psiconcologo

In Italia solo un malato di tumore su cinque può contare sull’aiuto di uno psiconcologo. A lanciare l’allarme sono gli esperti di diversi centri per la cura del cancro. Si tratta di una carenza paradossale, visto che l’Italia è considerata un Paese all’avanguardia in questo settore. Non a caso, lo scorso settembre si è tenuto a Milano il XXIV Congresso Mondiale di Psiconcologia. Eppure, l’80% dei pazienti è escluso da questo tipo di servizi.

I pazienti costretti a soluzioni fai da te

Tutti sanno quanto i malati di tumore abbiano bisogno di uno psiconcologo. La caduta dei capelli, gli effetti della chemioterapia, l’affaticamento dovuto alle terapie, la paura della morte sono solo alcune delle problematiche che si trovano ad affrontare.

Tuttavia, sono costretti a trovare da soli le soluzioni, oppure a rivolgersi a strutture fai da te, portate avanti da volontari e, spesso, da figure non sempre specializzate. Il che ha gravi effetti sulla capacità di combattere la neoplasia e sulla qualità della vita sia del malato e sia dei familiari.

«L’Italia è considerata all’avanguardia nel garantire ai malati il giusto supporto in una fase molto delicata della loro vita», ha spiegato Gabriella Pravettoni, presidente del Congresso, professore di Psicologia delle decisioni presso l’università degli Studi di Milano e direttore della Divisione di psiconcologia dell’Istituto Europeo di Oncologia.

Tumori, lo psiconcologo è fondamentale

Lo psiconcologo è riconosciuto come fondamentale nei team multidisciplinari nelle divisioni di oncologia. Infatti, ha un ruolo importante nell’aiutare le persone a potenziare le proprie risorse nella gestione della malattia e del proprio percorso di cura. Lo fa agendo su più livelli: famiglia, medico, società.

Una figura importante, se si considera che le diagnosi precoci e le nuove terapie permettono di controllare più a lungo tante forme di tumore.

Come aumentare l’aspettativa di vita?

Paolo Marchetti, direttore scientifico IDI di Roma, ordinario di Oncologia all’università La Sapienza e presidente della Fondazione per la medicina personalizzata sotto linea come «l’88% delle donne colpite da un tumore del seno è vivo a 5 anni dalla scoperta della malattia».

«Allo stesso modo», continua Marchetti, «il 65% di chi ha ricevuto una diagnosi del carcinoma del colon e il 90% di chi soffre di un carcinoma della prostata. Per oltre un milione di persone, poi, possiamo parlare di guarigione definitiva. Le terapie sono sempre più personalizzate ed efficaci ma vanno gestite e spiegate al paziente e a chi li assiste».

«È importante – continua – misurare anche gli effetti collaterali dovuti alla lunga durata dei nuovi trattamenti, spesso anche di modesta entità per la classificazione usata dal medico, ma che possono invece avere influenze molto pesanti nella vita quotidiana di chi li deve sopportare. La psiconcologia in questo processo è ormai essenziale e parte integrante del team multidisciplinare che affronta la neoplasia».

Eppure, nonostante le richieste, tanti pazienti restano senza questo importante supporto. «La gran parte dei malati», spiega Gianluca Vago, direttore del dipartimento di Oncologia dell’Università Statale di Milano, «chiede aiuto a gran voce. In questi anni abbiamo attivato percorsi di formazione, che hanno coinvolto medici e altri professionisti della salute».

E c’è chi, come Gabriella Pravettoni, chiede un cambiamento radicale. Per questo, prima in Italia, ha inaugurato una Cattedra di Umanità che prevede un accompagnamento dello studente fino alla specializzazione sulla capacità di ascolto e di relazione. «È ora di maggiore attenzione e concretezza nell’assicurare l’assistenza psicologica a milioni di malati oncologici», dice. E chissà che finalmente qualcuno non l’ascolti.