E’ vero che il colore della luce influenza il nostro orologio biologico e i ritmi circadiani?
Uno studio dell’Università di Basilea sfata questo mito e attribuisce tale caratteristica alle lunghezze d’onda luminose, non tanto al colore. Il risultato della ricerca è stato pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour
Una questione di lunghezze d’onda non di colore
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Colore. Un team di studiosi del Centro di Cronobiologia dell’Università di Basilea ha analizzato, per la prima volta, gli effetti dei diversi colori della luce sull’orologio interno e sul sonno.
Risultato? È emerso che a influenzare i ritmi circadiani sono le lunghezze d’onda.
A spiegarlo, la dott.ssa Christine Blume, autrice della ricerca. Secondo l’esperta, l’influenza del colore della luce sul nostro ciclo di veglia e sonno non si limita solo alla sua intensità.
«Abbiamo scoperto che il colore della luce, codificato dai coni nella retina, potrebbe avere una rilevanza più ampia nel modulare il nostro orologio interno rispetto a quanto precedentemente supposto», afferma. Cerchiamo di svelare l’arcano.
Coni, bastoncelli, impulsi elettrici e colore
Gli impulsi elettrici viaggiano attraverso le cellule gangliari della retina (fotorecettori) per poi fare il loro viaggio verso la corteccia visiva del cervello.
È questa affascinante regione del nostro sistema nervoso che si occupa di elaborare le informazioni visive in immagini “reali.
Cellule, come i bastoncelli, reagiscono in modo straordinariamente sensibile alla luce a lunghezza d’onda corta, oscillante intorno ai 490 nanometri.
Ebbene, una luce composta da lunghezze d’onda corte tra i 440 e i 490 nanometri viene percepita come blu, ma è la sua intensità che riveste un ruolo determinante nel comunicare all’orologio interno il momento della giornata, influenzando i nostri cicli di sonno e veglia. Ma c’è un ma…
«Le cellule gangliari sensibili alla luce ricevono informazioni anche dai coni. Ciò solleva la questione se i coni, e quindi il colore della luce, influenzino anche l’orologio interno. Dopotutto, si verificano i cambiamenti più sorprendenti nella luminosità e nel colore della luce all’alba e al tramonto, segnando l’inizio e la fine della giornata», afferma la dott.ssa Christine Blume.
E qui la ricerca diventa più interessante.
Nel costante tentativo di comprendere il rapporto tra luce e sonno, i ricercatori si sono impegnati a scavare ancora più a fondo nell’impatto dei diversi colori luminosi sull’orologio interno umano.
Focus sull’esperimento: un test sui diversi colori
Per approfondire la questione, i ricercatori hanno condotto un esperimento coinvolgendo sedici volontari sani. Sottoposti per un’ora a stimoli luminosi specifici – alcuni di colore bluastro, altri giallastro, e uno di luce bianca come controllo – i partecipanti hanno testimoniato gli effetti diversificati dei vari colori sulla loro percezione di sonno e veglia, nonché la qualità e la profondità del sonno, l’attitudine al sonno e le loro prestazioni cognitive.
«Questo approccio sperimentale alla stimolazione luminosa ci ha permesso di isolare e studiare in modo mirato le proprietà della luce, rivelando potenziali ruoli nel modulare il nostro orologio biologico».
A spiegarlo, il professor Manuel Spitschan, professore di cronobiologia e salute presso il Max Planck Institute Biological Cybernetics di Tubinga (Germania), coinvolto nello studio.
Enigma risolto?
«Uno studio condotto sui topi nel 2019 ha suggerito che la luce giallastra ha un’influenza più forte sull’orologio interno rispetto alla luce bluastra», afferma la dottoressa Blume.
Poi aggiunge «Non abbiamo trovato prove che la variazione del colore della luce lungo la dimensione blu-gialla abbia un ruolo rilevante per l’orologio interno umano o per il sonno».
A lei fa eco Spitschan «I nostri risultati supportano piuttosto quelli di molti altri studi secondo cui le cellule gangliari sensibili alla luce sono le più importanti per l’orologio interno umano».
«Probabilmente è più importante tenere conto dell’effetto della luce sulle cellule gangliari fotosensibili quando si pianifica e si progetta l’illuminazione. I coni, e quindi il colore, svolgono un ruolo molto subordinato».
Ma la questione non si chiude qui: rimane ancora da scoprire se, in diverse condizioni, magari con cambiamenti nei parametri luminosi o modifiche nella durata dell’esposizione, il colore della luce possa svolgere un ruolo diverso sul sonno.
Gli studi di follow-up sono fondamentali per rispondere a questi interrogativi e gettare nuova luce sull’intricato legame tra colore della luce e sonno umano.
L’eterna domanda: la modalità notturna sugli schermi aiuta davvero il sonno?
La dottoressa Blume concorda con il consiglio comune di evitare la luce blu degli schermi prima di andare a dormire o almeno di attivare la modalità notturna, che riduce la presenza di questa componente luminosa. Ma c’è un aspetto da considerare.
«Tecnicamente è possibile ridurre le proporzioni delle lunghezze d’onda corte anche senza regolazione del colore del display; tuttavia, ciò non è ancora stato implementato nei display commerciali dei telefoni cellulari», afferma lo studioso del sonno.
Riferimenti
Effetti dei cambiamenti calibrati blu-giallo della luce sull’orologio circadiano umano, Nature Human Behavior
Fornito dall’Università di Basilea