assistenza sanitaria poveri

L’assistenza sanitaria è un diritto umano fondamentale. Purtroppo, però, non tutti hanno accesso alle cure di cui hanno bisogno. In molti Paesi del mondo, le persone povere sono spesso escluse dal sistema sanitario a causa della mancanza di risorse economiche. Questo vale anche per l’Italia, dove il tasso di povertà è tra i più alti dell’Unione Europea.

Secondo i dati dell’Istat, infatti, nel 2022 il 10,2% della popolazione italiana viveva in condizioni di povertà assoluta. Nel resto dell’Unione Europea il tasso è in media del 9,7%. Questo significa che nel nostro Paese il 10,2% della popolazione vive senza le risorse necessarie per soddisfare bisogni essenziali come cibo, alloggio, vestiario e cure mediche.

Assistenza sanitaria per i poveri: il Banco Farmaceutico

Di fronte alla povertà sanitaria, e all’incapacità del nostro Sistema Sanitario Nazionale di essere fino in fondo universalista e inclusivo, la risposta “con i fatti” è garantita nel nostro Paese dai 1.892 enti caritativi – associazioni di volontariato o promozione sociale, fondazioni, cooperative sociali, enti morali ed enti religiosi – sostenuti nella loro attività dal Banco Farmaceutico. Un vero e proprio esercito della carità, che riesce a coprire almeno una parte del bisogno di farmaci.

In 23 anni la “Giornata di Raccolta del Farmaco” ha raccolto oltre 7 milioni di farmaci, pari a un valore di superiore a 24,5 milioni di euro. L’ultima edizione ha visto il coinvolgimento di 5.628 farmacie e oltre 25.000 volontari. Dei 598.178 farmaci raccolti hanno beneficiato almeno 400mila persone. Numeri importanti, ma ancora insufficienti per coprire un bisogno ampio e complesso.

Cos’ è il “Servizio sanitario solidale”?

Il Banco Farmaceutico non è l’unico esempio. L’attività assistenziale svolta dalle strutture caritative impegnate sul versante sanitario è fondamentale. Le associazioni, le fondazioni e le iniziative per garantire l’assistenza sanitaria ai poveri non sono semplicemente parallele al Sistema Sanitario Nazionale, ma in qualche modo sono ormai necessarie e forse indispensabili a esso. Senza di esse, migliaia di persone resterebbero prive di farmaci e di cure adeguate.

Infatti, per centinaia di migliaia di persone svantaggiate la principale possibilità di ricevere assistenza medica primaria è rappresentata dagli ambulatori degli Enti assistenziali e caritativi presenti sul territorio e che hanno saputo integrarsi efficacemente con l’intervento pubblico, laddove quest’ultimo non sia in grado di fornire una risposta adeguata. Nel loro insieme queste organizzazioni costituiscono una sorta di “Servizio Sanitario Solidale”, che dovrebbe essere più supportato dalle istituzioni pubbliche.

L’assistenza sanitaria solidale nei Paesi poveri

Un impegno quello delle associazioni e organizzazioni non governative che va oltre il fabbisogno italiano. Molti i case study anche all’estero. Tra tutti, il programma “Atención Primaria Integral” del governo del Brasile, che fornisce assistenza sanitaria gratuita a persone in condizione di povertà. Ha contribuito a ridurre la mortalità infantile di oltre il 70% tra il 1990 e il 2015.

Il programma “Maternal Health Initiative” dell’organizzazione americana Vital Strategies. Attivo in Africa, Asia e America Latina, mira a ridurre la mortalità materna e infantile. In India, ha contribuito a ridurre la mortalità materna di oltre il 40% tra il 2000 e il 2015.

Il programma “Mobile Clinics” di Doctors Without Borders. Attivo in oltre 60 Paesi, fornisce assistenza sanitaria gratuita a persone in aree remote e difficili da raggiungere. In Africa ha contribuito a salvare la vita di migliaia di persone in aree remote e difficili da raggiungere.

L’impatto positivo che si ha sulla società

Questi programmi sono innovativi e utilizzano nuove tecnologie e approcci per migliorare l’accesso alle cure sanitarie dei poveri. Hanno avuto un impatto positivo sulla salute di queste persone, contribuendo a ridurre la mortalità e la morbilità e a migliorare la qualità della vita.

Il successo di queste iniziative dimostra che è possibile migliorare l’accesso alle cure sanitarie dei poveri anche in contesti difficili. È importante continuare a investire in queste iniziative e a diffonderne le buone pratiche.