La fibrodysplasia ossificante progressiva (FOP) è un disturbo estremamente raro caratterizzato da ‘flare-up’ imprevedibili e dolorosi che portano all’ossificazione di muscoli, tendini e legamenti. Ogni flare-up lascia una articolazione immobilizzata ogni due anni in media, a partire dalla prima infanzia.

I ricercatori hanno identificato potenziali opzioni di trattamento precoce per i bambini affetti da questa condizione

FOP: etimologia e descrizione 

La FOP coisce circa 1 persona su 2 milioni

Il nome FOC acronimo di “fibrodysplasia ossificante progressiva deriva dalla combinazione di termini medici: “fibro” (riferito ai tessuti fibrosi), “dysplasia” (anomalia nello sviluppo dei tessuti), “ossificante” (che diventa osseo) e “progressiva” (che peggiora nel tempo).

La prima descrizione clinica risale al 1692, ma la malattia è stata meglio descritta nel corso del XX secolo. Tuttavia, è solo negli ultimi decenni che i ricercatori hanno iniziato a fare progressi significativi nella comprensione delle basi genetiche e molecolari della FOP.

Incidenza globale

La condizione è estremamente rara e colpisce circa 1 persona su 2 milioni. Attualmente, si stima che ci siano circa ottocento casi documentati in tutto il mondo, con una prevalenza che varia leggermente a seconda delle regioni geografiche. La rarità della malattia rende difficile la raccolta di dati epidemiologici completi.

Cause e genetica

A causarla, una mutazione nel gene ACVR1 (noto anche come ALK2), che codifica un recettore della proteina morfogenetica dell’osso (BMP). Questa mutazione provoca un’alterazione nella segnalazione cellulare, portando alla formazione anomala di ossa in tessuti dove normalmente non dovrebbero formarsi.

La FOP è una malattia autosomica dominante, il che significa che basta una sola copia mutata del gene per causare la malattia. Nella maggior parte dei casi, la mutazione si verifica de novo, ovvero non viene ereditata da uno dei genitori, ma si sviluppa spontaneamente nell’embrione.

Diagnosi

La diagnosi avviene solitamente in ritardo, a causa della sua rarità e della mancanza di consapevolezza tra i medici. I primi segni della malattia includono la malformazione congenita dell’alluce, che è un indicatore chiave per la diagnosi precoce. Tuttavia, la diagnosi definitiva viene solitamente confermata attraverso test genetici che rilevano la mutazione nel gene ACVR1.

Sintomi e progressione della FOP

La FOP si manifesta generalmente nella prima infanzia, con i seguenti sintomi e segni caratteristici:

Malformazione degli alluci: la maggior parte dei pazienti presenta alluci corti e deviati;

Flare-up: episodi acuti di infiammazione e gonfiore nei tessuti molli, che possono essere scatenati da traumi minori, infezioni virali o spontaneamente. Questi flare-up portano alla formazione di nuovi tessuti ossei;

Formazione di ossificazioni ectopiche: formazione di ossa in aree dove normalmente non dovrebbero esserci, come muscoli, tendini e legamenti. Queste ossificazioni portano alla fusione delle articolazioni e alla progressiva perdita di mobilità;

Dolore e disabilità: flare-up e le ossificazioni sono spesso dolorosi e portano a gravi limitazioni nella mobilità e nella funzione fisica.

Gestione e trattamento

Attualmente, non esiste una cura per la FOP. Il trattamento è principalmente sintomatico e mirato a gestire i flare-up e a migliorare la qualità della vita dei pazienti. Questo può includere:

Farmaci antinfiammatori: utilizzati per ridurre l’infiammazione durante i flare-up;

Terapia del colore cronico associato alla malattia;

Fisioterapia per mantenere la mobilità e prevenire contratture articolari, sebbene l’attività fisica debba essere attentamente monitorata per evitare traumi;

Supporto psicosociale: fondamentale per aiutare i pazienti e le loro famiglie a far fronte alle sfide della malattia.

La maggior parte delle persone affette da fibrodysplasia ossificante progressiva (FOP) si trova così tanto limitata nei movimenti da dover utilizzare una sedia a rotelle. Man mano che i tessuti molli vengono sostituiti dall’osso, i pazienti incontrano difficoltà a respirare, mangiare, sentire e parlare. Molti di loro finiscono per morire a causa di complicazioni prima dei 50 anni. Tuttavia, finalmente all’orizzonte si intravede una speranza.

Nuove speranze per i pazienti affetti da FOP

Un anno dopo l’approvazione del palovarotene da parte della Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti, un nuovo trattamento, noto come BLU-782 ha mostrato risultati promettenti nei modelli murini e ha dimostrato un buon profilo di sicurezza nei primi trial clinici umani.

Il palovarotene può rallentare la calcificazione dei tessuti molli, ma non è adatto ai bambini perché può ostacolare la normale crescita delle ossa. BLU-782, invece, potrebbe rappresentare una soluzione migliore.

Nei topi, si lega selettivamente alla proteina ALK2, inibendo solo determinate proteine e riducendo così gli effetti collaterali.

Questo significa che previene la formazione anomala di ossa nei topi con mutazioni di ALK2 senza compromettere le funzioni normali di muscoli o ossa. In effetti, nei topi con ossa fratturate, lo scheletro è guarito normalmente anche durante l’assunzione di BLU-782 .

Se questi risultati verranno confermati negli esseri umani con FOP, il composto potrebbe diventare un trattamento vitale per i bambini. Rallentando l’immobilizzazione delle articolazioni nei giovani pazienti, la malattia si potrebbe gestire più facilmente nel corso della vita.

Sperimentazioni future e speranze

Frederick Kaplan, un chirurgo ortopedico dell’Università della Pennsylvania non coinvolto nella ricerca attuale, ha espresso speranza che la ricerca futura possa «trasformare una malattia catastrofica in un inconveniente» .

La scoperta e la sperimentazione di BLU-782 rappresentano un passo significativo verso il miglioramento della qualità della vita per i pazienti affetti da FOP. Mentre la comunità scientifica continua a esplorare nuove soluzioni, ogni passo avanti porta con sé la speranza di un futuro migliore per coloro che convivono con questa rara e debilitante condizione.

Fonti

Science Translational Medicine.

Leslie, Mitch. Science Magazine