Smog e demenza: respirare aria inquinata non è solo pericoloso per i polmoni e il cuore. Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista The Lancet Planetary Health e condotto dall’Università di Cambridge, lo smog potrebbe danneggiare anche il cervello, aumentando in modo significativo il rischio di sviluppare demenza.
La ricerca è la più ampia mai condotta sul tema. Gli scienziati hanno analizzato i dati provenienti da 51 studi che hanno coinvolto quasi 30 milioni di persone, per lo più residenti in Paesi ad alto reddito. Il risultato è netto: l’esposizione prolungata a inquinanti atmosferici, in particolare al particolato fine (PM2.5) e al biossido di azoto (NO₂), è correlata a un aumento del rischio di sviluppare malattie neurodegenerative.
Smog e demenza: le sostanze più pericolose per il cervello
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Il particolato fine è una miscela di minuscole particelle sospese nell’aria, emesse soprattutto dal traffico, dalle caldaie domestiche e dalle centrali elettriche. Il biossido di azoto, invece, deriva in gran parte dai gas di scarico dei veicoli e dalla combustione di biomassa.
Questi inquinanti, se respirati regolarmente, possono raggiungere il flusso sanguigno e innescare infiammazioni croniche e stress ossidativo. Questi due processi danneggiano le cellule cerebrali, compromettendo la funzione neuronale e aumentando il rischio di sviluppare demenza nel lungo periodo.
Secondo gli autori, i risultati della ricerca dovrebbero spingere i governi a rivedere con urgenza le politiche ambientali, perché la salute del cervello è oggi minacciata non solo da fattori genetici, ma anche da elementi esterni come l’inquinamento urbano. Leggi tutto sull’inquinamento atmosferico.
Cos’è la demenza e perché non è una sola malattia
La demenza non è una malattia singola, ma una condizione clinica complessa che si manifesta con un insieme di sintomi. Tra questi: perdita della memoria, difficoltà nel linguaggio, confusione, cambiamenti nella personalità, problemi di orientamento e compromissione della capacità di compiere attività quotidiane.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, si parla di demenza quando questi sintomi sono abbastanza gravi da interferire con la vita quotidiana della persona. Le forme più comuni sono:
- la malattia di Alzheimer, che rappresenta circa il 60-70% dei casi;
- demenza vascolare, causata da problemi di circolazione sanguigna nel cervello;
- frontotemporale, che colpisce il comportamento e il linguaggio;
- la demenza a corpi di Lewy, associata a sintomi simili al Parkinson.
In Italia, secondo le stime più recenti, oltre un milione di persone vive con una forma di demenza. La maggior parte sono anziani, ma non mancano casi precoci.
Fattori di rischio della demenza
Non tutti sono esposti allo stesso rischio. Oltre all’età avanzata, ci sono numerosi fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di sviluppare demenza. Alcuni sono modificabili, altri no.
Fattori non modificabili:
- Età (rischio maggiore oltre i 65 anni)
- Familiarità (presenza di casi in famiglia)
- Predisposizione genetica
Fattori modificabili:
- Ipertensione e malattie cardiovascolari
- Diabete e obesità
- Sedentarietà
- Alimentazione poco sana
- Fumo e alcol
- Inquinamento atmosferico
- Isolamento sociale e depressione
Come dimostra lo studio dell’Università di Cambridge, l’inquinamento atmosferico è oggi un fattore da non sottovalutare. Se ignorato, rischia di compromettere la salute cerebrale collettiva, soprattutto nelle grandi città.
Smog e demenza: principali inquinanti atmosferici e impatto sul cervello
Inquinante | Fonte principale | Effetti sul cervello | Meccanismo di azione |
---|---|---|---|
PM2.5 | Traffico, industrie, combustione | Aumento rischio di demenza | Infiammazione, stress ossidativo |
NO₂ | Veicoli diesel, legna, centrali termiche | Danno neuronale, alterazione cognitiva | Penetrazione nei polmoni e nel sangue |
Ozono troposferico | Reazioni chimiche in atmosfera | Irritazione, declino cognitivo | Effetto pro-infiammatorio |
Perché l’inquinamento colpisce il cervello
Il cervello è un organo estremamente sensibile all’ambiente esterno. Sebbene protetto dalla barriera emato-encefalica, alcune sostanze riescono comunque a superarla. Il particolato fine, in particolare, è così piccolo da poter entrare direttamente nel circolo sanguigno attraverso i polmoni e arrivare fino al sistema nervoso centrale.
Una volta nel cervello, le particelle possono attivare processi infiammatori e aumentare la produzione di radicali liberi, molecole che danneggiano le cellule e il DNA. A lungo andare, questi effetti possono compromettere la comunicazione tra i neuroni e accelerare il declino cognitivo.
Studi precedenti avevano già suggerito una relazione tra inquinamento e restringimento dell’ippocampo, una regione fondamentale per la memoria. Altri avevano rilevato un aumento delle placche di beta-amiloide, associate all’Alzheimer, nei cervelli di persone esposte a smog urbano per molti anni.
Smog e demenza: un rischio diseguale
Chi vive in aree ad alta densità urbana, in prossimità di strade trafficate o impianti industriali, è più esposto all’inquinamento. Questo comporta disparità geografiche e sociali: le persone con redditi più bassi o che vivono in quartieri più inquinati sono spesso più vulnerabili, anche sul piano cognitivo.
Lo studio della Cambridge University ha analizzato per lo più soggetti residenti in Paesi ad alto reddito, dove i livelli di inquinamento sono comunque più controllati rispetto a quelli di molti Paesi in via di sviluppo. Ciò significa che, nei contesti più fragili, gli effetti potrebbero essere ancora più gravi.
Cosa si può fare per proteggere il cervello?
La buona notizia è che alcuni dei fattori di rischio sono modificabili. Ridurre l’esposizione all’inquinamento può avere un impatto positivo non solo sui polmoni, ma anche sulla salute cerebrale.
A livello individuale, si può:
- Limitare il tempo trascorso in zone ad alta concentrazione di traffico
- Utilizzare filtri per l’aria in casa
- Evitare l’uso di stufe a legna o camini in ambienti chiusi
- Prediligere spostamenti a piedi o in bici lontano dalle arterie principali
Ma è fondamentale anche l’intervento delle politiche pubbliche: servono limiti più stringenti sulle emissioni, trasporti sostenibili, incentivi per il riscaldamento a basse emissioni e una maggiore attenzione urbanistica alla qualità dell’aria.
Come ha affermato Isolde Radford di Alzheimer’s Research UK, “l’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma una minaccia crescente per la salute del nostro cervello”.
Se agiamo per tempo, sia a livello collettivo che individuale, è possibile rallentare l’insorgenza della demenza e proteggere le funzioni cognitive più a lungo.