Un nuovo studio evidenzia un legame sorprendente tra i problemi di udito e il rischio di sviluppare demenza. Intervenire presto può fare la differenza.

Sappiamo che ascoltare è fondamentale per comunicare, comprendere e restare connessi con il mondo che ci circonda. Ma ora, un nuovo studio scientifico ci mostra qualcosa in più: prendersi cura del proprio udito potrebbe anche aiutare a proteggere la mente.

La ricerca sul legame tra udito e mente

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista JAMA Otolaryngology–Head & Neck Surgery, fino a un caso di demenza su tre potrebbe essere associato a una perdita uditiva significativa. Lo studio, guidato da Jason Smith della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, ha analizzato dati di quasi 3.000 persone con più di 70 anni, scoprendo che il 32% delle nuove diagnosi di demenza è potenzialmente attribuibile a problemi di udito oggettivamente misurati.

Udito e mente: un legame più forte di quanto pensiamo

La ricerca ha coinvolto 2.946 adulti, con un’età media di circa 75 anni. Più della metà – il 66% – presentava una perdita uditiva clinicamente rilevata attraverso test audiometrici, mentre circa il 37% riportava soggettivamente difficoltà nel sentire. I dati parlano chiaro: le persone con perdita uditiva significativa hanno un rischio maggiore di sviluppare demenza.

Perché? Quando l’udito si riduce, le interazioni sociali si fanno più difficili, la comunicazione si interrompe e spesso subentra un senso di isolamento. Questo ritiro sociale, insieme allo sforzo cognitivo continuo richiesto per compensare il deficit, potrebbe contribuire nel tempo a un deterioramento delle funzioni cerebrali.

Prevenire (o ritardare) la demenza passa anche dalle orecchie

La buona notizia è che non tutto è inevitabile. Lo studio suggerisce che intervenire precocemente sulla perdita uditiva potrebbe ritardare l’esordio della demenza in moltissimi anziani. Questo significa che una diagnosi tempestiva e l’uso di protesi acustiche o altri strumenti compensativi non sono semplici gesti di benessere quotidiano, ma veri e propri atti di prevenzione cognitiva.

Gli autori dello studio raccomandano una maggiore attenzione da parte della sanità pubblica a questi problemi, con controlli più accurati – in particolare tramite test audiometrici oggettivi, che si sono dimostrati molto più affidabili delle segnalazioni soggettive.

“In molti casi, chi soffre di problemi di udito tende a minimizzare o a non accorgersi del proprio deficit. Ma questo può portare a una sottostima del rischio di demenza legato all’udito”, spiegano i ricercatori.

Test dell’udito a pieno titolo nella prevenzione sanitaria

Il messaggio è semplice, ma potente: un controllo dell’udito, soprattutto dopo i 60 anni, dovrebbe entrare a pieno titolo nella routine della prevenzione sanitaria. Proprio come si misurano la pressione o il colesterolo, così bisognerebbe monitorare anche le capacità uditive. Perché ascoltare bene oggi, può voler dire pensare lucidamente anche domani.