L’inserimento dell’endometriosi nel Piano Nazionale delle Cronicità rappresenta una svolta per milioni di donne che convivono con questa patologia. Dopo anni di battaglie da parte delle associazioni e dei pazienti, la malattia ha finalmente ottenuto un riconoscimento istituzionale che potrebbe garantire un accesso più equo alle cure e un miglioramento della qualità della vita delle pazienti. Tuttavia, il riconoscimento formale non è sufficiente: la vera sfida è tradurre questo passo in misure concrete, con risorse adeguate e percorsi di cura multidisciplinari

Endometriosi: una malattia complessa e debilitante

L’inserimento dell’endometriosi nel Piano Nazionale delle Cronicità rappresenta una svolta per milioni di donne che convivono con questa patologia

L’endometriosi è una patologia cronica e infiammatoria caratterizzata dalla presenza anomala di tessuto simile all’endometrio al di fuori della cavità uterina. Questo tessuto ectopico può localizzarsi nelle ovaie, nel peritoneo, nell’intestino e, in casi più rari, in organi extrapelvici come i polmoni e il diaframma. La sua natura estrogeno-dipendente ne determina un’evoluzione ciclica, legata alle fluttuazioni ormonali.

La malattia provoca un’infiammazione cronica che porta alla formazione di aderenze, fibrosi e alterazioni anatomiche degli organi coinvolti. Il dolore pelvico cronico rappresenta il sintomo più caratteristico, ma possono manifestarsi anche dolori mestruali invalidanti, dolore durante i rapporti sessuali, disturbi digestivi come gonfiore, nausea e alterazioni dell’alvo, difficoltà nella minzione e, nei casi più gravi, infertilità. L’impatto sulla qualità della vita è devastante, con ripercussioni sul piano lavorativo, sociale e psicologico.

Il ritardo diagnostico è una delle principali criticità. In media, una donna affetta da endometriosi riceve una diagnosi dopo circa dieci anni dall’insorgenza dei primi sintomi. Questo ritardo è spesso dovuto alla normalizzazione del dolore mestruale, alla scarsa conoscenza della patologia da parte di molti professionisti sanitari e alla mancanza di strumenti diagnostici standardizzati.

Diagnosi e diffusione della patologia

L’identificazione dell’endometriosi richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga ginecologi, radiologi e specialisti di altri settori. L’ecografia transvaginale rappresenta il primo strumento di indagine, sebbene la sua efficacia dipenda dall’esperienza dell’operatore e dalla localizzazione delle lesioni. Nei casi più complessi, la risonanza magnetica può fornire un quadro dettagliato delle lesioni profonde e delle eventuali localizzazioni extrapelviche. La laparoscopia diagnostica, considerata il gold standard, permette non solo di confermare la presenza della malattia, ma anche di intervenire chirurgicamente per la rimozione delle lesioni.

L’endometriosi colpisce un numero di donne molto più alto rispetto a quanto si pensasse in passato. Secondo stime internazionali, circa 190 milioni di donne nel mondo convivono con questa patologia. In Italia, il numero di pazienti è stimato attorno ai tre milioni, ma il dato potrebbe essere sottostimato a causa delle difficoltà diagnostiche e della mancanza di un Registro Nazionale delle Patologie. Alcuni studi recenti condotti in Australia suggeriscono che l’incidenza potrebbe essere ancora più elevata, arrivando a colpire una donna su sette.

Le sfide del trattamento

Attualmente, non esiste una cura definitiva per l’endometriosi. Il trattamento ha come obiettivo principale il controllo del dolore, il rallentamento della progressione della malattia e, nei casi in cui sia necessario, la preservazione della fertilità. Le terapie farmacologiche comprendono l’uso di contraccettivi ormonali o farmaci che riducono la produzione di estrogeni, ma spesso i loro effetti collaterali rendono difficile una gestione a lungo termine. Nei casi più severi, la chirurgia rappresenta una possibilità, sebbene il rischio di recidiva resti elevato.

La gestione dell’endometriosi richiede un approccio integrato che coinvolga specialisti di diversi ambiti. Il supporto psicologico è essenziale per affrontare l’impatto emotivo della malattia, mentre la fisioterapia del pavimento pelvico può migliorare il dolore cronico e la qualità della vita. Anche l’alimentazione e lo stile di vita possono influire sulla sintomatologia, rendendo fondamentale un supporto personalizzato da parte di nutrizionisti e altri professionisti sanitari.

Il riconoscimento nel Piano Nazionale delle Cronicità

L’inserimento dell’endometriosi nel Piano Nazionale delle Cronicità rappresenta un passo avanti significativo. Il riconoscimento della malattia come patologia cronica apre nuove possibilità per l’accesso a percorsi di cura più strutturati e a una presa in carico continuativa da parte del sistema sanitario. Questo traguardo potrebbe portare alla creazione di centri di riferimento specializzati, capaci di offrire un approccio multidisciplinare alle pazienti.

Secondo Francesca Fasolino Forcione, presidente di A.L.I.C.E. ODV, il vero obiettivo è tradurre questo riconoscimento in misure concrete, stanziando risorse adeguate e garantendo un accesso equo alle cure. Solo così sarà possibile rispondere in modo efficace alle esigenze di milioni di donne che convivono con l’endometriosi.

Prospettive future

Nonostante l’importante progresso rappresentato dal riconoscimento istituzionale, il cammino per garantire alle pazienti con endometriosi una qualità di vita dignitosa è ancora lungo. È necessario investire nella creazione di un Registro Nazionale delle Pazienti, che permetta di monitorare l’incidenza della malattia e migliorare la pianificazione sanitaria. Le campagne di sensibilizzazione devono essere rafforzate per superare lo stigma legato all’endometriosi e favorire una diagnosi più tempestiva.

L’impegno delle istituzioni deve tradursi in azioni concrete, con il potenziamento della rete di assistenza e la creazione di percorsi di cura personalizzati. La collaborazione tra le associazioni di pazienti, i professionisti sanitari e le autorità politiche sarà determinante per garantire che l’endometriosi riceva finalmente l’attenzione e le risorse che merita.

Grazie alla mobilitazione di realtà come A.L.I.C.E. ODV e al crescente interesse della comunità scientifica, l’endometriosi potrebbe non essere più una patologia invisibile, ma una malattia riconosciuta e affrontata con le risorse necessarie per migliorare la vita di milioni di donne.