modena amianto

C’è amianto nelle tubature dell’acqua della provincia di Modena. L’allarme arriva dall’ONA, Osservatorio Nazionale Amianto, che nei giorni scorsi è stato a convegno a San Cesario sul Panaro, sala grande di Villa Boschetti. “Amianto: dalla prevenzione primaria al risarcimento delle vittime“, il titolo del convegno organizzato con la collaborazione della sezione di Carpi, coordinata da Andrea Rossi. A moderare l’incontro, il giornalista Giovanni Galeotti.

Diffusi i dati sulla provincia di Modena e sull’Emilia Romagna. “A Modena nel 2021 ci sono stati 23 casi di mesotelioma, mentre in Emilia Romagna lo stesso anno sono stati 161 (a Bologna 41)” – ha spiegato il presidente Ona, l’avv. Ezio Bonanni. “Nella Regione le medie quinquennali sono in aumento: poco meno di 82 casi all’anno tra il 1997-2001; una media di 113 dal 2002 al 2006; quasi 131 tra il 2007 e il 2011; oltre 150 dal 2012 al 2016; poco più di 151 casi all’anno tra il 2017 e il 2021. Nel complesso, dal 1996 a oggi in Emilia-Romagna si contano 3.274 casi di mesotelioma da amianto“.

Modena, urgenti le bonifiche. Il killer nell’acqua potabile

Alla luce di questi dati, durante il convegno si è parlato anche di bonifiche. E di quanto esse siano urgenti per tutelare la salute delle persone ed anche l’ambiente.

In Emilia Romagna e nelle province di Bologna e di Modena, ci sono 28 acquedotti in cui è presente amianto. Essi servono 134 comuni. Su 453 campioni analizzati, sono stati 41 quelli risultati positivi alla presenza della fibra killer. Le bonifiche sono state eseguite sia sulle condotte dell’acquedotto di Bologna, che su quelle di Carpi ed in particolare su 15 chilometri di due conduttrici principali. Queste ultime erano costruite in cemento amianto. I lavori sono terminati nel 2021; la denuncia dell’ONA sulla dispersione di fibre di amianto nell’acqua potabile era stata fatta già nel 2014.

C’è ancora molto da bonificare, prima di tutto nelle scuole, negli ospedali e nella rete idrica, ed è per questo motivo che è necessario attuare l’obbligo di protezione dei lavoratori, compresi quelli che lavorano nella ristrutturazione degli acquedotti” – ha sottolineato Bonanni.

Il nesso causale tra malattie e fibre di asbesto

L’incidenza epidemiologica in Emilia Romagna indica che c’è molto da fare sia dal punto di vista ambientale che sanitario. Sottolinea infatti l’ONA: “Oltre ai casi già citati di mesotelioma (indice di mortalità del 93% nei 5 anni, con un totale di circa 3045 decessi); 6548 casi di tumore del polmone (indice di mortalità dell’88% nei 5 anni, con un totale di circa 5762 decessi); 1200 di asbestosi (indice di mortalità del 90% nei 5 anni, con un totale di 1080 decessi), cui si aggiungono, con riferimento a tutte le altre neoplasie, almeno ulteriore 1000 decessi, e così l’incidenza complessiva è pari a 10.887 decessi. Vanno aggiunte tutte le altre malattie asbesto correlate, come il tumore della laringe, della faringe, dell’esofago, dello stomaco, del colon retto, delle ovaie e del fegato (tra cui il colangiocarcinoma), per cui, si va ben oltre 11022 casi“.

Il nesso causale tra malattie e presenza di amianto nell’ambiente è ampiamente dimostrato. Studi recenti riguardano anche la correlazione tra asbesto e tumori delle vie biliari. Se ne sta occupando il prof. Giovanni Brandi, responsabile del programma “Tumori epato-biliari e pancreatici” al Policlinico S. Orsola-Malpighi e docente di Oncologia Medica all’Università di Bologna.

Rispetto al passato abbiamo dati più solidi per quanto riguarda il ruolo dell’amianto nella genesi dei tumori delle vie biliari” – ha spiegato. “Negli ultimi tempi si è, infatti, riusciti a trovare grandi quantità di fibre di amianto nel fegato, sia dei pazienti con questo tumore, sia nelle persone sane che vivono in aree altamente esposte, come Casale Monferrato. Grazie ad ulteriori studi, tra i quali uno che pubblicheremo a breve, ci si convince sempre di più della non innocenza delle fibre di amianto ingerite con le acque“.