L’Herpes Zoster, noto comunemente come Fuoco di Sant’Antonio, è un’eruzione cutanea causata dal Varicella-Zoster-Virus (VZV), appartenente alla famiglia degli Herpes.

Il virus, responsabile anche della varicella durante l’infanzia, può rimanere inattivo nei nervi cranici o nel midollo spinale, riattivandosi anni dopo e scatenando l’herpes zoster.

Cosa sappiamo del virus? Iniziamo dall’etimologia e dalla leggenda legata al Santo

Herpes Zoster o fuoco di Sant’Antonio: etimologia


Herpes zoster: la leggenda narra che Sant’Antonio scese negli abissi dell’Inferno per liberare i peccatori dal fuoco.

L’Herpes Zoster, noto anche come “fuoco di Sant’Antonio”, rappresenta una malattia piuttosto comune. Ma cosa cela dietro questo nome enigmatico e perché è associato al Santo?
Nato in Egitto intorno al 251 d.C, l’iconografia tradizionale ritrae Sant’Antonio circondato da donne seducenti o da animali domestici come il maiale, di cui è il protettore.
Quanto al legame con il fuoco, la leggenda narra che scese negli abissi dell’Inferno per liberare i peccatori dal fuoco.

Per tali ragioni, è particolarmente venerato da quelle categorie di lavoratori esposti alle fiamme, inclusi i pizzaioli, per i quali il fuoco rappresenta una sorta di “materia prima“.
Oggi, in suo onore, tutta l’Italia commemora Sant’Antonio accendendo grandi falò, come quello di Novoli (Le), i “fucaroni” a Napoli, oppure segnando il 17 gennaio come l’inizio ufficiale del Carnevale.

Cosa che avviene in Sardegna.
Riguardo alla malattia, essa deve il suo nome al fatto che, nel corso della storia, per ottenere la guarigione da essa, si invocava appunto Sant’Antonio Abate, il cui potere taumaturgico è stato riconosciuto nel XII Sec. in Francia.
Ma c’è un’altra spiegazione, stavolta legata ai maiali.
Le reliquie del santo giunsero in Francia, dove venne eretta una chiesa in suo onore.

Qui, i fedeli dell’epoca gli rivolgevano delle preghiere per guarire dall’ergotismo canceroso, una malattia che provocava intensi bruciori dovuti a una sostanza presente nella segale.

In risposta a questa richiesta, nel paese di Saint-Antoine di Viennois (nome dato in onore del Santo), fu eretto un ospedale, e il Papa concesse alla popolazione di allevare maiali per uso personale.

Il grasso di questi animali alleviava infatti i bruciori causati dalla malattia che oggi comunemente chiamiamo “Fuoco di Sant’Antonio” o herpes zoster.

Ma veniamo adesso all’etimologia medica.

Herpes zoster: radice ed etimologia

Nel nome “Herpes Zoster”, “herpes” dal sostantivo “herpetón” e “zoster”, che in greco classico significano rispettivamente “serpente” e “cintura“, si celano i sintomi principali di questa malattia dolorosa.

Il “Fuoco di Sant’Antonio” si manifesta infatti come un serpente di fuoco che si annida all’interno del corpo, portando con sé strascichi lunghi e invalidanti.
Fino alla prima Età moderna, l’espressione era utilizzata per identificare vari tipi di eziologie o cancrene, a causa delle limitate conoscenze mediche dell’epoca.

Tuttavia, oggi, il termine “Fuoco di Sant’Antonio” è riservato appunto all’herpes zoster, una condizione che richiede l’intervento del medico per limitare l’infiammazione e il dolore.

Herpes Zoster : varicella in età adulta

L’Herpes zoster, noto per essere causato dal virus Varicella-Zoster, appartenente alla famiglia degli Herpes Virus, solleva spesso domande sulla sua contagiosità e sulle cause che ne determinano la trasmissione.
La manifestazione principale di questa condizione è un’irritante eruzione cutanea simile a una placca allungata, coperta di vescicole, che compare spesso su un lato del corpo, in particolare sul torace o sull’addome, ma può manifestarsi anche in altre zone, inclusi viso e occhi.

Benché non rappresenti una minaccia per la vita, l’herpes zoster può essere estremamente doloroso e i suoi sintomi persistono per 2-4 settimane.

Il percorso del virus nel nostro organismo

Varicella infantile: il virus rimane dormiente

La prima interazione avviene comunemente in età infantile, quando il virus Varicella-Zoster scatena la varicella.

Sebbene il sistema immunitario generalmente riesca a contrastare questa prima malattia, il virus rimane in uno stato “dormiente” all’interno di gruppi di cellule nervose noti come gangli nervosi.

Questa fase può perdurare per tutta la vita, o il virus può riattivarsi dopo diversi anni, spostandosi lungo i nervi fino a raggiungere la superficie cutanea e dando origine al cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio”.
Utile precisare che, contrarre la varicella in tenera età non implica necessariamente lo sviluppo dello stesso in età adulta.

La riattivazione del virus non segue una regola fissa, e quando si verifica, di solito si manifesta in un singolo episodio di Herpes Zoster, talvolta al massimo due. È raro che si verifichi più volte.


Occhio al contagio


La trasmissione avviene attraverso il contatto diretto con le vescicole contenenti il virus, tuttavia, chi ha già contratto la varicella o ha ricevuto il vaccino è meno suscettibile alla trasmissione.
Chi ha sviluppato l’Herpes Zoster è contagioso, può quindi trasmettere il virus a quanti nella loro vita non hanno mai contratto il virus varicella-zoster (persone che non hanno mai avuto la varicella e che non si sono vaccinate).

