L’istituzione del Registro Unico delle Associazioni della Salute (RUAS) rappresenta una svolta nella partecipazione del Terzo Settore ai processi decisionali in ambito sanitario. Tuttavia, i criteri restrittivi previsti rischiano di escludere le associazioni di pazienti con malattie rare

Il Registro RUAS: un’opportunità limitata per le malattie rare

L’istituzione del Registro Unico delle Associazioni della Salute (RUAS) rappresenta una svolta nella partecipazione del Terzo Settore ai processi decisionali in ambito sanitario

Con la Legge di Bilancio 2025, il governo italiano ha introdotto il Registro Unico delle Associazioni della Salute (RUAS), uno strumento volto a censire e organizzare gli enti del Terzo Settore attivi in ambito sanitario, suddividendoli per aree tematiche. Questo registro mira a garantire che le associazioni partecipino ai processi decisionali del Ministero della Salute e della Commissione Scientifica ed Economica (CSE) dell’AIFA.

Tuttavia, uno dei criteri di adesione – l’obbligo di essere costituiti da almeno 10 anni – ha sollevato preoccupazioni tra le associazioni che rappresentano pazienti con malattie rare.

Secondo l’InPAGS Network, tale requisito rischia di generare disparità, escludendo realtà più recenti che, sebbene “giovani”, svolgono un ruolo fondamentale nel rappresentare bisogni complessi e spesso trascurati.

Le malattie rare: una sfida unica e crescente

Le malattie rare comprendono un gruppo eterogeneo di patologie che colpiscono un numero limitato di persone rispetto alla popolazione generale. In Europa, una malattia è considerata rara se colpisce meno di 1 persona su 2.000. Attualmente, si stima che esistano tra 6.000 e 8.000 malattie rare, molte delle quali di origine genetica.

Secondo Orphanet, piattaforma internazionale di riferimento per le malattie rare, circa 30 milioni di persone in Europa convivono con una di queste patologie.

In Italia, invece, i pazienti sono stimati tra 1,5 e 2 milioni. Nonostante questi numeri significativi, la diagnosi resta una sfida: molte di queste patologie non sono ben conosciute e richiedono anni per essere identificate.

L’importanza delle associazioni per i pazienti con malattie rare

Le associazioni dedicate alle malattie rare nascono spesso dall’iniziativa di pazienti e famiglie che, di fronte a una diagnosi tardiva e a un accesso limitato alle cure, decidono di agire per colmare un vuoto di assistenza e informazione. Negli ultimi anni, grazie ai progressi nella ricerca scientifica, è stato possibile diagnosticare un numero crescente di patologie rare, portando alla creazione di nuove organizzazioni.

Tuttavia, queste associazioni si trovano spesso a confrontarsi con ostacoli significativi.

Su tutti, la mancanza di fondi e la difficoltà di accedere ai processi decisionali pubblici. Secondo l’InPAGS Network, l’esclusione delle associazioni più “giovani” dal RUAS rappresenta un ulteriore svantaggio per un settore già vulnerabile.

Criteri di adesione troppo restrittivi

L’obbligo di essere costituiti da almeno 10 anni è stato definito dal legislatore per garantire esperienza e stabilità tra le organizzazioni iscritte al RUAS. Tuttavia, nel contesto delle malattie rare, tale criterio appare inappropriato. Molte associazioni sono nate negli ultimi cinque anni, periodo in cui i progressi scientifici hanno reso possibile diagnosticare nuove patologie e mobilitare pazienti e famiglie.

Queste associazioni, pur essendo più recenti, svolgono un ruolo cruciale nel rappresentare i bisogni specifici di chi vive con una malattia rara. Come sottolinea Francesco Macchia, managing director di Rarelab, “il contributo delle associazioni giovani è essenziale per comprendere l’impatto reale delle malattie rare sulla vita delle persone e per migliorare il processo regolatorio dei farmaci.”

Il contributo delle associazioni nei processi decisionali

Le associazioni di pazienti non sono più semplici destinatari delle decisioni politiche, ma attori sempre più rilevanti nei processi di regolamentazione sanitaria. Il loro coinvolgimento è fondamentale per garantire che le terapie approvate rispondano alle esigenze reali dei pazienti.

Un esempio di questa evoluzione è l’InPAGS Network, che ha presentato proposte dettagliate per definire criteri inclusivi di accreditamento delle associazioni di pazienti nei processi regolatori. Tali proposte evidenziano l’importanza di coinvolgere le organizzazioni di pazienti in ogni fase del processo, dalla ricerca allo sviluppo e alla distribuzione dei farmaci.

Il futuro della rappresentanza dei pazienti

L’inclusione delle associazioni di pazienti nel RUAS rappresenta un’opportunità per migliorare la governance sanitaria, ma affinché questo obiettivo si realizzi, è necessario che i criteri di adesione siano rivisti. Come evidenziato nella lettera firmata da 43 associazioni, è fondamentale adottare un approccio inclusivo che tenga conto delle peculiarità delle malattie rare e delle difficoltà affrontate da chi le rappresenta.

Inoltre, è essenziale investire in iniziative che promuovano la consapevolezza sulle malattie rare e in programmi di formazione per i rappresentanti delle associazioni. Solo così sarà possibile garantire una partecipazione equa e significativa ai processi decisionali, migliorando l’accesso alle cure e la qualità della vita dei pazienti.