Proseguono le intimidazioni al personale sanitario italiano. Nel periodo delle feste, diversi sono stati gli episodi di aggressioni a medici e infermieri verificatisi in tutta la penisola. Pochi giorni fa, è stata la volta dell’Ospedale di Avellino, dove un uomo ha minacciato tre infermieri, dicendo che sarebbe tornato con una pistola.
I professionisti della salute restano «totalmente abbandonati a se stessi, con un evidente immobilismo da parte del Governo e delle Regioni. Ma anche con un inutile e contro producente scarica barile», dichiara Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, il sindacato degli infermieri. «La Campania detiene il drammatico record di una media di oltre una aggressione al giorno tra dicembre e gennaio di quest’anno. I professionisti della salute sono oggi totalmente abbandonati a se stessi».
Minacce agli infermieri, il caso di Avellino
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Sono inaccettabili le minacce agli infermieri sul luogo di lavoro, perché l’ospedale è un luogo di cura pubblico. Qui, i professionisti della salute lottano per salvare la vita delle persone.
Quanto accaduto presso l’Ospedale Moscati di Avellino, nella notte tra il 9 e il 10 gennaio scorso, “rappresenta l’acme di un clima diventato davvero irrespirabile. E di un fenomeno che rischia di diventare incontrollabile e ingestibile, se non lo è già”, scrive in una nota, è il Nursing Up.
“Nella struttura del capoluogo irpino – prosegue la nota – in totale assenza delle forze dell’ordine, il parente di un paziente ha minacciato alcuni infermieri. Affermando che di lì a poco si sarebbe presentato al loro cospetto con una pistola”.
Una realtà molto triste. Infatti, c’è una pericolosa «mala cultura – continua De Palma – da parte della collettività, che continua ad addossare agli infermieri le responsabilità dei disagi».
I piani aziendali di prevenzione non funzionano
Secondo il Nursing Up, quanto accaduto va considerato con la massima serietà.
«Vado in auto e prendo la pistola. Poi ti faccio vedere io», sono le minacce rivolte al personale sanitario dell’ospedale di Avellino.
«Raccontano di un clima di terrore e di violenza, di rabbia inspiegabile», commenta il sindacato degli infermieri.
Il Nursing Up fa sapere, secondo la prima ricostruzione degli inquirenti, che l’uomo non fosse in possesso di armi. Ma avrebbe fatto capire di avere tutta l’intenzione di usarne una.
La Direzione Sanitaria del Moscati di Avellino ha dichiarato che «ad oggi manca un presidio fisso delle forze dell’ordine. I cosiddetti piani aziendali di prevenzione, ovvero il vademecum del Ministero della Salute per prevenire le aggressioni, sembrano non funzionare affatto».
Personale sanitario, occorre un cambiamento radicale
È evidente l’immobilismo «da parte del Governo e delle Regioni. Ci sembra chiaro – aggiunge il segretario di Nursing Up – che il piano di ripristino dei presidi delle forze dell’ordine non è ad oggi sufficiente. In secondo luogo, il tempo delle leggi che inaspriscono le pene, degli osservatori anti-violenza, dei vademecum di prevenzione è finito. Ci appare chiaro che non hanno portato ad alcun effetto.
E allora, prima che accada davvero l’irreparabile, prima che un’infermiera o un infermiere rischino davvero la vita, occorre mutare totalmente le strategie. Occorre un cambiamento radicale che coinvolga tutte le parti in causa. Le stesse aziende sanitarie non facciano vittimismo, limitandosi ad addossare le colpe al Governo e alle Regioni. Ciò perché per legge sono responsabili dell’incolumità psico-fisica degli infermieri loro dipendenti», conclude De Palma.