Il sonno è fondamentale per diverse funzioni vitali e molti sono stati gli studiosi che lo hanno ampiamente indagato. Al contrario, la fase di inizio del sonno (SOP), spesso descritta come un mero preludio al sonno, è stata trascurata e rimane poco conosciuta.

Recenti scoperte pubblicate su Cell Press, tuttavia, hanno riacceso l’interesse per questo periodo di transizione e hanno fatto luce sui suoi meccanismi, sulle dinamiche cognitive e sulle implicazioni cliniche.

Nell’intervallo tra la veglia e il sonno esiste una zona grigia durante la quale si verificano cambiamenti complessi e dinamici. L’attività cerebrale rallenta, i muscoli si rilassano, la frequenza cardiaca si abbassa, la coscienza e la reattività all’ambiente fluttuano ed emergono ricche esperienze percettive.

Il passaggio dalla veglia al sonno non è né un “tutto o niente” né un fenomeno lineare. È un periodo specifico caratterizzato da fluttuazioni tra vari modelli con elevata variabilità inter e intraindividuale.

SOP, quell’interazione tra le fonti di informazione

Durante la SOP, c’è un’intricata interazione tra le fonti di informazione interne ed esterne che alimentano l’elaborazione neurocognitiva. Gli individui possono ancora rispondere ad alcuni stimoli esterni pur avendo esperienze oniriche.

Capire come gli esseri umani si addormentano ha implicazioni di vasta portata per la salute, la sicurezza pubblica e le prestazioni cognitive. In effetti, questa fase di transizione pone le basi per i processi fisiologici e cognitivi essenziali che si verificano nel sonno successivo. Processi che vanno dalla riparazione dei tessuti al consolidamento della memoria.

Comprendere la POS è fondamentale anche date le conseguenze disastrose della sonnolenza per la sicurezza stradale. E l’elevata prevalenza di disturbi del sonno nella popolazione generale (ad esempio, insonnia e disturbi di ipersonnolenza).  

Sebbene la via d’accesso al sonno sia ancora da indagare, recenti studi hanno fornito nuove informazioni sui suoi meccanismi e sulle sue implicazioni cliniche.

Sonno, uno stato reversibile di minima reattività

L’inizio del sonno non può essere definito semplicemente come “il momento in cui ci si addormenta”. Addormentarsi non è un processo discreto come premere un interruttore, in cui la veglia si spegne improvvisamente e contemporaneamente si attiva il sonno.

L’addormentarsi è invece un processo continuo e dinamico che dura diversi minuti e comprende una serie di stati metastabili che vanno dalla veglia tranquilla al sonno consolidato. Questo processo è denominato SOP.

Gli scienziati hanno definito il sonno come uno stato reversibile di minima reattività. Negli esseri umani, gli stadi di veglia e di sonno sono determinati in base a criteri fisiologici secondo regole di punteggio concordate. Queste regole si basano sul monitoraggio simultaneo dell’attività cerebrale mediante elettroencefalografia (EEG).

Circa un terzo della popolazione soffre di difficoltà ad addormentarsi. Una migliore comprensione della SOP potrebbe aiutare a identificare i marcatori chiave per la diagnosi e il trattamento di questi disturbi.

Considerazioni conclusive e prospettive future

Addormentarsi è un processo complesso e dinamico che presenta stati distinti e metastabili.

L’attuale classificazione standard sonno/veglia si basa su misure elettrofisiologiche relativamente grossolane. E quindi non sono in grado di rilevare le sottili variazioni nella dinamica cerebrale che si verificano durante la SOP, sia nello spazio che nel tempo.

Tuttavia, nuovi approcci metodologici e concettuali hanno fatto avanzare la comprensione attuale del SOP.

I potenziali benefici per la società derivanti da una valutazione SOP più raffinata sono notevoli perché numerosi individui si addormentano troppo velocemente o troppo lentamente.

Inoltre, prove crescenti mostrano che la SOP potrebbe avere un ruolo unico in diversi processi, tra cui il recupero cognitivo, l’elaborazione della memoria e la creatività. Saranno necessarie ricerche future per convalidare questi risultati.

Fonte: Cell Press