Una ricerca del gruppo di Malattie Infettive del Policlinico di Palermo ha rivelato nuove potenzialità terapeutiche per combattere l’infezione da HIV e l’AIDS. Lo studio, che ha offerto nuove prospettive per il trattamento e la possibile cura radicale di queste condizioni, rappresenta un significativo passo avanti nella lotta contro il virus dell’immunodeficienza umana
Il Policlinico di Palermo rivela approcci terapeutici innovativi per il trattamento dell’HIV
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Uno studio condotto dai ricercatori Manlio Tolomeo e Antonio Cascio del Policlinico di Palermo ha offerto nuove e promettenti vie per il trattamento dell’infezione da HIV e dell’AIDS.
Pubblicato sulla rivista International Journal of Molecular Science, ha esplorato i complessi meccanismi attraverso cui il virus HIV si nasconde e si protegge nel corpo umano.
Prima di addentrarci nello studio cerchiamo di capire cos’è l’HIV.
Cos’è l’HIV?
Il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) è un retrovirus che attacca il sistema immunitario, in particolare le cellule T CD4+, fondamentali per la risposta immunitaria dell’organismo.
L’infezione può portare all’immunodeficienza acquisita (AIDS).
Parliamo cioè di una fase avanzata della malattia in cui il sistema immunitario è gravemente compromesso, rendendo il corpo vulnerabile a infezioni opportunistiche e tumori.
Storia e scoperta
L’HIV è stato identificato ufficialmente nel 1983 da un team di ricercatori francesi guidati da Françoise Barré-Sinoussi e Luc Montagnier all’Istituto Pasteur di Parigi. La scoperta ha rappresentato un punto nevralgico nella comprensione della malattia, che inizialmente era nota come “sindrome da immunodeficienza acquisita” (AIDS), riconosciuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1981.
Nei primi anni, l’AIDS colpì soprattutto gruppi specifici di persone, come gli omosessuali e le persone con gravi carenze immunitarie, ma ben presto si rivelò una pandemia globale. Personalità famose, come l’attore Rock Hudson e il cantante Freddie Mercury, divennero simboli pubblici della malattia, attirando l’attenzione mondiale sulla crisi sanitaria.
Impatto globale dell’HIV: vittime e zone più colpite
Dalla sua manifestazione negli anni ’80, l’HIV/AIDS ha avuto un impatto devastante a livello globale. Sin dall’inizio dell’epidemia, si stima che circa 40 milioni di persone siano morte a causa di malattie correlate all’HIV. Questo numero rappresenta una cifra complessiva delle vittime dal momento in cui l’epidemia è stata identificata fino ai giorni nostri.
Le regioni più colpite sono state l’Africa subsahariana, che ha registrato il più alto numero di casi e decessi. Questa area è stata particolarmente vulnerabile a causa di fattori come l’accesso limitato a servizi sanitari, la povertà e le alte percentuali di infezione. Altre aree con elevati tassi di HIV includono alcune regioni dell’Asia meridionale e sudorientale, così come parti dell’America Latina e dei Caraibi.
Attualmente, circa 1,5 milioni di persone muoiono ogni anno a causa di malattie legate all’HIV/AIDS. Sebbene i trattamenti antiretrovirali abbiano significativamente migliorato la qualità della vita e l’aspettativa di vita per molte persone affette, il numero di nuovi casi e decessi rimane preoccupante, specialmente in aree con risorse sanitarie limitate.
Sintomi e diagnosi
L’infezione da HIV può presentarsi in diverse fasi:
Fase acuta (Sindrome Retrovirale Acuta): subito dopo l’infezione, molte persone sviluppano sintomi simili a quelli dell’influenza, come febbre, mal di gola, eruzione cutanea e dolori muscolari. Questi sintomi possono durare per alcune settimane e sono spesso accompagnati da un aumento dei linfonodi;
Fase cronica asintomatica: in questa fase, che può durare anni, l’HIV continua a replicarsi nel corpo, ma i sintomi possono essere minimi o assenti. Tuttavia, il virus continua a danneggiare il sistema immunitario;
AIDS (Sindrome da Immunodeficienza Acquisita): quando il numero di cellule T CD4+ scende al di sotto di un livello critico (200 cellule/mm³), si sviluppano le condizioni cliniche caratterizzate dall’AIDS. Queste includono infezioni opportunistiche (come la polmonite da Pneumocystis jirovecii) e tumori rari come il sarcoma di Kaposi.
