Vitamina D (Foto free di Beverly Buckley da Pixabay)

Può la vitamina D, la cosiddetta “vitamina del sole”, avere un ruolo nel rallentare l’invecchiamento cellulare? Alcuni studi recenti aprono scenari interessanti, anche se la comunità scientifica invita alla cautela.

La ricerca e il ruolo dei telomeri

Ogni volta che una cellula si divide, i telomeri – le strutture che proteggono i cromosomi, simili ai cappucci che coprono i lacci delle scarpe – si accorciano. Quando diventano troppo corti, la cellula non è più in grado di replicarsi e muore.

Uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition ha monitorato oltre 1.000 persone con un’età media di 65 anni per cinque anni. A metà dei partecipanti sono state somministrate 2.000 unità giornaliere di vitamina D, mentre l’altra metà ha ricevuto un placebo.

Secondo la ricerca «i risultati hanno mostrato che i telomeri sono stati preservati nel gruppo vitamina D, rispetto al placebo». Un dato che, se confermato, potrebbe indicare un effetto protettivo legato alle proprietà anti-infiammatorie della vitamina.

Longevità e stili di vita

La questione, tuttavia, è complessa. Studi precedenti hanno collegato anche la dieta mediterranea, ricca di nutrienti anti-infiammatori, a telomeri più lunghi. Ciò suggerisce che la longevità cellulare non dipende da un singolo fattore, ma da un insieme di abitudini che comprendono alimentazione, attività fisica, esposizione alla luce solare e qualità del sonno.

La riflessione sulla vita lunga non è solo scientifica ma anche culturale: dalla filosofia di Giordano Bruno, che immaginava l’infinito come dimensione dell’esistenza, fino alle teorie mediche più recenti che cercano strategie per allungare in salute la durata della vita.

Dosaggi e prudenza

Un punto delicato è quello della dose ottimale di vitamina D. Attualmente le linee guida internazionali raccomandano circa 600 UI al giorno per gli adulti fino a 70 anni e 800 UI per le persone più anziane. Lo studio in Irlanda, invece, ha utilizzato un dosaggio di 2.000 UI quotidiane, ben più elevato.

Le teorie alternative: dal metodo Coimbra alla medicina anti-aging

Accanto agli studi scientifici ufficiali, negli anni si sono sviluppati diversi approcci. È il caso del protocollo Coimbra, che prevede dosaggi molto elevati di vitamina D (in contesti clinici specifici e ipercontrollati considerata la potenziale tossicità) ma che al momento non è riconosciuto come pratica standard dalle linee guida mediche internazionali.

Analogamente, nel campo della medicina anti-aging, alcuni ricercatori hanno ipotizzato che l’allungamento artificiale dei telomeri possa rappresentare una via per contrastare l’invecchiamento. Tuttavia, la comunità scientifica sottolinea che telomeri troppo lunghi potrebbero anche aumentare il rischio di alcune malattie, per cui il bilanciamento resta essenziale.

Equilibrio e responsabilità

Gli studi in corso offrono spunti interessanti, ma la prudenza rimane fondamentale in attesa di ulteriori risuoltati.

Una cosa è certa: la longevità dipende da un insieme di fattori legati a stile di vita, ambiente e genetica. Integrare buone abitudini quotidiane resta, secondo gli esperti, la strategia più sicura per vivere più a lungo e in salute.

Fonte: Gazzetta.it

Il contenuto è a scopo informativo e non sostituisce il consiglio medico professionale, la diagnosi o il trattamento. Il lettore deve sempre consultare il proprio medico o uno specialista per qualsiasi problema di salute.