L’aria inquinata avrebbe causato, nel 2019, circa 60mila morti premature: in media 165 al giorno nell’arco di un anno. Lo riporta l’Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo sostenibile) che ha pubblicato ieri il position paper (un documento nel quale si esprime la propria opinione su un tema) dal titolo “La qualità dell’aria”.
L’inquinamento atmosferico è uno dei fattori che può mettere a rischio ambiente e salute. “L’inquinamento dell’aria è un problema altrettanto grave quanto il cambiamento climatico, ma è molto meno sentito. Ed è questo l’ostacolo principale da abbattere” – si legge nel documento.
La maggior parte di questi decessi sarebbe avvenuto per l’esposizione alle polveri sottili (PM10 e PM2,5). Per dare un’idea dell’entità del problema, l’Asvis segnala che nel 2019 le stazioni di rilevamento nelle città italiane per il PM10 il 76% e l’80% per il PM2,5 non rispettavano gli obiettivi più severi indicati dall’OMS. “In particolare il PM2,5 – ricorda l’Avis – è stato classificato come cancerogeno di tipo 1 dall’Agenzia internazionale per la ricerca su cancro (IARC)“.
Aria inquinata, le zone più a rischio in Italia
In Italia sono diverse le zone indicate per maggiore rischio. Sorvegliato speciale il Nord Italia, con la pianura padana; poi il Lazio nell’area della Valle del Sacco, e le città di Napoli e Caserta in Campania. Spiega l’Asvis: “Sull’Italia gravano tre procedure di infrazione a causa del superamento dei limiti degli inquinanti atmosferici. Queste evidenze esprimono chiaramente che “l’inquinamento atmosferico è un problema che caratterizza in modo particolare le città italiane”, con alcune aree maggiormente critiche (hotspot), tra cui il bacino padano, la zona della Valle del Sacco nel Lazio e quella dell’agglomerato di Napoli e Caserta“.
Le città con i maggiori superamenti di PM10, secondo il rapporto Mal’Aria 2022 di Legambiente sono state Alessandria, Brescia, Milano, Lodi, Modena, Mantova e Torino. Le maggiori criticità per il PM2,5 invece ci sono state a Cremona e Venezia.
Le cause dell’inquinamento individuate non riguardano solo i trasporti, ma anche l’economia e come riscaldiamo le nostre case. “Sia in pianura padana che nel resto del Paese, l’inquinamento dell’aria è dovuto solo in parte alla mobilità. La qualità dell’aria che respiriamo dipende anche dai gas emessi dagli allevamenti di bestiame, dalla combustione di biomassa per uso agricolo o domestico e dalla qualità degli impianti di riscaldamento“.