Uno studio condotto da Andreas Fischer e dall’Associazione Helmholtz dei centri di ricerca tedeschi ha rivelato che la probabilità di sviluppare la malattia di Lyme è influenzata da fattori genetici 

Focus sulla malattia di Lyme

Malattia di Lyme: le zecche infette possono trasmettere il batterio Borrelia agli uomini

La malattia di Lyme è una patologia molto comune. Secondo i dati ufficiali, si stima che ogni anno circa 300mila persone negli Stati Uniti e decine di migliaia in Europa contraggano questa infezione. A causarla, il batterio Borrelia burgdorferi, trasmesso agli esseri umani attraverso la puntura delle zecche infette.

I sintomi possono variare notevolmente e spesso si sviluppano in fasi. Il primo segnale tipico è un’eruzione cutanea chiamata eritema migrante, che appare come una macchia rossa che si espande e può assumere l’aspetto di un bersaglio. Altri sintomi iniziali includono febbre, brividi, mal di testa, affaticamento, dolori muscolari e articolari.

Se non trattata, la malattia può progredire e causare sintomi più gravi, tra cui:

Problemi neurologici: come meningite, paralisi facciale e neuropatie periferiche;

Artrite: con gonfiore e dolore alle articolazioni, in particolare alle ginocchia;

Disturbi cardiaci: come la miocardite e altre anomalie del ritmo cardiaco.

Il trattamento standard prevede l’uso di antibiotici, generalmente somministrati per un periodo che varia dalle due alle quattro settimane. Nella maggior parte dei casi, la terapia è efficace e porta alla risoluzione dei sintomi. Tuttavia, alcuni pazienti possono continuare a sperimentare sintomi come dolore, affaticamento e difficoltà cognitive anche dopo il trattamento, una condizione nota come sindrome post-trattamento della malattia di Lyme (PTLDS).

Perché non tutti si ammalano di Lyme? 

L’eritema migrante è il primo segnale tipico della malattia

«Un’infezione da Borrelia non porta sempre alla malattia e in caso di insorgenza della malattia di Lyme di solito può essere trattata con successo con antibiotici». 

Ad affermarlo, il Prof. Yang Li, direttore del CiiM e capo del dipartimento “Bioinformatica della medicina individualizzata” dell’HZI. «Tuttavia, come hanno scoperto i nostri partner di cooperazione, alcune delle persone colpite sviluppano sintomi persistenti come stanchezza, deterioramento cognitivo o dolore nonostante il trattamento antibiotico».

«Per trovare ulteriori punti di partenza per lo sviluppo di terapie efficaci per il trattamento della malattia di Lyme in futuro, è innanzitutto importante comprendere meglio i meccanismi genetici e immunologici responsabili dello sviluppo della malattia».

A questo punto, una domanda sorge spontanea. Esiste una predisposizione genetica nello sviluppo della malattia e quali processi immunologici nell’organismo sono coinvolti?

I ricercatori del Centro per la medicina individualizzata delle infezioni (CiiM), un’istituzione congiunta del Centro Helmholtz per la ricerca sulle infezioni (HZI) e della Scuola medica di Hannover (MHH) hanno cercato di dare una risposta. Gli esperti hanno collaborato con il Radboud University Hospital e l’Amsterdam UMC nei Paesi Bassi, per scoprire una variante genetica responsabile della suscettibilità alla malattia di Lyme e i parametri immunitari coinvolti.

Risultato? 

Ruolo della variante genetica rs1061632

Analizzando 1.107 campioni di DNA da pazienti affetti da Lyme, lo studio ha suddiviso i dati in una coorte di scoperta e una di convalida, dimostrando come alcune varianti genetiche possano influire significativamente sulla predisposizione alla malattia.

«L’obiettivo era identificare specifiche varianti genetiche direttamente associate alla malattia», spiega Javier Botey-Bataller, uno dei primi autori dei due studi.

Attraverso questa analisi, i ricercatori hanno identificato la variante genetica rs1061632 (precedentemente sconosciuta), che sembra essere associata a una maggiore suscettibilità alla malattia. 

Successivamente, il gruppo ha condotto una serie di test biologici e immunologici cellulari per determinare le conseguenze fisiologiche specifiche di questa predisposizione genetica.

«Abbiamo potuto dimostrare che, in presenza di questa variante genetica, i processi antinfiammatori nell’organismo vengono ridotti» precisa Li. «Questo significa che l’infiammazione e i sintomi della malattia di Lyme possono durare più a lungo, poiché l’organismo è meno efficace nel combattere l’infiammazione».

Produzione di anticorpi ridotta

I ricercatori hanno anche scoperto che i pazienti con questa variante genetica producevano un numero significativamente inferiore di anticorpi contro la Borrelia. Sospettano che, di conseguenza, i batteri non possano essere attaccati in modo efficiente, prolungando così la durata della malattia.

Identificazione di loci genetici coinvolti

«Siamo stati anche in grado di identificare 34 diversi loci genetici che sono coinvolti nella regolazione della risposta immunitaria dei pazienti con malattia di Lyme tramite sostanze messaggere, le cosiddette citochine, e che potrebbero svolgere un ruolo importante anche in altre malattie immunomediate come le allergie», aggiunge Botey-Bataller. Nella ricerca, tutti i geni del genoma umano vengono registrati in una cosiddetta mappa genetica. Ogni gene ha lì la sua posizione individuale, chiamata locus genico.

Importanza della mappa genetica

«I risultati del nostro studio mostrano chiaramente come le risposte immunitarie siano determinate dalla genetica» prosegue Li. «Poiché si basano su un database estremamente ampio grazie all’ampia coorte, forniscono una base eccellente per ulteriori approcci di ricerca, ad esempio per studiare l’effetto di diverse varianti dei geni coinvolti sulla gravità della malattia di Lyme».

Prospettive future e l’impatto del cambiamento climatico sulla malattia di Lyme

Negli ultimi anni l’incidenza della malattia di Lyme è aumentata nell’emisfero settentrionale. Il gruppo di ricerca parte dal presupposto che in futuro si dovrà prevedere un ulteriore aumento, anche in un contesto di cambiamento climatico. Questo perché temperature generalmente più miti possono prolungare la stagione delle zecche e aumentare l’area di distribuzione delle zecche.

Il risultato è un incremento delle punture di zecca e, di conseguenza, dei casi di malattia di Lyme. «Con i risultati del nostro studio, siamo stati in grado di acquisire importanti conoscenze sui processi genetici e immunologici che favoriscono lo sviluppo della malattia di Lyme», conclude Li. «Ci auguriamo di aver aperto la strada allo sviluppo di trattamenti efficaci per i pazienti affetti da malattia di Lyme con sintomi persistenti». La comprensione approfondita di questi meccanismi può portare a nuove strategie di prevenzione e intervento, fondamentali per affrontare l’aumento dei casi in futuro.

Fonti

Javier Botey-Bataller et al, Una mappa genetica completa delle risposte delle citochine nella borreliosi di Lyme. Nature Communications (2024).

Hedwig D. Vrijmoeth et al, Analisi dell’intero genoma nella borreliosi di Lyme. Identificazione di una variante genetica associata alla predisposizione alla malattia e alle sue implicazioni immunologiche BMC Infectious Diseases (2024).

Materiale fornito dall’Associazione Helmholtz dei centri di ricerca tedeschi

Nature Communications e un altro su BMC Infectious Diseases,