Antico quanto la civiltà stessa, il tè verde non è solo una bevanda dal sapore inconfondibile, ma anche un prezioso alleato per la salute. Recenti studi scientifici hanno dimostrato il suo ruolo nel preservare il cervello degli anziani: riduce le lesioni della sostanza bianca e favorisce il benessere cognitivo

Le origini storiche del tè verde: una leggenda che attraversa i millenni

Questa antica bevanda svolge un importante ruolo nel preservare il cervello degli anziani,

La storia del tè verde si intreccia con le prime grandi civiltà dell’Asia. Le sue origini sono avvolte nella leggenda: si narra che l’imperatore cinese Shen Nong, nel 2737 a.C., scoprì accidentalmente la bevanda quando alcune foglie di tè caddero nell’acqua bollente che stava preparando. Questo evento segnò l’inizio di una tradizione millenaria che avrebbe attraversato confini geografici e culturali.

In Cina, il tè verde divenne molto più di una semplice bevanda. Era infatti considerato un rimedio naturale, un simbolo di purezza spirituale e un mezzo per entrare in contatto con la natura. Durante la dinastia Tang (618-907 d.C.), il tè acquisì ulteriore prestigio, diventando parte integrante della vita culturale e spirituale dell’élite. L’opera “Cha Jing” (Il Canone del Tè), scritta dal monaco Lu Yu, non solo codificò le tecniche di preparazione e degustazione, ma elevò il tè a forma d’arte.

Dal IX secolo, il tè verde approdò in Giappone grazie ai monaci buddisti, che ne apprezzarono il potere di favorire la meditazione. In Giappone, il tè verde si intrecciò con il buddismo zen e diede vita alla cerimonia del tè, o “chanoyu”, una pratica che esprime armonia, rispetto e tranquillità.

Nel XVII secolo, il tè verde giunse in Europa attraverso i commercianti olandesi, conquistando rapidamente le corti nobiliari. Tuttavia, fu solo nel XX secolo che la scienza iniziò a indagare le sue straordinarie proprietà benefiche.

Il processo di lavorazione: la chiave per le sue proprietà

Il tè verde si distingue dalle altre miscele per il suo processo di lavorazione unico, che preserva intatte le proprietà benefiche delle foglie. A differenza del tè nero, questa variante non subisce ossidazione. Le foglie fresche vengono trattate a vapore o tostate subito dopo la raccolta, un passaggio che blocca gli enzimi responsabili dell’ossidazione.

Questa lavorazione consente di mantenere elevata la concentrazione di catechine, composti polifenolici noti per le loro potenti proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Tra queste, l’epigallocatechina gallato (EGCG) è la più studiata e apprezzata per i suoi effetti protettivi sulla salute umana.

Il tè verde e la salute cerebrale: la ricerca rivoluzionaria

Uno studio della Kanazawa University ha scoperto che il consumo regolare di tè verde riduce le lesioni della sostanza bianca nel cervello degli anziani senza demenza.

La ricerca, pubblicata su npj Science of Food, ha coinvolto oltre 8.700 partecipanti di età pari o superiore a 65 anni, che sono stati sottoposti a scansioni cerebrali e valutazioni cognitive tra il 2016 e il 2018.

Le lesioni della sostanza bianca, che rappresentano danni ai piccoli vasi cerebrali, sono un indicatore precoce di malattie neurodegenerative come la demenza vascolare e il morbo di Alzheimer. 

Gli anziani che consumavano tre o più tazze di tè verde al giorno presentavano un volume di lesioni inferiore fino al 6% rispetto a coloro che ne bevevano meno di una tazza.

Come agisce questa bevanda verde sul cervello?

Il tè verde deve i suoi benefici neuroprotettivi alle sue catechine, che contrastano lo stress ossidativo e l’infiammazione, due processi strettamente legati al declino cognitivo. L’EGCG, in particolare, protegge i neuroni dai danni vascolari, migliorando il flusso sanguigno cerebrale e favorendo la rigenerazione delle cellule nervose.

Differenze tra tè verde e caffè nello studio

Un aspetto interessante dello studio è che, pur essendo il caffè anch’esso ricco di composti bioattivi, non ha mostrato gli stessi benefici del tè verde sulla sostanza bianca. Questo suggerisce che i meccanismi neuroprotettivi del tè verde siano unici e legati alla sua composizione chimica, che include non solo le catechine, ma anche la teanina, un amminoacido che favorisce il rilassamento e migliora la concentrazione.

Un alleato contro l’invecchiamento cerebrale

L’impatto del tè verde va oltre la riduzione delle lesioni della sostanza bianca. Studi precedenti hanno dimostrato che il consumo regolare di questa bevanda è associato a:

Miglioramento della memoria e delle funzioni esecutive;

Riduzione del rischio di sviluppare malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson;

Maggiore plasticità sinaptica, essenziale per l’apprendimento e l’adattamento.

Un futuro promettente per la ricerca

Sebbene i risultati siano incoraggianti, gli scienziati sottolineano la necessità di ulteriori ricerche. Come afferma il dottor Shutaro Shibata, autore principale dello studio:

‹‹Le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie delle catechine rappresentano una strada promettente per la prevenzione del declino cognitivo. Servono tuttavia ulteriori studi per stabilire una relazione causale››.