L’alimentazione selettiva è una nuova forma di disturbo del comportamento alimentare che consiste nel selezionare i cibi per nutrirsi solo di pochi alimenti. Al bando soprattutto i prodotti alimentari poco conosciuti.
Il disturbo colpisce i bambini dai 2-3 anni fino all’adolescenza, in particolare i maschi, ma anche gli adolescenti e gli adulti. Questi hanno paura di soffocare o di fare indigestione se ingeriscono alimenti diversi dai pochi di cui si nutrono. Di conseguenza, sono soggetti all’insorgenza di carenze nutrizionali e alla restrizione della vita sociale. Chi ne è colpito, infatti, spesso si isola per evitare inviti a pranzo o a cena.
L’alimentazione selettiva non va confusa con l’anoressia. Quest’ultima, difatti, scaturisce dall’ossessione di ingrassare, mentre l’alimentazione selettiva non insegue la magrezza a tutti i costi.
Alimentazione selettiva, quando si manifesta
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È nel periodo dello svezzamento che sorgono le prime forme, a volte transitorie, della difficoltà ad accettare molti alimenti. Il bambino scopre nuovi sapori e consistenze, approda a cibi diversi dal latte materno, ma non sempre li accetta.
Intorno ai 18/20 mesi di vita, compare la fase detta ‘neofobia’, in cui il piccolo rifiuta i cibi nuovi poiché non li considera sicuri. La paura per gli alimenti non familiari, tuttavia, protegge i piccoli dall’assunzione di cibi tossici. Questa fase perdura di solito fino al terzo anno di età, ma può protrarsi anche fino all’età adolescenziale o adulta. In questi casi, non deve essere trascurato perché potrebbe essere il segnale di un malessere psichico.
I fattori alla base del disturbo alimentare
Responsabili dell’insorgenza del disturbo sono fattori genetici, familiari e ambientali.
Tra i fattori genetici alla base del disturbo è l’ipersensibilità sensoriale: il bambino prova fastidio per alcuni odori e sapori al punto da rifiutarli. Vi sono poi i fattori familiari che vanno dalle continue insistenze a mangiare al conflitto genitoriale. Invece, tra i fattori ambientali o sociali si annoverano le abitudini alimentari scorrette apprese nel contesto in cui si vive.
In alcuni casi, l’alimentazione selettiva deriva da un’esperienza traumatica, come ad esempio aver rischiato di soffocare per un boccone di cibo. Altre volte, invece, il disturbo è determinato da una causa organica, tra cui le intolleranze alimentari, la celiachia, il reflusso gastroesofageo. Spesso esprimono una difficoltà emotiva o relazionale che scaturisce se nel contesto familiare del piccolo vi sono forti tensioni. Inoltre, la timidezza o la presenza di un disturbo di apprendimento come la dislessia possono far insorgere il problema.
Come intervenire per risolvere il disturbo
Se si esclude l’esistenza di cause organiche, si deve capire se il comportamento è provocato da problemi psicologici. L’alimentazione selettiva, infatti, potrebbe nascondere una difficoltà evolutiva o una sofferenza che non si riesce a comunicare se non attraverso questo modo di agire. Potrebbe, pertanto, essere necessaria una consulenza presso un esperto.
Se il disturbo esula da cause organiche e psicologiche, è importante rieducare i piccoli che selezionano il cibo. Fare la spesa e cucinare insieme può soddisfare le esigenze affettive e le curiosità del bambino. Si deve offrire un buon modello educativo con proposte di alimenti diversificate ed evitare di insistere se i piccoli non mangiano abbastanza. Bisogna lasciarli liberi affinché possano stabilire il giusto rapporto con il cibo.
Per quanto riguarda gli adulti, solitamente il disturbo sottende cause organiche. Possono, tuttavia, verificarsi casi determinati da problemi psicologici, per i quali è necessario rivolgersi a chi ha competenze in questo campo.