Le malattie reumatologiche rare sono patologie poco conosciute, ma con un forte impatto sulla qualità di vita dei pazienti. Nonostante siano individualmente poco frequenti, la loro diagnosi tardiva e la complessità terapeutica rappresentano una sfida significativa per la medicina.
Il prossimo 26 febbraio si celebrerà la Giornata Mondiale delle Malattie Rare. In questa occasione, la Fondazione Italiana per la Ricerca in Reumatologia (FIRA) accenderà i riflettori su questo gruppo eterogeneo di patologie. Si tratta di malattie che colpiscono persone di tutte le età, spesso con una base autoimmune o auto-infiammatoria.
Ad oggi, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ne riconosce circa 30 con esenzione, ma alcune non rientrano ancora nei protocolli nazionali. In questo modo, si rende difficile l’accesso a diagnosi e cure tempestive.
Le categorie principali delle malattie reumatologiche rare
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Le malattie reumatologiche rare si possono raggruppare nelle seguenti categorie principali.
- Connettiviti: includono patologie come la Sclerosi Sistemica, caratterizzata da indurimento della pelle e compromissione degli organi vitali. E le Miositi, che colpiscono i muscoli causando debolezza e dolore.
- Vasculiti: comprendono l’Arterite Giganto-Cellulare che colpisce le arterie di medio e grande calibro causando mal di testa, disturbi visivi con rischio di cecità e dolore mandibolare. E le vasculiti ANCA-associate, che determinano infiammazione dei vasi sanguigni con effetti su più organi, oltre alla malattia di Behçet.
- Malattie auto-infiammatorie: caratterizzate da un’infiammazione sistemica persistente, includono la malattia di Still, le Febbri Ereditarie Periodiche e la sindrome di VEXAS. Quest’ultima è stata scoperta nel 2021 grazie all’identificazione di un marcatore biologico, per la quale ancora si cerca una terapia efficace.
La diagnosi richiede un approccio multidisciplinare
Queste patologie hanno una base genetica e meccanismi immuno-mediati che determinano un’infiammazione cronica con danno progressivo a diversi organi.
I sintomi iniziali possono essere aspecifici, come febbre persistente, affaticamento, perdita di peso, rendendo spesso difficile una diagnosi tempestiva.
«La diagnosi delle malattie reumatologiche rare è complessa e richiede un approccio multidisciplinare». Lo afferma Matteo Piga, professore associato di Reumatologia – Università degli Studi di Cagliari. «Gli strumenti diagnostici comprendono test sierologici, imaging avanzato (risonanza magnetica, capillaroscopia) e, in alcuni casi, biopsie tissutali. Tuttavia, la somiglianza dei sintomi con altre patologie più comuni può ritardare la diagnosi, influenzando negativamente la prognosi».
Terapie con corticosteroidi e immunosoppressori
Dal punto di vista terapeutico, il trattamento si basa su corticosteroidi e immunosoppressori.
Negli ultimi anni si sono sviluppate terapie innovative: gli inibitori della interleuchina IL-1 nella malattia di Still e gli inibitori dell’IL-5 nella Granulomatosi Eosinofila con Poliangioite.
Tuttavia, la gestione di queste patologie richiede un monitoraggio specialistico continuo per valutare l’efficacia delle terapie e prevenire complicanze.
Oltre alle difficoltà cliniche, le malattie reumatologiche rare hanno un impatto significativo sulla qualità di vita dei pazienti. Limitano la loro autonomia e influenzano la sfera lavorativa e sociale.
La scarsa conoscenza di queste patologie, anche all’interno della comunità medica, ostacola una presa in carico tempestiva e appropriata.
È, oggi, fondamentale investire nella ricerca per sviluppare nuove terapie mirate. Solo attraverso una diagnosi precoce, l’innovazione terapeutica e un approccio multidisciplinare sarà possibile migliorare la prognosi e la qualità di vita dei pazienti.