L condada Corte d’Appello di Bologna ha confermato la condanna del Miur al risarcimento degli eredi della docente con mesotelioma – la prof.ssa Olga Mariasofia D’Emilio – morta il 21 febbraio 2017.
L’amianto era infatti nella scuola e l’insegnante è morta per una patologia causata proprio dalla fibra killer. D’Emilio aveva insegnato nella media Farini di Bologna tra il 1981 e il 1990 e l’esposizione era dunque avvenuta sul luogo di lavoro. All’interno della struttura non c’era però solo la docente, ma anche i suoi colleghi e tantissimi ragazzi.
La sentenza di primo grado aveva già condannato il ministero dell’istruzione al risarcimento dei familiari con 930mila euro. Poi il ricorso, ma nelle scorse ore la Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado.
Docente con mesotelioma, l’amianto era a scuola
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L’amianto era a scuola e l’esposizione era durata molti anni. Si legge in una nota dell’ONA, che ha ricostruito la vicenda e sostenuto i familiari della donna: “Consapevole della sua esposizione, l’insegnante aveva ottenuto dall’INAIL il riconoscimento di malattia professionale. Nel 2011, poi, aveva iniziato la procedura giudiziaria per ottenere il risarcimento dei danni; ma solo dopo la sua morte, i figli orfani Silvana ed Andrea, grazie all’Osservatorio Nazionale Amianto e al suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, costituito con l’avv. Massimiliano Fabiani del Foro di Bologna, hanno vinto la causa contro il ministero per non aver rimosso l’amianto dalla struttura.
Già in primo grado il tribunale ha stabilito che era stata dimostrata la presenza di amianto all’interno dell’immobile; grazie anche alle testimonianze di alcuni colleghi della professoressa che avevano spiegato come l’asbesto fosse nelle coperture esterne, nelle tettoie, nelle palestre e negli inter-passaggi fra gli edifici scolastici. A supporto dell’esame dei testimoni, presentata anche una consulenza tecnica d’ufficio che accertava l’esposizione della docente all’amianto e il nesso quantomeno concausale con il sopravvenuto mesotelioma“.
“Questa seconda sentenza – ha commentato la figlia Silvana – è stata liberatoria. Mia madre ha avuto quello che ha sempre desiderato quando ha scoperto di avere un mesotelioma. Mi diceva sempre che voleva giustizia, e in questi anni ho vissuto sentendo un dovere profondo nei suoi confronti, quello di non mollare. Ed è per questo che, anche a livello personale, è stato liberatorio riuscire ad arrivare fino in fondo ottenendo, anche grazie alla bravura dell’avvocato Bonanni, un esito favorevole”.
In Emilia Romagna 431 istituti con amianto
Il caso della scuola media Farini di Bologna non è isolato. Secondo i dati dell’ONA in Emilia Romagna ci sono ancora 431 istituti con amianto.
“L’amianto nelle scuole è una vergogna per un paese civile. Circa 356mila studenti sono ancora esposti ad un materiale che provoca patologie come l’asbestosi, malattia polmonare cronica, e il mesotelioma, tumore che colpisce il tessuto sottile che riveste gli organi interni – ha dichiarato l’avv. Ezio Bonanni. “A questa cifra si aggiungono altre 50mila persone tra docenti e personale scolastico. Alcune regioni e città stanno provvedendo alle bonifiche di oltre 2400 scuole ancora contaminate, ma non c’è un piano coordinato, né vengono stanziati finanziamenti adeguati”.
In Emilia Romagna anche nei tubi dell’acqua potabile è presente amianto. Si tratta di un’altra emergenza denunciata dall’ONA. Ce ne sono 28 solo nelle province di Bologna e Modena, a servizio di 134 Comuni. E su 453 campioni analizzati, 41 sono risultati positivi per la presenza di asbesto.