ictus

L’ictus è una delle principali cause di morte e disabilità in Europa e nel mondo. In Italia, nel 2020, ha provocato il 7,7% dei decessi totali. L’anno scorso, nel nostro Paese, si sono verificati 76.890 ricoveri per ictus acuto emorragico o ischemico. Ben 57.631 persone – 23.139 uomini e 34.492 donne – sono morte a causa di malattie cerebrovascolari. Eppure, fanno sapere gli esperti, il 90% dei casi potrebbe essere prevenuto.

Che cosa è l’ictus e come si manifesta?

L’ictus è una malattia cerebrovascolare acuta causata dall’improvvisa ostruzione da parte di un trombo o di un embolo (ictus ischemico) oppure dalla rottura (ictus emorragico) di un vaso sanguigno che irrora l’encefalo. La mortalità è di circa il 20-30% a 30 giorni dall’evento, e del 40-50% a distanza di un anno. Il 75% dei pazienti sopravvissuti presenta qualche forma di disabilità, nella metà dei casi non sono più autosufficienti. Il rischio di ictus aumenta con l’età, soprattutto dopo i 55 anni.

È la seconda causa di morte al mondo

A livello globale, nel 2019, l’ictus ha causato 6,55 milioni di morti, risultando la seconda causa di morte dopo la cardiopatia ischemica. Ha avuto una incidenza di 12,2 milioni di casi e una prevalenza di 101 milioni di casi. La forma più comune è quella ischemica, responsabile di 3,29 milioni di morti. Seguono l’emorragia intracerebrale, con 2,89 milioni di morti, e l’emorragia subaracnoidea, con circa 373 mila morti.

Secondo i dati dello European Cardiovascular Disease Statistics, in Europa l’ictus è la seconda causa di morte, con 405.000 decessi negli uomini e 583.000 nelle donne. Comunque la si guardi, sono numeri che fanno paura.

Ictus, l’arma più efficace è la prevenzione

Secondo la World stroke organization una persona su quattro avrà un ictus nel corso della vita. Eppure, quasi tutti gli ictus possono essere prevenuti. Infatti, grazie al miglioramento dell’efficacia delle misure preventive, terapeutiche e assistenziali dell’ictus e dei correlati fattori di rischio, negli ultimi decenni si è osservata una progressiva riduzione dell’incidenza e della mortalità per malattie cerebrovascolari.

A questo risultato hanno contribuito anche la diffusione su tutto il territorio nazionale dei Centri Ictus, o Stroke Unit. Il ministero della Salute ribadisce che la prevenzione rappresenta l’arma più efficace per ridurre i casi di ictus.

No al fumo, sì a una dieta sana ed equilibrata

Il primo passo è conoscere i propri fattori di rischio e intervenire su quelli modificabili. Tra questi: adottare e mantenere uno stile di vita salutare. Non fumare, evitare il consumo di alcol, praticare regolarmente attività fisica. Seguire una sana alimentazione, varia ed equilibrata, prediligendo il consumo di frutta, verdura, cereali integrali e pesce e limitando l’assunzione di sale, carne rossa, grassi di origine animale e zuccheri. Mantenere un peso corporeo ottimale.

È, poi, importante l’identificazione precoce e adeguata gestione di eventuali fattori di rischio individuali, come ipertensione arteriosa, dislipidemie, diabete mellito, fibrillazione atriale, cardiopatie e vasculopatie.

Ictus, cosa fare se si manifestano i sintomi

L’ictus è una malattia che dipende dal tempo: più presto si agisce e più si salvano le cellule del cervello, favorendo una migliore guarigione. I trattamenti che ripristinano il flusso sanguigno nel cervello sono più efficaci se applicati entro 5-6 ore dall’inizio dei sintomi.

Quindi, se si avvertono uno o più sintomi tipici dell’ictus, bisogna chiamare subito il 112 o il 118 per essere portati d’urgenza al Pronto Soccorso di un ospedale dove è presente una Stroke Unit. Non bisogna aspettare che i sintomi passino da soli. No a chiamare il medico di famiglia o la guardia medica. Soprattutto, non bisogna correre al pronto soccorso con mezzi propri, per non rischiare di arrivare in un ospedale dove non c’è una Stroke Unit. Ecco i sintomi a cui fare attenzione:

  • improvvisa debolezza o paralisi;
  • alterazione della sensibilità (formicolii, intorpidimento) nella parte inferiore della faccia;
  • asimmetria della bocca che sembra “storta”, specie se il paziente cerca di sorridere;
  • improvvisa difficoltà a parlare e/o a capire il linguaggio degli altri;
  • problemi alla vista di uno o di entrambi gli occhi;
  • improvvisa perdita di equilibrio, sensazione di giramento, di sbandamento e/o caduta improvvisa;
  • mal di testa, forte e insolito.

Soccorrere gli altri: l’acronimo FAST

Negli Stati Uniti è stato formulato un acronimo per ricordare facilmente alcuni test che si possono fare quando si teme che una persona abbia avuto un ictus. L’acronimo è FAST, dove F sta per Face, cioè faccia: bisogna chiedere alla persona di sorridere e vedere se un angolo della bocca non si alza o “cade” e la bocca sembra “storta”.

A sta per arms, cioè braccia: chiedere alla persona di sollevare entrambe le braccia e vedere se ha difficoltà a sollevarne uno o a tenerlo alzato allo stesso livello dell’altro.

S sta per Speech, cioè linguaggio: si deve chiedere alla persona di ripetere una frase semplice e controllare se il suo modo di parlare è strano, magari dice parole senza senso, o sconnesso.

Infine, T sta per Time, cioè tempo: bisogna fare in fretta. Se c’è uno qualsiasi di questi segni, bisogna chiamare subito il 112/118.