Uno studio svolto dai ricercatori dell’Università di Notre Dame di South Bend, Indiana, ha spiegato le dinamiche dell’ottimismo nelle persone di mezza età.
Il cuore di questa ricerca risiede nel delicato trade-off della memoria emotiva. Scopriamo cosa è emerso dal singolare esperimento pubblicato su Frontiers in Behavioral Neuroscience
Le dinamiche dell’ottimismo nella “seconda giovinezza”
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Per capire da dove derivi l’ottimismo delle persone di mezza età, i partecipanti hanno osservato una serie di scene, ognuna portatrice di un carico emotivo unico.
Dall’inquietante visione di un serpente minaccioso a un affettuoso gattino su un morbido letto, fino alla banalità di un bollitore posato su un fornello.
Durante la fase di codifica, i partecipanti hanno valutato la valenza emotiva e il livello di eccitazione di ciascuna scena.
Successivamente, nella fase di riconoscimento, hanno dovuto discernere la valenza dei sentimenti.
E qui è emerso un pattern intrigante.
Le persone di mezza età, hanno dimostrato un precoce spostamento verso un atteggiamento più positivo.
I ricordi emotivi positivi sono stati ricordati più chiaramente e accuratamente rispetto a quelli negativi, suggerendo che una sorta di “ottimismo precoce” permea la psiche umana in questa fase della vita.
Lo studio spiega i motivi dell’ottimismo in età avanzata
Secondo lo studio, i giovani adulti, intrappolati spesso nel vortice delle sfide quotidiane, tendono a concentrarsi sui lati oscuri della vita, ricordando con più facilità gli eventi negativi e interpretando le informazioni in una luce cupa.
Ma cosa accade mentre il tempo scivola via e le rughe della vita cominciano a solcare il volto? Gli anziani, nonostante i segni del tempo impressi nella loro carne, sembrano abbracciare una nuova prospettiva. Danno cioè priorità alle gioie e alle esperienze positive nonostante le sfide dell’età avanzata.
Ma cosa significa tutto ciò per il nostro viaggio attraverso l’esistenza umana?
Significa che la mente umana, con la sua sorprendente flessibilità e resilienza, si orienta naturalmente verso l’ottimismo, anche quando il cammino sembra essere un’ardua salita.
Nuovi sorprendenti dettagli
A dire il vero, precedenti studi avevano offerto uno sguardo penetrante sulle sfumature della mente, svelando che gli anziani tendono a vedere il mondo con occhi più rosei rispetto ai più giovani.
Ma ciò che emerge da questa ricerca è qualcosa di ancora più sorprendente.
I cambiamenti verso una maggiore positività potrebbero iniziare molto prima di quanto precedentemente ipotizzato, proprio durante la fase della mezza età.
Ma quali sono le cause di questo fenomeno? Gli esperti ipotizzano che sia il risultato di una combinazione complessa di fattori, tra cui cambiamenti neurologici, esperienze di vita e maturazione emotiva. Tuttavia, una cosa è certa: questa scoperta apre la porta a un nuovo capitolo nella nostra comprensione della mente umana e del suo straordinario potenziale di adattamento.
«Mentre gli adulti più giovani hanno maggiori probabilità di prestare attenzione, elaborare e ricordare le informazioni negative rispetto a quelle positive, gli anziani sani mostrano un modello comportamentale opposto».
A dichiararlo, Xinran Niu, Mia F. Utayde e colleghi nell’articolo “Lo studio attuale valuta quando, esattamente, inizia questo cambiamento di positività e come influenza le prestazioni della memoria per informazioni positive, negative e neutre”.
Ma vediamo come sono stati condotti gli esperimenti.
Alla ricerca del segreto dell’ottimismo: gli esperimenti
I 274 partecipanti, ognuno con il proprio bagaglio di esperienze di vita, sono stati classificati in gruppi di mezza età (35-47 anni), di mezza età avanzata (48-58 anni) e adulti più anziani (oltre i 59 anni).
Poi sono iniziati gli esperimenti, una sorta di sfida di memoria emotiva.
Settantadue scene uniche, ciascuna un mondo a sé stante, sono apparse davanti agli occhi scrutatori degli esploratori, proiettate sullo schermo per soli cinque secondi.
Cosa contenevano queste scene? Ventiquattro erano pregne di negatività, altre ventiquattro esprimevano di positività e altre ventiquattro erano neutre.
Ed è qui che è iniziata la vera sfida.
Dopo aver assorbito ogni scena, i partecipanti sono stati chiamati a valutare la valenza emotiva e l’eccitazione di ciò che avevano visto, su una scala da 1 a 7. Da “molto negativo” a “molto positivo“, ogni numero rappresentava una finestra sulla loro percezione del mondo.
La notte porta consiglio
«Dopo 12 ore tra una notte di sonno e una giornata di veglia, i partecipanti hanno completato un test di memoria inaspettato, durante il quale sono stati mostrati oggetti e sfondi separatamente. Hanno quindi indicato se la componente della scena era la “stessa”,” simile “o” nuova ” rispetto a ciò che avevano visto durante la sessione di studio».
«Abbiamo scoperto che sia gli adulti di mezza età sia quelli più anziani valutavano le scene positive e neutre in modo più positivo rispetto agli adulti di mezza età. Tuttavia, solo gli adulti più anziani mostravano una memoria migliore per gli oggetti positivi rispetto agli oggetti negativi, e un maggiore scambio di memoria positiva».
Cosa significa?
«Significa cioè ricordare oggetti positivi a scapito degli sfondi neutri associati, rispetto a una grandezza di compromesso della memoria negativa (cioè ricordare oggetti negativi a scapito degli sfondi neutri associati)». Questo il commento degli studiosi.
Una conferma delle intuizioni
«I nostri risultati supportano l’effetto di positività legato all’età nella memoria attraverso un ritardo di consolidamento relativamente lungo (circa 12 ore)».
Questa la conclusione dei ricercatori.
«Inoltre, forniamo prove ben consolidate che, mentre uno spostamento verso l’elaborazione positiva emerge nella mezza età, il bias di positività nella memoria potrebbe non emergere fino all’età adulta. Gli sforzi per comprendere ulteriormente questi effetti di positività legati all’età, i loro meccanismi, le condizioni al contorno, e l’impatto sull’elaborazione cognitiva ed emotiva sarà importante se vogliamo comprendere e promuovere meglio il benessere mentale e il funzionamento cognitivo negli adulti che invecchiano».
Fonte
Xinran Niu et al, Effetto positività legato all’età nel consolidamento della memoria emotiva dalla mezza età alla tarda età adulta, Frontiers in Behavioral Neuroscience (2024)