L’udito, uno dei sensi più importanti per la nostra percezione del mondo, ha recentemente visto un avanzamento significativo grazie a una ricerca condotta dall’Università del Michigan. I neurobiologi hanno manipolato l’espressione di un gene chiave, la neurotrofina-3 (Ntf3), nei topi, ottenendo risultati straordinari nella capacità uditiva degli animali.
Nel tentativo di comprendere meglio la perdita dell’udito, gli scienziati hanno non solo ripristinato, ma potenziato l’udito nei topi attraverso un innovativo approccio genetico
Udito: impatto sulla popolazione globale
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I disturbi dell’udito rappresentano una sfida significativa a livello globale e influenzano milioni di persone in tutto il mondo. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oltre 466 milioni di individui sono affetti da problemi uditivi disabilitanti, con una stima che potrebbe aumentare a 900 milioni entro il 2050 a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’esposizione crescente a rumori forti.
Le opzioni di trattamento per questi disturbi variano in base alla gravità e alla causa sottostante del problema. A seguire una panoramica sulle tecniche standard.
Opzioni di trattamento standard
Apparecchi acustici: questi dispositivi amplificano i suoni per migliorare l’udito nelle persone con perdita uditiva lieve-moderata;
Impianti cocleari: indicati per persone con perdita uditiva grave o profonda, sostituiscono le funzioni dell’orecchio interno danneggiato, trasformando i segnali uditivi in impulsi elettrici che stimolano direttamente il nervo uditivo;
Terapie e interventi medici: oltre agli apparecchi acustici e agli impianti cocleari, alcune terapie mediche e interventi chirurgici possono essere prescritti a seconda della causa specifica della perdita uditiva.
Ma oggi arriva una novità.
Riacquistare l’udito: il potenziale della Neurotrofina-3 (Ntf3)
Un team guidato dal neurobiologo Lingchao Ji ha puntato i riflettori sulla neurotrofina-3 (Ntf3), una proteina importante per la crescita dei nervi. Studi precedenti avevano già evidenziato che l’aumento dell’espressione di Ntf3 può migliorare significativamente l’udito nei topi di mezza età e favorire il recupero dell’udito in presenza di danni all’orecchio interno.
Adesso arriva la conferma.
Il ruolo delle sinapsi nell’elaborazione uditiva
Ciò che ha sorpreso i ricercatori è stata la scoperta che l’aumento delle sinapsi nell’orecchio interno non solo ha migliorato la percezione dei suoni, ma ha anche potenziato la capacità dei topi di distinguere tra suoni di differente qualità. A spiegarlo, Gabriel Corfas, neurobiologo dell’Università del Michigan.
«Siamo rimasti sorpresi nello scoprire che quando abbiamo aumentato il numero di sinapsi, il cervello è stato in grado di elaborare le informazioni uditive extra. E quei soggetti hanno ottenuto risultati migliori rispetto ai topi di controllo nel test comportamentale».
Implicazioni e prospettive future per la ricerca biomedica
Questo fenomeno non solo promette di rivoluzionare l’approccio terapeutico alle disfunzioni dell’udito nei mammiferi, ma potrebbe anche fornire nuove chiavi di lettura per lo sviluppo di terapie innovative per malattie neurodegenerative. L’incremento delle sinapsi nell’orecchio interno non solo ha migliorato la capacità di distinguere tra diversi suoni, ma ha anche aperto nuove strade per comprendere l’influenza delle connessioni neuronali sulla percezione sensoriale.
Curiosità
Particolarmente intrigante è il fatto che l’incremento delle sinapsi non ha compromesso la percezione iniziale del suono. Anzi, ha migliorato significativamente la capacità di elaborare informazioni uditive più complesse. Questo rappresenta un significativo passo avanti nel campo delle neuroscienze cognitive. Offre infatti nuove opportunità per l’adattamento e il miglioramento delle capacità uditiva anche in condizioni patologiche. Inoltre, le scoperte su Ntf3 offrono potenziali applicazioni anche per lo sviluppo di terapie innovative contro le malattie neurodegenerative. Cosa che evidenzia l’importanza delle connessioni neuronali nella percezione sensoriale.
«Alcuni disturbi neurodegenerativi iniziano con la perdita di sinapsi nel cervello. Pertanto, le lezioni tratte dagli studi sull’orecchio interno potrebbero aiutare a sviluppare nuove terapie per queste malattie devastanti». Questa la conclusione di Corfas.
Fonte
Plos Medicine