La cardiologia moderna permette di operare il cuore in modo sempre più “dolce”, grazie a tecniche mininvasive. Queste oggi si applicano anche a pazienti giovani e a basso rischio, prima esclusi dalle operazioni. Le nuove frontiere della cardiologia consentono di intervenire su tutte le malattie delle valvole cardiache evitando di operare a cuore aperto. I tempi di degenza sono più brevi, i rischi sono ridotti, la qualità della vita è migliore e si offrono nuove prospettive a migliaia di persone. Lo hanno affermato gli esperti della Società Italiana di Cardiologia (SIC) che hanno recepito le nuove linee guida per il trattamento delle malattie valvolari. Queste ultime sono state presentate di recente dalla Società Europea di Cardiologia (ESC) e dall’Associazione Europea di Chirurgia Cardiotoracica (EACTS).
Oltre metà della popolazione presenta anomalie delle valvole cardiache
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«Aorta, mitrale, tricuspide, sono le valvole cardiache in grado di aprirsi e chiudersi in maniera coordinata con il battito del cuore. Consentendogli di pompare in modo efficace circa 7mila litri di sangue ogni giorno». Lo afferma Pasquale Perrone Filardi, past president SIC e direttore del dipartimento di scienze biomediche avanzate dell’Università Federico II di Napoli.
Oltre metà della popolazione, andando avanti con l’età, presenta anomalie delle valvole cardiache, di grado almeno lieve o moderato, in particolare della valvola aortica e mitralica. L’impatto è altissimo sulla qualità di vita e il rischio di mortalità può arrivare fino al 50% a due anni dall’insorgenza dei sintomi.
L’importanza delle procedure minimamente invasive
Le malattie valvolari si caratterizzano per un malfunzionamento di una o più valvole cardiache, che si restringono o non si chiudono più correttamente. Ciò impedisce il corretto passaggio di sangue dal cuore agli altri organi con sintomi che includono dispnea, affaticamento, vertigini, dolore toracico e gonfiore agli arti inferiori. Una quota significativa di pazienti rimane, tuttavia, asintomatica fino a stadi avanzati.
Le nuove linee guida europee, che aggiornano quelle del 2021 sulla base di recenti evidenze scientifiche, sottolineano l’importanza delle procedure minimamente invasive. Queste utilizzano microincisioni per l’inserimento di un catetere passando dalla gamba, per riparare o sostituire le valvole. Ciò permette un recupero più rapido, con una degenza di pochi giorni, in anestesia locale, con risultati uguali o migliori rispetto alla chirurgia. E soprattutto con una mortalità ridotta.
Una platea sempre più ampia beneficerà delle nuove tecniche
A beneficiare di queste nuove tecniche sarà una platea più ampia che include pazienti più giovani, a prescindere dal rischio operatorio. Ciò sia per l’impianto percutaneo di valvola aortica, che per la riparazione della valvola mitralica. Procedure ‘soft’ che diventano, così, terapia standard al posto della chirurgia tradizionale. Un approccio estensivo che riguarda anche il trattamento della valvola tricuspide, fino ad oggi senza una alternativa alla chirurgia. Ora, invece, c’è la possibilità di una correzione percutanea con l’impiego di tecniche mininvasive, nei pazienti ad alto rischio operatorio.
La TAVI, Transcatheter Aortic Valve Implantation
La TAVI, Transcatheter Aortic Valve Implantation, diventa la procedura standard per il trattamento della stenosi aortica. Si tratta di una patologia che in Italia colpisce circa 1 milione di persone, che porta alla necessità di impianti in 250mila casi, il 2% della popolazione anziana. I dati indicano una associazione con amiloidosi cardiaca, una malattia tradizionalmente considerata rara che colpisce il cuore. È poco diagnosticata ed è presente in oltre il 50% dei pazienti sottoposti a TAVI.
La procedura consente di impiantare una valvola biologica senza necessità di intervento chirurgico e anestesia generale, con una piccola incisione nell’inguine. Qui viene inserito il catetere che raggiunge il cuore per portare la nuova valvola.
La TAVI è oggi riconosciuta come trattamento standard, già dai 70 anni, anziché dai 75. I nuovi dati hanno dimostrato che offre gli stessi risultati, se non migliori, della chirurgia tradizionale, anche in pazienti più giovani, a basso rischio operatorio. Si effettua in anestesia locale e consente una ripresa rapidissima.
Cura della valvola mitrale con una micro “pinzetta”
Un avanzamento altrettanto significativo riguarda il trattamento della valvola mitrale, la cui insufficienza è oggi molto diffusa. Si calcola che un grado di insufficienza mitralica sia presente nel 90% dei pazienti con scompenso cardiaco e circa il 50% ha un’insufficienza di grado severo. Le linee guida 2025 consolidano il ruolo del trattamento mininvasivo, con piccole protesi, cioè pinzette metalliche in grado di avvicinare i lembi della valvola mitrale. In questo modo si permette una corretta chiusura.
Se non si interviene, alla lunga, il cuore si scompensa e il paziente deve essere ricoverato ripetutamente, con una pessima qualità di vita e un aumento della mortalità.
Sia l’impianto valvolare aortico che la correzione percutanea della insufficienza mitralica secondaria aumentano la sopravvivenza.
Gli interventi mininvasivi per la tricuspide
Un capitolo del tutto nuovo riguarda le terapie transcatetere per la tricuspide, storicamente una delle valvole meno trattate e più tardivamente considerate.
L’introduzione delle nuove tecniche mininvasive offre un’opzione terapeutica a chi non può affrontare il bisturi.
«Le linee guida riconoscono in modo esplicito il ruolo delle tecniche mininvasive sia di riparazione sia di sostituzione». Così Ciro Indolfi, past president Sic. «Queste opzioni sono ora considerate appropriate nei pazienti con insufficienza tricuspidale severa sintomatica che non possono essere sottoposti a chirurgia. Offrono un’alternativa nei pazienti ad alto».
Ancora pochi i pazienti trattati con tecniche “soft”
Le procedure mininvasive diventano protagoniste in un numero sempre maggiore di contesti clinici, con un impatto diretto sulla qualità della vita dei pazienti. Ed anche sulla capacità di offrire opzioni terapeutiche più sicure e meno traumatiche. Tuttavia, il numero di queste procedure risulta inferiore a quelle necessarie. Ad esempio, dovrebbero sottoporsi a impianti senza bisturi per sostituire la valvola aortica 23mila italiani ogni anno. Ma più di 10mila restano fuori per colpa di liste d’attesa troppo lunghe e per la disparità di accesso tra le regioni. Troppi pazienti con malattie valvolari, infatti, non ricevono ancora il trattamento adeguato, soprattutto in età avanzata. Questo non solo peggiora la prognosi, ma porta a un utilizzo inefficiente delle risorse sanitarie, considerando l’aumento dell’incidenza delle malattie valvolari nella popolazione anziana.
Le nuove raccomandazioni puntano a garantire che ogni paziente riceva il trattamento più appropriato al momento giusto.
