I potenziali effetti sulla salute umana delle microplastiche devono essere affrontati promuovendo la prevenzione sanitaria. Non solo, è necessario limitarne la diffusione che significa anche tutelare gli ecosistemi.
Secondo i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il fenomeno microplastiche negli ambienti acquatici richiede politiche integrate che prevedano una gestione sostenibile dei rifiuti. Fondamentale favorire, dunque, il riciclo, la riduzione dell’uso di plastiche monouso e gli investimenti in tecnologie per la depurazione e il recupero.
Da emergenza ambientale a problema di salute pubblica
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Tra gli effetti delle microplastiche sulla salute si ipotizzano rischi legati all’ingestione di particelle attraverso la rete trofica. Ed anche al bioaccumulo di sostanze chimiche ad esse associate. Il bioaccumulo è il processo attraverso il quale una sostanza si accumula progressivamente nei tessuti di un organismo vivente. Ciò in quantità superiori a quelle presenti nell’ambiente circostante: acqua, suolo o cibo.
Secondo i ricercatori ISS, l’inquinamento da microplastiche, anche se nasce come emergenza ambientale, ha ormai assunto rilevanza diretta sul piano della salute pubblica. Il monitoraggio, quindi, deve essere parte integrante di una strategia più ampia che includa:
- Politiche per ridurre la produzione di plastica.
- Rafforzamento delle infrastrutture di riciclo.
- Promozione di una gestione sostenibile dei rifiuti.
Solo così sarà possibile tutelare in modo duraturo gli ecosistemi acquatici e mitigare i rischi sanitari associati all’esposizione diretta e indiretta alle microplastiche.
La gestione delle microplastiche nelle politiche sanitarie
La gestione del fenomeno delle microplastiche deve essere considerata un elemento strutturale delle politiche di sanità ambientale.
Affrontare la diffusione delle microplastiche significa non solo tutelare gli ecosistemi, ma anche promuovere la prevenzione sanitaria, anticipando i potenziali effetti sulla salute umana. E contribuendo alla costruzione di un sistema più sicuro e sostenibile per le generazioni future.
Negli ultimi decenni, la produzione globale di plastica è aumentata esponenzialmente, superando i 400 milioni di tonnellate all’anno. Le previsioni indicano, inoltre, un ulteriore incremento nei prossimi anni. Tuttavia, solo una frazione di questa plastica viene effettivamente riciclata o smaltita in modo adeguato. L’eccesso produttivo, non accompagnato da strategie efficaci di gestione del fine vita, sia su scala locale che globale, contribuisce all’accumulo e alla dispersione della plastica nell’ambiente. In particolare all’ambiente acquatico, dove si degrada lentamente trasformandosi in microplastiche.
Contrastare la diffusione delle microplastiche
Come contrastare la diffusione delle microplastiche? Innanzitutto con la promozione del riciclo, con la riduzione dell’uso e infine con gli investimenti tecnologici.
È necessario un impegno concreto per una gestione sostenibile dei rifiuti attraverso la riduzione dell’uso di plastiche monouso. Urgono investimenti in tecnologie per la depurazione e il recupero. Parallelamente, è fondamentale guidare azioni politiche incisive, capaci di definire priorità, regolare comportamenti e orientare le filiere produttive verso modelli più sostenibili.
I rischi per l’uomo e per l’ambiente
La plastica non è biodegradabile e finisce quasi sempre dispersa nell’ambiente, da cui passa nel cibo, nell’acqua e infine nel corpo umano.
I rischi per la salute sono immaginabili. Infatti, le microplastiche possono causare infiammazioni e infertilità, insorgenza precoce della pubertà, obesità e diabete. Sembra anche che siano responsabili del tumore ai polmoni.