Un team di ricercatori internazionali, congiuntamente guidato dall’Università di Bologna e dall’Università di Sydney, ha fatto una scoperta fondamentale nel campo della oncologia pediatrica. Per la prima volta, gli studiosi hanno identificato il gene responsabile dell’insorgenza del neuroblastoma, una rara e aggressiva forma di tumore che affligge circa cento bambini sotto i tre anni in Italia ogni anno
Neuroblastoma pediatrico
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Il neuroblastoma pediatrico è un tipo di tumore raro ma particolarmente grave, che si origina dalle cellule nervose immature, chiamate neuroblasti. Queste, durante il normale sviluppo, si differenziano per formare neuroni maturi. Tuttavia, nel caso del neuroblastoma, il processo di differenziazione viene alterato e i neuroblasti non maturano correttamente, proliferando invece in modo incontrollato e formando una massa tumorale.
A livello globale, colpisce oltre mille bambini ogni anno e si manifesta principalmente nei piccoli di età inferiore ai cinque anni. Nonostante il numero relativamente esiguo di casi rispetto ad altri tumori pediatrici, la gravità della malattia è elevata. Le statistiche indicano che il è la principale causa di morte per tumore nei bambini, soprattutto nei casi più gravi, principalmente a causa delle limitate opzioni terapeutiche disponibili e dei loro pesanti effetti collaterali.
Sintomi e diagnosi del neuroblastoma
I sintomi possono variare a seconda della localizzazione e della dimensione del tumore. Tra i più comuni si trovano dolore addominale, gonfiore addominale, febbre, perdita di appetito e debolezza generale. In alcuni casi, il tumore può causare sintomi neurologici se comprime i nervi circostanti.
La diagnosi generalmente coinvolge una serie di esami diagnostici tra cui esami del sangue, imaging (come la TAC, la risonanza magnetica o la scintigrafia), e una biopsia del tessuto tumorale per confermare la presenza e la natura del tumore.
Trattamenti attuali
Attualmente, il trattamento del neuroblastoma pediatrico può includere una combinazione di chirurgia, chemioterapia, radioterapia e terapie biologiche. La chemioterapia è spesso utilizzata per ridurre le dimensioni del tumore prima dell’intervento chirurgico. La radioterapia può essere impiegata per distruggere eventuali cellule tumorali residue. Inoltre, le terapie biologiche e i trattamenti mirati stanno emergendo come potenziali opzioni per migliorare l’efficacia del trattamento.
Tuttavia, nonostante questi approcci, le terapie attuali hanno una bassa efficacia nei casi più gravi e possono causare effetti collaterali significativi.
Cosa che rende la ricerca di nuovi trattamenti e approcci terapeutici una priorità. Oggi però arriva una novità.
La nuova scoperta: il gene MYCN
Lo studio pubblicato su “Nature Communications” ha identificato un gene fondamentale per la formazione del neuroblastoma già durante le fasi embrionali e fetali dello sviluppo. Questo gene, MYCN, è essenziale per l’inizio del processo tumorale e potrebbe rappresentare un potenziale bersaglio terapeutico per lo sviluppo di nuovi farmaci.
«La nostra analisi ha individuato per la prima volta la funzione di un particolare gene, indispensabile non solo per la nascita del neuroblastoma, ma anche per lo sviluppo di questo tumore pediatrico». A spiegarlo, Giovanni Perini, professore al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna e uno dei coordinatori dello studio.
Questi risultati sono di grande rilevanza, poiché aprono la strada a nuovi approcci terapeutici e migliorano la nostra comprensione della malattia.
Perini continua, «La precocità temporale con cui il tumore si manifesta nel bambino lascia pensare che il tumore inizi a formarsi quando il bambino è ancora in grembo». Tuttavia, fino ad ora, non erano chiare le condizioni genetico-molecolari che spingono il gene MYCN ad avviare il processo di formazione del tumore, e non si sapeva se altri geni fossero coinvolti.
Dettagli dello studio
Per approfondire le origini del neuroblastoma, i ricercatori hanno utilizzato un modello animale che esprime alti livelli del gene MYCN, simile al tumore umano. Questo modello ha permesso di simulare lo sviluppo del neuroblastoma in modo più accurato. Attraverso uno screening sistematico, sono stati inattivati oltre 2.000 geni per determinare il loro possibile ruolo nello sviluppo del tumore.
Dopo numerosi tentativi, i ricercatori hanno isolato il gene RUNX1T1, il cui ruolo è risultata cruciale. Giorgio Milazzo, ricercatore al Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna, afferma: «Una mutazione inattivante nel gene RUNX1T1 è sufficiente ad impedire a MYCN di iniziare il processo tumorale». Questo significa che il gene RUNX1T1 gioca un ruolo fondamentale nel controllo dell’attività di MYCN, che è essenziale per l’insorgenza del tumore.
Il ruolo di RUNX1T1 nella genesi del tumore
«A partire da questa scoperta, i nostri studi hanno permesso di dimostrare che già durante lo sviluppo embrionale il gene RUNX1T1 funziona come repressore della trascrizione genica e collabora attivamente con MYCN nell’impedire l’espressione di quei geni necessari per il differenziamento neuronale e nel promuovere al contrario la proliferazione incontrollata delle cellule». In altre parole, RUNX1T1 e MYCN lavorano insieme per bloccare la maturazione normale delle cellule nervose e favorire la crescita tumorale.
Implicazioni terapeutiche
Questa scoperta apre la strada a nuove strategie terapeutiche. Se RUNX1T1 può essere mirato con farmaci specifici, è possibile interrompere il meccanismo che porta alla formazione del neuroblastoma. I farmaci in grado di disattivare l’azione di RUNX1T1 potrebbero quindi rappresentare una nuova frontiera nel trattamento del neuroblastoma pediatrico, offrendo speranza per una cura più efficace e mirata.
In sintesi, la ricerca ha identificato RUNX1T1 come un potenziale bersaglio terapeutico, offrendo nuove possibilità per combattere il neuroblastoma e migliorare le prospettive di trattamento per i bambini affetti da questa malattia devastante.