati, sospinti, catapultati è l’immenso gorgo dell’egoismo, preceduto dal mare piatto della stupidità.
E’ per questo che rimaniamo tranquilli e beati nel ritornello del voglio vivere così, beatamente. Magari col sole in fronte sino all’attimo fuggente, al salto nell’inferno, senza ritorno. E’ inutile illuderci di trovare una soluzione, facendo di ogni erba un fascio. Dobbiamo purtroppo farci una ragione del disastro o meglio della catastrofe, cui l’intera umanità si va autocondannando, proprio per aver fatto al contrario di tutta l’erba un fascio.
Globalizzazione male assoluto
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E sì, la globalizzazione vista come una panacea per guarire i mali del mondo, si rivela diversamente come il male assoluto. Portando agli estremi della progressione geometrica fenomeni involutivi, che ormai contagiano tutto e tutti, ovunque senza salvezza.
Eppure, volendolo, si potrebbero invertire i processi che sono palesemente suicidi. La guerra tra gli uomini non è una novità, come non lo sono le motivazioni che la determinano, a volte fini a se stesse. Meramente speculative per chi di guerra vive, traendone direttamente profitto.
Parole, parole, parole, non soltanto parole… Il Pianeta è stremato dall’inquinamento antropico, con la nanoplastica ormai metabolizzata dai viventi, sino nella placenta e nel latte materno. Il ribollire metafisico di fenomeni indotti dalle nostre scellerate speculazioni s’intreccia con il degrado scientemente indotto, finanche con distruzione sistemica delle difese con fatica erette e si amplifica paradossalmente con l’uso e il riuso delle sostanze fossili, quelle che, nel privilegiarne i detentori, sono all’origine della inguaribile diaspora.
Precipitevolissimevolmente verso un orribile futuro
E’ chiaro che impedire l’alternativa dell’energia da fonti rinnovabili è il focus, il vero motivo di questa tragedia in essere. La dipendenza dal petrolio, dal gas e ancora al carbone riporta indietro di due secoli il quadro socio economico universale e rimette in gioco paradossalmente chi rischiava di perdere ruolo.
Altro che COP 27, 28, 29 per affrontare il cambiamento climatico. Quel che ci aspetta è un orribile futuro, senza nemmeno più la speranza di un paradiso perduto, ma quello della certezza di un inferno cercato e trovato, giusto in fondo all’orrido in cui stiamo piombando precipitevolissimevolmente.