Perché, a volte, è così difficile scegliere tra fare esercizio e cedere a un peccato di gola? Magari abbiamo programmato una sessione in palestra, ma improvvisamente l’idea di gustare un frullato di fragole diventa irresistibile. Questo comune dilemma non è solo una questione di forza di volontà, ma coinvolge complesse dinamiche cerebrali. Grazie a una nuova ricerca condotta all’ETH di Zurigo, è stato possibile scoprire quali meccanismi neurali determinano queste scelte

Meglio un dolcetto! L’Importanza dell’orexina: la sostanza che guida le nostre scelte

Perché, a volte, è così difficile scegliere tra fare esercizio e cedere a un peccato di gola? Il ruolo dell’orexina

La scienza ha fatto enormi passi avanti nella comprensione del cervello, ma alcuni aspetti rimangono ancora un mistero. Ad esempio, come decidiamo tra opzioni che, entrambe, possono portarci piacere, come l’esercizio fisico e un dolcetto gustoso? Un gruppo di ricercatori dell’ETH di Zurigo, guidato dal professor Denis Burdakov, ha scoperto che una sostanza chimica nel cervello chiamata orexina gioca un ruolo chiave in questo processo.

L’orexina è uno dei tanti messaggeri chimici del cervello, noti anche come neurotrasmettitori. Se sostanze come la dopamina e la serotonina sono ben conosciute per il loro ruolo nella regolazione dell’umore e della motivazione, l’orexina, scoperta solo circa 25 anni fa, è ancora al centro di molte indagini scientifiche. «Abbiamo scoperto che l’orexina è cruciale per decidere tra fare esercizio o cedere alla tentazione di uno spuntino – spiega Burdakov – e ciò ha implicazioni significative per la nostra comprensione del comportamento umano». Ma che differenza c’è fra l’orexina e la dopamina, altro neurotrasmettitore coinvolto nel controllo del piacere e della ricompensa?

Dopamina e orexina: occhio alle differenze

Nelle neuroscienze, si parla spesso di dopamina quando si cerca di spiegare perché facciamo determinate scelte. La dopamina è infatti associata alla sensazione di piacere che proviamo quando ci concediamo qualcosa di piacevole, come il cibo o l’esercizio fisico. Tuttavia, come sottolinea Burdakov, questo non basta a spiegare perché, in presenza di entrambe le opzioni, a volte preferiamo una all’altra.

«Il nostro cervello rilascia dopamina sia quando mangiamo che quando facciamo esercizio – osserva lo scienziato- ma la dopamina non spiega perché scegliamo l’una rispetto all’altra». Per risolvere questo enigma, il team ha ideato un esperimento innovativo, in cui dei topi potevano scegliere liberamente tra diverse attività, tra cui correre su una ruota o gustare un frullato al gusto di fragola.

L’esperimento: una sfida tra corsa e dolcetto Il milkshake meglio dello sport

Nel laboratorio, i ricercatori hanno creato un ambiente in cui i topi potevano scegliere liberamente tra otto opzioni diverse. Tra queste, vi erano una ruota per correre e un “milkshake bar” che offriva un frullato al gusto di fragola, un dolcetto irresistibile per i topi, grazie al suo elevato contenuto di zuccheri e grassi.

«I topi amano il frullato per lo stesso motivo per cui piace alle persone: è dolce, grasso e delizioso». Ma cosa succede quando il sistema orexina dei topi viene bloccato? I risultati sono stati sorprendenti.

I topi con un sistema funzionante trascorrevano il doppio del tempo sulla ruota rispetto a quelli il cui sistema era stato bloccato. In altre parole, senza l’orexina, la scelta era decisamente sbilanciata a favore del frullato.Cosa che dimostra come questa sostanza sia cruciale nel far pendere l’ago della bilancia verso l’attività fisica.

Orexina e comportamento umano: un possibile collegamento

I risultati ottenuti sui topi hanno implicazioni dirette per la comprensione del comportamento umano. «Sappiamo che le funzioni cerebrali coinvolte sono molto simili negli esseri umani e nei topi». Ad affermarlo, Daria Peleg-Raibstein, co-responsabile dello studio. Questo suggerisce che anche nelle persone, l’orexina potrebbe influenzare la nostra capacità di resistere alle tentazioni e scegliere l’attività fisica.

Il prossimo passo, secondo Peleg-Raibstein, sarà verificare questi risultati negli esseri umani. Un’opzione sarebbe studiare individui con una limitata funzione dell’orexina, come i pazienti affetti da narcolessia, un disturbo del sonno legato a una carenza di orexina. Un’altra possibilità sarebbe osservare persone trattate con farmaci che bloccano l’orexina, utilizzati per curare l’insonnia.

Possibili applicazioni: combattere l’obesità

Comprendere come il cervello decide tra esercizio e cibo non è solo una curiosità scientifica. «Se riusciamo a capire meglio questo processo, potremmo sviluppare strategie più efficaci per combattere l’epidemia di obesità e i disturbi metabolici associati». Così commenta Peleg-Raibstein.

Questi risultati potrebbero portare a interventi mirati per aiutare le persone a superare le barriere che impediscono loro di fare abbastanza esercizio. Ad esempio, potremmo sviluppare trattamenti per potenziare la funzione dell’orexina in individui che lottano contro la sedentarietà. Tuttavia, Burdakov sottolinea che queste applicazioni cliniche sono ancora lontane.

«Noi ci concentriamo sulla ricerca di base. C’è ancora molto da scoprire su come i neuroni orexin interagiscono con il resto del cervello quando prendiamo decisioni difficili come quella tra esercizio e cibo».

Conclusioni: il ruolo dell’orexina

In conclusione, il lavoro del team dell’ETH di Zurigo ha rivelato un tassello fondamentale del complesso puzzle che è il nostro cervello. L’orexina emerge come un elemento chiave nella nostra capacità di scegliere tra tentazioni e comportamenti salutari. E mentre continuano le ricerche, possiamo iniziare a guardare alle nostre scelte quotidiane sotto una nuova prospettiva: non è solo una questione di volontà, ma anche di chimica cerebrale. Allora, meglio un dolcetto o una corsetta?