Uno stanziamento da 13 milioni di euro per tutelare la salute mentale in carcere e altri aspetti. È quanto stabilito dal Ministero della Giustizia con un decreto che dà il via libera ad una serie di iniziative per il reinserimento dei detenuti “e per le attività organizzate negli istituti penitenziari destinate ad ampliare la formazione al lavoro“.
La tutela della salute mentale in carcere è un tema di grande importanza. Le persone ristrette negli istituti detentivi, infatti, possono essere particolarmente vulnerabili a problemi di salute mentale per via delle condizioni di detenzione e delle esperienze traumatiche che possono aver vissuto.
La presenza di personale qualificato, come psicologi e psichiatri, è fondamentale per offrire il sostegno necessario e un aspetto importante per la tutela del diritto alla salute di queste persone. E non soltanto per i detenuti, ma anche per il personale carcerario, comunque esposto ad un ambiente di lavoro duro sotto il profilo psicologico. La formazione del personale stesso è importante per il raggiungimento di un buon equilibrio.
Salute mentale in carcere, stanziamento di 13 milioni
Il Ministero della Giustizia, venerdì 23 giugno, ha dato il via libera a un decreto che stanzia 13 milioni di euro per progetti dedicati agli istituti carcerari italiani. Si prevedono attività volte al reinserimento dei detenuti, ma anche per attività organizzate negli istituti che siano rivolte alla formazione al lavoro.
Cinque milioni di euro sono solo per il reinserimento dei detenuti e dei condannati. Ci sarà l’attivazione di percorsi di inclusione lavorativi e di formazione professionale; si attiveranno servizi di assistenza e cura sia di tipo sanitario che psichiatrico. Si attiveranno inoltre percorsi per il recupero dei tossicodipendenti o di assuntori abituali di sostanze stupefacenti, psicotrope o alcoliche. Gli altri otto milioni sono destinati agli istituti penitenziari per l’ampliamento delle opportunità di lavoro professionalizzanti per circa 1.500 detenuti.
Il provvedimento prevede la stretta collaborazione tra Amministrazione della Giustizia, Regioni, Enti territoriali e Terzo settore. L’obiettivo è attuare un sistema integrato di interventi che rafforzi l’inclusione sociale delle persone in esecuzione penale, nonché la sicurezza del Paese.