Epidemie autoctone di Dengue e Chikungunya si sviluppano sempre con più frequenza in Europa. La causa potrebbe risiedere nella mancata diagnosi sui viaggiatori di rientro dai paesi tropicali. Nonostante la situazione non sia allarmante, la situazione richiede di sviluppare nuove politiche sanitarie che accelerino la rilevazione precoce dei focolai, in particolare in Italia.
È quanto emerge da uno studio pubblicato su Lancet Regional Health Europe, che contiene i dati delle suddette epidemie in Europa dal 2007 al 2023. Si tratta di una ricerca di altissimo impatto, utile a indirizzare le politiche sanitarie e il sistema di sorveglianza.
Il lavoro è stato svolto dal Dipartimento di Malattie Infettive/Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Hanno collaborato: la Fondazione Bruno Kessler di Trento, l’Istituto Superiore di Sanità, le Università di Brescia, Bari, Padova e Firenze. È stato co-finanziato dal Programma di Ricerca INF-ACT.
Dengue 2024, record di casi a trasmissione autoctona
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La Dengue è un esempio di questo trend di espansione delle epidemie tropicali anche alle nostre latitudini, per fortuna ancora limitate.
In Italia, nel 2024, si è raggiunto il record di casi a trasmissione autoctona: 279, che si sono aggiunti ai 474 casi d’importazione.
Importante è stato il focolaio localizzato a Fano, nelle Marche, con 199 persone infette, tutte sintomatiche e con identificazione del virus Dengue.
Un altro focolaio, di dimensioni più contenute, 35 casi dello stesso virus, è stato individuato in un comune della Regione Emilia-Romagna.
La Lombardia ha registrato, invece, 10 casi, mentre in Abruzzo è stato segnalato un focolaio con 8 casi.
In Italia epidemie sempre più frequenti di dengue
Negli ultimi anni, i casi di trasmissione autoctona sono aumentati.
Le tendenze climatiche in atto potrebbero aumentare la diffusione della zanzara Aedes albopictus, responsabile della trasmissione di arbovirus quali Chikungunya, Dengue e Zika. E, conseguentemente, accelerare la trasmissione delle patologie.
«In Italia, nei prossimi anni, assisteremo molto probabilmente a epidemie sempre più frequenti di dengue». Così Federico Gobbi, direttore del dipartimento di malattie infettive/tropicali e microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), professore associato di malattie infettive all’Università di Brescia. Infatti, «l’innalzamento della temperatura favorisce la sopravvivenza e la proliferazione della zanzara tigre, vettore della malattia».
Occorre, dunque, programmare le strategie di difesa, valutare il rischio di trasmissione di questi virus e stimare le probabilità di uno sviluppo dei focolai autoctoni. In questo modo si potrebbe accelerare l’individuazione e mettere in atto i protocolli sanitari adeguati.
Sensibilizzare medici, opinione pubblica e viaggiatori
È fondamentale interessare la classe medica, affinché individui velocemente un possibile focolaio e lo segnali alle autorità.
In secondo luogo, è necessario sensibilizzare l’opinione pubblica perché sia consapevole che una febbre estiva, non giustificata, potrebbe essere dovuta a un arbovirus.
Infine, si dovrebbero riorganizzazione i laboratori di microbiologia e mettere a disposizione i test rapidi.
Essenziale anche informare i viaggiatori internazionali a recarsi prontamente a un centro di malattie infettive in caso di febbre al rientro da zone endemiche. In questo modo, si può diagnosticare subito una eventuale Dengue o Chikungunya. E attivare tempestivamente le operazioni di bonifica di zanzare tigre nei pressi dell’abitazione del paziente in questione.