Riformare i congedi parentali per i padri è oggi una necessità non solo dal punto di vista del benessere familiare, ma anche sociale ed economico. La proposta arriva dal progetto europeo 4e-Parent.

Questa, mira a ridisegnare le politiche italiane per allinearle agli standard europei.

L’ intervento si propone di affrontare il divario di genere nella distribuzione della cura, promuovere la partecipazione dei padri nella crescita dei figli e incentivare l’occupazione femminile.

Il tema è stato discusso durante la conferenza “Il tempo dei papà”, un evento organizzato per presentare tali proposte in vista della legge di Bilancio

La paternità nei primi mille giorni i congedi parentali: un contributo essenziale allo sviluppo

Riformare i congedi parentali per i padri è oggi una necessità non solo dal punto di vista del benessere familiare, ma anche sociale ed economico

Uno degli aspetti chiave messi in luce dal progetto 4e-Parent è l’importanza della presenza attiva dei padri durante i primi mille giorni di vita di un bambino. Studi scientifici dimostrano come un coinvolgimento paterno significativo in questa fase influenzi positivamente lo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo dei bambini. I piccoli che crescono con una figura paterna presente e partecipe sviluppano una maggiore empatia, autostima e capacità di autoregolazione. I vantaggi non si fermano qui. Il coinvolgimento precoce dei padri riduce i rischi legati alla gravidanza e al parto, e ha un impatto positivo sulla carriera e sulla partecipazione lavorativa delle madri. Cosa che crea un ciclo virtuoso che favorisce sia la crescita professionale delle donne sia la natalità, un problema che affligge l’Italia da anni.

Il peso sociale di una paternità attiva: verso una parità di genere concreta

L’ineguale distribuzione della cura tra uomini e donne rappresenta uno dei maggiori ostacoli alla realizzazione della parità di genere. In Italia, il numero di giorni di congedo di paternità è tra i più bassi d’Europa e la differenza tra i congedi materni e paterni è considerevole.

Questo squilibrio non solo rafforza i ruoli tradizionali di genere, ma penalizza fortemente le donne sul piano lavorativo.

Perpetua infatti un sistema che vede la maternità come ostacolo alla carriera.

Attraverso le proposte di riforma del progetto 4e-Parent, si mira a rendere il congedo di paternità non solo obbligatorio e più lungo, ma anche meglio retribuito.

Obiettivo? Promuovere un cambiamento culturale che spinga gli uomini a rivendicare un ruolo attivo nella cura dei figli.

Il diritto alla cura condivisa: una questione di giustizia sociale

Promuovere una maggiore equità nella fruizione dei congedi parentali non è solo una questione economica, ma anche una battaglia per i diritti umani e sociali.

Il diritto dei padri a partecipare attivamente alla crescita dei propri figli deve essere garantito, così come il diritto delle donne a non dover rinunciare alla carriera per occuparsi da sole della famiglia.

A sottolinearlo, Angela Giusti, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità e coordinatrice del progetto.

«Non dovrebbero servire prove per dimostrare che la partecipazione dei padri all’accudimento è vantaggiosa per l’intera famiglia», dichiara.

Eppure, le prove ci sono e sono inconfutabili.

Il coinvolgimento dei padri contribuisce a ridurre il rischio di violenza domestica e promuove modelli di mascolinità più sani e accudenti, in grado di rompere gli stereotipi legati alla figura maschile tradizionale. Ma vediamo le principali richieste di 4e-Parent.

Le proposte di riforma: più diritti e più responsabilità per i padri

Tra le proposte avanzate dal progetto 4e-Parent, vi è l’estensione del congedo di paternità obbligatorio da 10 a 22 giorni lavorativi, con almeno 10 giorni da fruire consecutivamente nel primo mese dalla nascita del bambino.

Inoltre, si propone di eliminare l’obbligo di preavviso di cinque giorni, ammettendo la possibilità di presentare una certificazione entro 48 ore dall’inizio del congedo, e di applicare ai congedi di paternità gli stessi criteri di obbligatorietà previsti per i congedi di maternità.

L’obiettivo è quello di equiparare, anche dal punto di vista retributivo, i congedi per entrambi i genitori, garantendo il 100% della retribuzione per il congedo obbligatorio e un’indennità dell’80% per i congedi genitoriali, di cui due mesi riservati rispettivamente alla madre e al padre.

Congedi per tutti: un passo verso l’inclusività

Un altro aspetto fondamentale delle proposte riguarda l’inclusività. Attualmente, il congedo di paternità è limitato ai lavoratori dipendenti, escludendo una vasta platea di freelance e professionisti iscritti alla Gestione separata.

Le proposte di 4e-Parent mirano ad estendere questi diritti a tutti i padri, calcolando il compenso sui redditi dichiarati nei due anni precedenti alla gravidanza.

In questo modo, si vuole rendere accessibile la possibilità di partecipare alla cura dei figli anche a chi non ha un contratto di lavoro stabile. Inoltre, si propongono incentivi per le aziende che certificano l’equità di genere e premiano i fornitori che adottano lo stesso processo.

Il futuro del lavoro: flessibilità e parità di genere

Accanto ai congedi parentali, un altro strumento indispensabile per favorire una migliore gestione della cura è il lavoro agile.

Incentivare modalità di lavoro flessibile, soprattutto quando viene fruito da entrambi i genitori, rappresenta una delle strade più efficaci.

Può infatti armonizzare vita privata e professionale, ridurre lo stress e migliorare il benessere familiare.

Anche su questo fronte, il progetto 4e-Parent propone misure concrete per spingere le aziende a favorire il lavoro da remoto o flessibile per i genitori.

Tutti fattori che possono offrire un ambiente lavorativo più inclusivo e attento alle esigenze familiari.

Verso una nuova cultura della cura

Le proposte del progetto 4e-Parent non si limitano a estendere i diritti, ma mirano a promuovere una vera e propria rivoluzione culturale in Italia.

Modificare il nome da “congedi parentali” a “congedi genitoriali” è solo il primo passo verso il riconoscimento di una responsabilità condivisa che va oltre i ruoli tradizionali.

La partecipazione attiva dei padri nella cura dei figli non è solo una scelta individuale.

È una necessità sociale ed economica per costruire una società più equa e inclusiva.

L’Italia, con le sue politiche di welfare ancora inadeguate, ha l’opportunità di allinearsi agli standard europei.

In questo modo, potrà abbracciare una visione moderna della famiglia, in cui i diritti alla cura e al lavoro siano equamente distribuiti tra uomini e donne.