La diagnosi è effettuata tramite test sierologici che rilevano la presenza di anticorpi contro il virus o l’antigene p24, una proteina virale. Test come il test ELISA, il test rapido e il test di conferma con Western blot sono comunemente utilizzati.
Trattamenti passati
Nel passato, le opzioni terapeutiche per l’HIV erano limitate e meno efficaci. I primi trattamenti, come la zidovudina (AZT), erano spesso associati a effetti collaterali significativi e limitata efficacia. Questi farmaci miravano a rallentare la replicazione del virus, ma non erano in grado di eradicare l’infezione.
Progressi recenti
Dal 1996, l’introduzione della terapia antiretrovirale combinata (ART), che utilizza una combinazione di farmaci per sopprimere la replicazione virale, ha trasformato la gestione dell’HIV. Questi farmaci hanno migliorato notevolmente la qualità della vita e l’aspettativa di vita dei pazienti. I regimi terapeutici più recenti includono inibitori della trascrittasi inversa (NRTI e NNRTI), inibitori della proteasi, inibitori dell’integrasi e inibitori della fusione.
Sperimentazioni cliniche e nuove prospettive
Recentemente, la ricerca ha fatto significativi progressi verso una cura potenziale dell’HIV. Le sperimentazioni cliniche sono in corso per trattamenti innovativi, tra cui:
Gene editing: tecnologie come CRISPR/Cas9 stanno esplorando la possibilità di modificare geneticamente le cellule T per renderle resistenti all’HIV o per rimuovere il virus dal genoma;
Vaccini: sono in fase di sviluppo vaccini terapeutici e preventivi che mirano a stimolare una risposta immunitaria più forte contro il virus.
Ma passiamo alla recente ricerca del Policlinico di Palermo.
La nuova ricerca palermitana
Lo studio si è focalizzato su alcuni sottotipi di linfociti T CD4+ infetti, che giocano un ruolo fondamentale nel nascondere l’HIV e nel difenderlo dalle risposte antivirali del sistema immunitario. I risultati indicano che due specifici sottotipi di linfociti T CD4+ infetti, i T regolatori (Threg) e i CD4+CTL, sono particolarmente coinvolti nella protezione del virus. «I Threg infettati dall’HIV proteggerebbero il virus mediante la produzione di citochine che inibiscono il sistema immunitario», spiegano i ricercatori. «Nel contempo, i CD4+CTL infetti aggredirebbero e distruggerebbero le cellule del sistema immunitario che cercano di eliminare il virus».
Inoltre, lo studio rivela che l’HIV ha la capacità di trasformare le cellule T helper 17 (Th17), che normalmente proteggono l’organismo dalle infezioni opportunistiche, in cellule Treg. Questo processo amplifica l’azione immunosoppressiva delle cellule Treg, rendendo ancora più difficile il controllo dell’infezione. «Cosa ancora più interessante», aggiungono i ricercatori, «l’HIV riesce a modificare le Th17 in cellule Treg, potenziando notevolmente la loro azione immunosoppressiva».
Nuove opzioni
Sulla base di queste scoperte, stanno emergendo nuove strategie terapeutiche che potrebbero portare alla completa eliminazione del virus.
Una di queste è l’approccio “Kick and Kill” (calcia e uccidi), che prevede l’uso di composti specifici per “scacciare” il virus dai serbatoi cellulari che lo nascondono, seguito dall’eliminazione del virus stesso mediante anticorpi monoclonali o farmaci antivirali. I dati sperimentali suggeriscono che combinare questo metodo con molecole in grado di modulare l’attività delle cellule Treg o dei CD4+CTL infetti potrebbe portare a risultati significativi nella cura dell’HIV, una malattia che continua a colpire circa 40 milioni di persone nel mondo.