Psicologi nelle scuole: l’idea si fa sempre più concreta. Nei giorni scorsi infatti è stato avviato un tavolo di confronto tra Ministero dell’Istruzione e del Merito e Cnop (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi). Il ministro Giuseppe Valditara e il presidente del Cnop, David Lazzari, si sono incontrati per parlare del progetto; si punta a concretizzare il supporto psicologico in ambito scolastico.
Stanno diventando sempre più importanti infatti le esigenze psicologiche dei ragazzi. La questione si pone sempre di più al centro del dibattito educativo. Soprattutto dopo il Covid, infatti, si è verificato un aumento dei problemi di salute mentale tra la popolazione giovanile. L’ospedale Fatebenefratelli di Roma ha posto in essere un progetto specifico intitolato Zero-17.
Lo scorso anno, per tamponare, lo Stato ha messo a disposizione il bonus psicologo, che quest’anno dovrebbe essere rinnovato anche se non si conoscono le tempistiche. Quel che è noto è solo che lo stanziamento è di 5 milioni e che il tetto massimo per beneficiario è di 1.500 euro.
Psicologi a scuola: un occhio di riguardo per i ragazzi
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Una particolare attenzione dovrà essere per i ragazzi. Ecco perché quel che si vuole realizzare – anche se finora è soltanto un’idea – è un presidio basato sulle esigenze di ciascun istituto scolastico.
“Al centro del colloquio – scrive il ministero – la presa d’atto che la scuola oggi è chiamata ad affrontare compiti sempre più complessi per i quali vi è una crescente esigenza di competenze di carattere psicologico. Il ministro Valditara e il presidente Lazzari hanno concordato sulla necessità di una visione di sistema che attraverso la psicologia scolastica si occupi dalla prevenzione, della promozione delle risorse psicologiche delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi; e che abbia la capacità di intercettare precocemente le potenziali situazioni di disagio“.
A seguito dell’avvio del tavolo c’è ottimismo. “L’incontro – si legge invece in una nota del Cnop – potrebbe avere significative implicazioni per il benessere degli studenti“.
“Ho avuto l’opportunità di parlare dei bisogni psicologici del sistema-scuola e delle specificità della psicologia scolastica. L’obiettivo condiviso è quello di strutturare un servizio di psicologia scolastica per le esigenze della scuola, in linea con le esperienze internazionali“, ha evidenziato il presidente Lazzari.
Disagio giovanile: l’impegno dell’Italia
L’Italia, che con la legge 176/91 ha ratificato la Convenzione sui diritti dell’infanzia approvata dall’Onu il 20 novembre 1989, “si è impegnata a vigilare sul funzionamento delle istituzioni, servizi e istituti che hanno la responsabilità dei fanciulli e che provvedono affinché la loro protezione sia conforme alle norme stabilite dalle autorità competenti. In particolare per la salute e la sicurezza“. Lo riporta il Ministero dell’Interno, sottolineando la sua specifica competenza in tema di sicurezza.
“Il Viminale è in prima linea anche contro il disagio giovanile: espressione di difficoltà esistenziali e di assenza di motivazioni. Bullismo, violenza, assunzione di droghe, fenomeni che indicano situazioni di disagio, non sempre sono presenti in ambienti socio-culturali poveri, spesso sono associati a stati di ricchezza materiale e a mancanza di stimoli; quindi sono collocati in un contesto di maggiore complessità e non circoscrivibili a una specifica categoria sociale“.
La prof.ssa Claudia Mazzeschi dell’Università degli Studi di Perugia, nella sua guida per riconoscere i segnali del disagio giovanile scritta per il CONI, afferma che “il riconoscimento del disagio in età giovanile è un compito molto delicato a causa delle caratteristiche specifiche di questo periodo evolutivo“. “In questa fase della vita – prosegue – non è infatti facile distinguere tra quello che è tipico della fase dello sviluppo da quello che non è tipico e pertanto:
- sintomatico di un più profondo malessere, fino alla psicopatologia;
- fattore di rischio per esiti evolutivi problematici e psicopatologici”.