Uno specifico ceppo del batterio Lactobacillus reuteri, probiotico presente nel microbiota intestinale, si è rivelato efficace nel ridurre i sintomi psicosociali delle sindromi dello spettro autistico. È quanto dimostrato da uno studio internazionale che in Italia ha visto capofila il Policlinico Tor Vergata.
L’intestino, ormai definito “il secondo cervello”, cela al suo interno possibili nuove terapie per risolvere disturbi neurologici e psichiatrici. Compiti, questi, demandati al microbiota intestinale, cioè l’insieme di batteri, funghi, virus e altri organismi che aiutano ad assimilare cibi complessi. Essi costituiscono, inoltre, una barriera fondamentale per proteggerci dalle infezioni.
In Italia, il disturbo dello Spettro Autistico ha un’incidenza di 1 bambino su 77 tra i 7 e i 9 anni. È tra le condizioni sulle quali la ricerca si è maggiormente concentrata per comprendere la relazione tra l’asse intestino cervello e i sintomi peculiari dell’autismo.
Spettro autistico: primi risultati dello studio
Indice dei contenuti
Gli studi, pubblicati sulla rivista Cell Host & Microbe, hanno messo in evidenza un dato importante. Si tratta dell’aumentata incidenza dei disturbi gastrointestinali e dei profili di microbiota differenti nei bambini con autismo rispetto a bambini neurotipici.
Partendo da questi dati, l’équipe internazionale di ricercatori ha sperimentato l’efficacia di una specifica combinazione di ceppi probiotici somministrati attraverso un’integrazione dell’alimentazione. Ciò nel contesto di un trial clinico randomizzato a doppio cieco, controllato con placebo. Trial che ha coinvolto 43 bambini tra i 4 e gli 8 anni.
Gli studiosi hanno notato che l’assunzione di una particolare combinazione di Lactobacillus reuteri ha migliorato il funzionamento prosociale nei bambini con autismo partecipanti allo studio.
Analizzati microbiota intestinale e sistema immunitario
Lo studio ha analizzato con tecniche avanzate di ultima generazione il microbiota intestinale e il sistema immunitario, due componenti essenziali dell’asse intestino-cervello. I ricercatori hanno riscontrato che la supplementazione probiotica non altera il microbioma intestinale e il profilo immunitario dei bambini.
«Uno dei punti di forza del nostro studio è la sua multidisciplinarietà», ha spiegato la dott.ssa Elisabetta Volpe. «Questo ci ha permesso di analizzare più mediatori della comunicazione intestino-cervello, come comportamento, microbiota e sistema immunitario. Ritengo che ulteriori studi in questa direzione ci permetteranno di individuare i fattori biologici associati alle disfunzioni comportamentali, utili per una migliore comprensione dell’autismo».
Evidenti i benefici nel funzionamento sociale
«Il trial che abbiamo realizzato ha confermato che l’assunzione di terapie integrative con probiotici è un campo di ricerca molto promettente». Così Luigi Mazzone, Neuropsichiatra Infantile del Policlinico Tor Vergata di Roma.
«I pazienti che abbiamo coinvolto, pur non avendo un miglioramento dei sintomi generali, hanno ottenuto degli evidenti benefici nel funzionamento sociale. In particolare sulle abilità sociali adattive. Alla luce di quanto emerso dal nostro studio e in linea con quanto presente in letteratura, riteniamo utili studi più ampi. Essi permetteranno di approfondire gli effetti specifici di singoli ceppi sulla sintomatologia autistica».
Spettro autistico: studio internazionale di oltre tre anni
L’intero progetto, durato più di 3 anni, ha visto la collaborazione di istituti di ricerca europei e statunitensi. Tra questi, la Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma, l’équipe di ricerca di neuropsichiatria infantile del prof. Luigi Mazzone del Policlinico Tor Vergata di Roma.
E anche l’équipe del prof. Mattioli del Baylor College of Medicine di Houston e del prof. Hardan del dipartimento di psichiatria dell’Università di Stanford. Hanno, inoltre, collaborato allo studio altri istituti italiani, australiani e svedesi.