In questo caso, chi viene contagiato per la prima volta, non svilupperà a sua volta il fuoco di sant’Antonio, ma la varicella.
Per questo motivo, in caso di Herpes zoster, il paziente dovrebbe evitare una serie di attività che potrebbero rivelarsi contagiose.

No, all’uso condiviso di asciugamani, accappatoi e indumenti con altre persone, blando isolamento e zero attività che possano favorire la trasmissione del virus, come andare in piscina o praticare sport di contatto.

Cause della riattivazione del virus

Ma perché il virus si riattiva in forma di fuoco di sant’Antonio?

Le cause possono essere molteplici, ma generalmente la scintilla parte da un improvviso abbassamento delle difese immunitarie, che può a sua volta essere dovuto a:
severo stress psico-fisico;
determinati trattamenti farmacologici;
patologie che colpiscono il sistema immunitario;
eccessiva esposizione ai raggi solari;
anzianità.

Sintomi e disturbi

Il virus si può manifestare in modo differente da persona a persona. Tra i segni più caratteristici:
Un’area cutanea eritematosa dalla forma allungata, simile a una fascia, ricoperta da vescicole pruriginose e piene di liquido, analoghe a quelle della varicella;
Forte dolore, bruciante e lancinante;
Mal di testa;
Febbre;
Brividi;
Dolori di stomaco;
Spossatezza.

Diagnosi : osservazione visiva, anamnesi e test

In presenza dei sintomi appena descritti, è fondamentale procedere con la diagnosi dell’Herpes Zoster. Nella maggior parte dei casi, è sufficiente una visita dal medico di base.

Già a prima vista, dovrebbe essere in grado di identificare l’inconfondibile presenza del virus.

L’anamnesi consentirà inoltre al medico di capire se il paziente ha già contratto la varicella da bambino.

In situazioni più complesse o poco chiare, dove i sintomi non sono evidenti o l’eruzione cutanea è più estesa del previsto, il professionista potrà richiedere degli esami specifici.

Su tutti, un esame del sangue alla ricerca degli anticorpi IgM, che il corpo produce immediatamente per contrastare l’agente virale-

Tuttavia, è importante notare che in individui con un sistema immunitario indebolito, la produzione di anticorpi potrebbe essere limitata, rendendo i test di ricerca anticorpale negativi nonostante la riattivazione del virus.
In alternativa, è possibile cercare direttamente il virus in un campione di liquido prelevato dalle vescicole.

Trattamento del Fuoco di Sant’Antonio


Il Fuoco di Sant’Antonio, segue un decorso spontaneo di guarigione. Tuttavia, si può ricorrere all’uso di terapie farmacologiche antivirali, atte a lenire il dolore e il prurito.
Questi contribuiscono a bloccare la proliferazione del virus, abbreviando il decorso della malattia.

In aggiunta, possono essere prescritti farmaci antidolorifici e antinfiammatori, anche se la loro efficacia contro il dolore da nevrite causato dall’Herpes Zoster è limitata.

Terapie antinfiammatorie sotto forma di creme o gel possono essere applicate direttamente sulle lesioni eritematose per ridurre il prurito.
Oltre alle terapie farmacologiche, è consigliabile adottare alcuni accorgimenti per alleviare prurito e dolore.

Indossare indumenti larghi e applicare impacchi freschi sulle vescicole o fare bagni con acqua fresca può essere di aiuto.

Soprattutto, è importante mantenere l’eruzione cutanea pulita e asciutta per ridurre il rischio di sovra-infezioni batteriche.


Herpes zoster: una patologia pericolosa?


La risposta è no! Tuttavia, è fondamentale sottoporsi tempestivamente a terapia medica, per prevenire possibili complicazioni, come la nevralgia post-erpetica.

Quest’ultima può provocare persistenza del dolore anche a mesi di distanza senza la presenza di lesioni cutanee.

Nel caso in cui il Fuoco di Sant’Antonio coinvolga il viso o la zona perioculare (Herpes Zoster oftalmico), è essenziale un intervento immediato per evitare danni gravi alla vista derivanti da un’infiammazione del nervo trigemino.


Obbligo vaccinale

Con l’approvazione del Piano Nazionale Vaccinale nel 2017, la vaccinazione contro la varicella è diventata obbligatoria per i bambini in Italia.

L’ iniziativa promuove una strategia di prevenzione ampia, in grado di proteggere le generazioni future da potenziali episodi di Fuoco di Sant’Antonio.

Per coloro che hanno già contratto la varicella in età pediatrica o che sono soggetti a recidive del Fuoco di Sant’Antonio, la consultazione con il medico può aprire la strada a considerare la vaccinazione specifica.

Questo vaccino contiene la forma attenuata del virus vivo e la sua somministrazione mira a rafforzare la risposta immunitaria contro l’Herpes Zoster, impedendo così la sua riattivazione.
In Italia, il vaccino è disponibile gratuitamente e raccomandato per gli individui over 65 o per coloro che sono considerati a rischio.

Una singola dose di vaccino viene somministrata per via sottocutanea nel muscolo deltoide del braccio. Questa strategia vaccinale ha dimostrato di ridurre significativamente i casi di nevralgia post-erpetica, riducendoli del 65%, e di limitare i casi clinici di Herpes Zoster del 50%.

Fonte

Humanitas.it