Il farmaco faricimab di Roche è rimborsabile. L’Aifa ha dato la sua approvazione rendendo più facile la vita di chi assume questo anticorpo per il trattamento della degenerazione maculare legata all’età neovascolare o “umidità” (nAMD) e dell’edema maculare diabetico (DME).
Poco più di un anno fa la Commissione europea approvava faricimab come primo anticorpo bispecifico per l’occhio per il trattamento di due delle principali cause di perdita della vista.
Patologie retiniche, oltre 40 mln di persone
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Le patologie retiniche – come specificato da Roche in una nota – colpiscono oltre 40 milioni di persone nel mondo. In Italia attualmente sono più di 500mila e si stima che, entro il 2040, il numero aumenti fino a 1 milione di persone. La nAMD e il DME rappresentano due delle principali cause di riduzione grave della vista principalmente diffuse tra le persone con più di 50 anni, quindi una parte di popolazione ancora attiva a livello sociale e lavorativo.
Infatti, la nAMD e il DME hanno un impatto significativo sulla vita dei pazienti e dei loro caregiver.
La degenerazione maculare, che cos’è?
Legata all’età, la degenerazione maculare colpisce la macula che è la parte della retina deputata alla visione centrale nitida e dettagliata. Si possono distinguere due forme legate al tipo di danneggiamento: “AMD secca” e “AMD neovascolare o umida“.
La AMD neovascolare o “umida” (nAMD) è la forma più avanzata e, se non trattata, può provocare una riduzione rapida e grave della vista. Si caratterizza dalla crescita incontrollata di nuovi vasi sanguigni anomali sotto la macula, che causano gonfiore, sanguinamento e/o fibrosi. Sono circa 20 milioni le persone nel mondo colpite da nAMD, che è la causa principale di una importante ipovedenza negli ultrasessantenni.
In Italia, colpisce prevalentemente la fascia d’età 65-69 anni e over 85 con un’incidenza rispettivamente del 2,1% e del 3,7%. Con l’invecchiamento della popolazione mondiale, si stima che la malattia colpirà un numero ancora più elevato di persone su scala globale.
Edema maculare diabetico, che cos’è?
Grave patologia della vista, il DME è una complicanza del diabete (tipo 1 e tipo 2). Sono circa 21 milioni le persone che nel soffrono su scala globale. I livelli alti di glucosio deteriorano i vasi sanguigni della retina che, in tal modo, iniziano sanguinare e a riversare liquidi nella macula. L’accumulo di liquidi genera un edema. Con l’aumento della prevalenza del diabete si prevede anche un amento di persone affette da edema maculare diabetico.
Faricimab è l’anticorpo bispecifico
Primo anticorpo bispecifico approvato per uso intraoculare, il Faricimb si caratterizza per il suo meccanismo unico a doppia azione, che neutralizza sia l’angiopoietina 2 (Ang-2) sia il fattore di crescita endoteliale vascolare A (VEGF-A). Si tratta di due vie metaboliche connesse a varie patologie retiniche, che contribuiscono alla perdita della vista. E determinando la destabilizzazione vascolare, che causa lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni permeabili e aumenta l’infiammazione.
Dunque stabilizza i vasi sanguigni attraverso l’inibizione delle vie di Ang-2 e VEGF-A e in tal modo riduce l’infiammazione, il leakage e la crescita di vasi anomali (neovascolarizzazione) in misura maggiore rispetto all’inibizione del solo VEGF-A. Questa stabilizzazione duratura dei vasi sanguigni potrebbe migliorare il controllo della malattia e i risultati visivi e anatomici più a lungo nel tempo.
Faricimab, intervalli fino a 4 mesi
Inoltre, spiega Roche, il faricimab è l’unico farmaco oculare iniettabile che permette al paziente con nAMD e DME di sottoporsi al trattamento a intervalli fino a quattro mesi, riducendo così il numero di iniezioni intraoculari annue. Sottoporsi con meno frequenza alle iniezioni, garantendo la capacità di mantenere e migliorare la vista nel tempo, potrebbe offrire ai pazienti, ai caregiver e al sistema sanitario la possibilità di accedere ad un piano terapeutico meno gravoso grazie a faricimab.
Faricimab, l’intervento di prof. Staurenghi
“L’approvazione di faricimab da parte di AIFA offre, dopo tanto tempo, la possibilità di proporre una nuova opzione terapeutica ai pazienti con nAMD e DME. Questo meccanismo d’azione innovativo che agisce sia sull’angiopoietina 2 (Ang-2) sia sul fattore di crescita endoteliale vascolare A (VEGF-A), ha mostrato di garantire l’efficacia riducendo il numero di somministrazioni annuali di iniezioni intravitreali. Si tratta di un passo avanti importante per le persone con nAMD e DME e per l’intera comunità scientifica” ha commentato Giovanni Staurenghi, Ordinario di Malattie dell’apparato visivo dell’Università Statale di Milano, Ospedale Sacco.