La morte negli occhi. Potrebbe sembrare il titolo di un thriller psicologico, ma la realtà è ancora più sorprendente e, in un certo senso, inquietante. Sì, perché secondo una recente scoperta scientifica, gli occhi potrebbero rivelare molto più di quanto immaginiamo sul nostro destino. Una semplice scansione del bulbo oculare, rapida e indolore, potrebbe un giorno essere il mezzo attraverso cui i medici identificheranno coloro che invecchiano prematuramente e sono a rischio di mortalità precoce. In altre parole, la chiave per la nostra longevità potrebbe essere nascosta proprio dietro lo sguardo
La morte si avvicina? Ce lo dicono gli occhi
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Morte. Invecchiare è un processo inevitabile per ognuno di noi, ma ciò che può sorprenderci è quanto esso possa differire da persona a persona.
Ebbene, guardare la profondità degli occhi di una persona, potrebbe rivelare molto più di quanto possiamo immaginare sulla sua vera età biologica.
Anche se può sembrare fantascienza, a spiegarcelo è una scoperta scientifica del 2022, degna di “2001: Odissea nello spazio”.
Addentriamoci nel mistero.
I ricercatori hanno svelato un modello di apprendimento automatico che ha imparato a predire gli anni di vita di una persona semplicemente esaminando la retina, il delicato tessuto situato nella parte posteriore dell’occhio. Un’idea rivoluzionaria, certo, ma quanto è accurata questa tecnologia?
L’algoritmo della morte
Ebbene, i risultati sono sbalorditivi. L’algoritmo si è dimostrato così preciso da predire l’età di quasi 47mila adulti di mezza età e anziani nel Regno Unito entro una finestra di soli 3,5 anni. Ma qui arriva la parte davvero sorprendente…Poco più di un decennio dopo che queste retine sono state scansionate, 1.871 individui erano passati a miglior vita, e coloro le cui retine sembravano più datate, avevano maggiori probabilità di trovarsi in questo triste elenco.
Prendiamo ad esempio un dato. Se l’algoritmo prevedeva che la retina di una persona fosse più vecchia di un anno rispetto alla sua età effettiva, il rischio di morte per qualsiasi causa nei successivi 11 anni aumentava del 2%. E non finisce qui. Il rischio di morte per cause diverse da malattie cardiovascolari o cancro è addirittura aumentato del 3%.
Uno sguardo al futuro: la retina come indicatore della longevità
Ovviamente, è importante sottolineare che i risultati di questo studio sono puramente osservativi. Il che significa che al momento non abbiamo ancora una chiara comprensione di ciò che sta alla base di questa relazione a livello biologico.
Tuttavia, questi risultati supportano in modo convincente l’idea che la retina sia un tessuto altamente sensibile ai danni dell’invecchiamento. Considerando che questo delicato tessuto ospita sia vasi sanguigni sia nervi, potrebbe rivelarsi una fonte preziosa di informazioni sulla salute vascolare e cerebrale di un individuo.
Ricerche precedenti avevano suggerito che le cellule nella parte posteriore dell’occhio umano potrebbero essere indicative dell’insorgenza di malattie cardiovascolari, renali e altri segni di invecchiamento. Tuttavia, questo studio è stato il primo a presentare il concetto del “divario di età retinale” come un forte predittore della mortalità nel suo complesso.
Gli autori dello studio spiegano che l’associazione significativa tra il divario di età della retina e la mortalità non legata al sistema cardiovascolare o al cancro, insieme alla crescente evidenza del collegamento tra occhio e cervello, suggerisce che la retina potrebbe fungere da “finestra” sulle malattie neurologiche.
È interessante notare che, sebbene solo un piccolo numero di persone nello studio sia morto a causa di demenza, gli autori non sono stati in grado di stabilire un legame diretto tra questo disturbo cerebrale e la salute della retina.
Inoltre, evidenziano che, grazie ai progressi della medicina, i decessi correlati al sistema cardiovascolare sono diminuiti nel corso degli anni, poiché siamo in grado di prevenire molti degli eventi fatali che un tempo erano comuni.
E uno sguardo al passato
«Gli studi precedenti supportano l’ipotesi che la retina giochi un ruolo significativo nel processo di invecchiamento ed è sensibile ai danni accumulati nel tempo, aumentando così il rischio di mortalità». Questa la conclusione degli autori dello studio.
Al contrario, altri metodi di previsione dell’età biologica, come il neuroimaging, l’orologio della metilazione del DNA e l’orologio dell’invecchiamento del trascrittoma, non raggiungono lo stesso grado di precisione riscontrato nel divario di età della retina. Inoltre, tali metodologie possono essere costose, richiedere molto tempo e comportare un certo grado di invasività.
La peculiarità della retina risiede nella sua accessibilità e nella rapidità con cui può essere esaminata. Il che la rende estremamente attraente per la ricerca e la pratica clinica. Una scansione della retina può essere infatti completata in meno di 5 minuti.
Se riuscissimo a comprendere meglio il legame tra la retina e il resto del corpo, i medici potrebbero avere a disposizione uno strumento diagnostico senza precedenti, in grado di offrire preziose informazioni sulla salute e sulla longevità di un individuo.
Fonte
British Journal of Ophthalmology