Caldo torrido, mortalità, emergenza sanitaria. Le ondate di calore colpiscono il Centro-Sud e a farne le spese sono soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione. Tra queste: gli anziani. Secondo i dati forniti dal Ministero della salute, le alte temperature, superiori ai 40° C, hanno inciso sull’eccesso di mortalità nelle citta del Centro-Sud. Infatti, sono oltre 500 i decessi nella popolazione anziana (soprattutto nella fascia di età 75-84 e 85+). Inferiori i numeri (rispetto all’atteso) registrati nelle città del nord.
Ondate di calore, ecco dati di luglio sulla mortalità
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I dati del mese di luglio e aggiornati al 4 agosto, evidenziano un eccesso di mortalità al Centro-Sud (+9%), con incrementi statisticamente significativi a:
- Campobasso (+53%),
- Napoli (+10%),
- Bari (+42%),
- Reggio Calabria (+61%),
- Messina (+20%),
- Palermo (+30%)
- Catania (+35%).
- Al Nord si conferma in diverse città una mortalità inferiore all’atteso: -13% nel complesso.
Il Ministero su ondate di calore, inquinamento e mortalità
Tra i territori più colpiti: Reggio Calabria e le città della Sicilia. La crescita della mortalità sembra andare di pari passo con le criticità climatiche. Nelle suddette aree geografiche, infatti, i dati hanno evidenziato incrementi dell’inquinamento atmosferico associato ai numerosi e devastanti incendi.
A tal proposito, il Ministero della Salute ha sottolineato un possibile effetto sinergico delle elevate temperature e dell’inquinamento sull’incremento della mortalità nelle fasce più vulnerabili della popolazione.
Diritto alla salute, lo Stato taglia le spese alla sanità
La questione ancora “calda” rimanda al quesito sul funzionamento della Sanità italiana. Sulla crescente domanda che il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) non è in grado di soddisfare. Sulla crescente diminuzione della spesa sanitaria da parte dello Stato. Anche in questo caso a farne le spese sono le fasce più vulnerabili come gli anziani.
Sanità, l’intervento del prof. Francesco Longo
Sul Sole 24 Ore l’intervento del professor Francesco Longo, docente di Public Management del Cergas Bocconi e componente del Consiglio Superiore della Sanità.
«L’ Italia vive da anni un deserto demografico. Siamo contemporaneamente uno dei Paesi con la più alta aspettativa di vita (82 anni) e quello che fa meno figli in Europa. Questo fa sì che la nostra popolazione sia sempre più anziana. L’anno scorso sono morte 700mila persone e ne sono nate 400mila. Quindi abbiamo perso 500mila persone. Un quadro che si riflette sulla nostra economia perché anno su anno aumentiamo il numero dei pensionati e diminuiamo quello dei lavoratori».
Diritto alla salute, spesa sanitaria scende al 6% del Pil
«Il nostro governo, in maniera bipartisan, chiunque abbiamo governato negli ultimi cinque anni, ha costantemente diminuito la spesa sanitaria – continua il Prof. Longo -. Anche dopo il Covid abbiamo legiferato che la spesa sanitaria deve scendere al 6 per cento del Pil, contro il 9,5% del Pil di francesi e tedeschi. Quindi il nostro sistema è strutturalmente sotto finanziato.
Se non si cambia, nei prossimi anni la spesa pensionistica crescerà in 5 anni di 60 mld mentre la spesa sanitaria è destinata a diminuire in termini di incidenza sul Pil».
Diritto alla salute, cosa non garantisce il SSN?
«Oggi la nostra questione è: cosa posso curare davvero e cosa no? Cosa non garantisce il sistema Sanitario Italiano?
- Le visite specialistiche (il 43% delle visite specialistiche sono pagate privatamente, il 7% sono rinunce alle cure) Il SSN può garantire una visita su due.
- la psichiatria italiana può prendere in carico un terzo delle persone con gravi disagi (ancora peggio nell’area della dipendenza)
- In Italia abbiamo 3,9 milioni di anziani non autosufficienti e di questi ne seguiamo davvero 300mila. 3,6 milioni sono a casa senza assistenza. Oltre un milione hanno la badante e due milioni e mezzo sono assistiti solo dai familiari.
Quindi parliamo di una situazione per la quale SSN non è in grado di coprire tutti i bisogni perché è sotto finanziato» conclude Longo.