Dalla fisioterapia muscoloscheletrica possono pervenire risposte efficaci per casi anche complessi di dolore. È quanto emerso dal Convegno romano “MOVE – Makeopportunities to validate expertise”, che ha posto l’attenzione anche sulle nuove strategie per superare le difficoltà psico-emotive.  

I relatori si sono soffermati sulla complessità, sulle opportunità, sul fallimento e sulle possibilità di intervento nell’ambito della fisioterapia muscoloscheletrica. Partendo dalla complessità dell’approccio alla persona per i fisioterapisti, questi hanno individuato i fattori biologici, psicologici e sociali che possono portare al fallimento della fisioterapia.

Sfera biologica e componenti emotive al centro del dibattito

Il Convegno è stato organizzato dal Gruppo di Terapia Manuale e Fisioterapia Muscoloscheletrica (GTM) dell’Associazione Italiana di Fisioterapia (AIFI), grazie al patrocinio dell’Ordine dei Fisioterapisti laziali.

I relatori hanno portato le proprie esperienze sul campo su numerose tematiche. Interdisciplinarità, confronto, approccio a 360 gradi alla persona sono stati gli argomenti al centro dei dibattiti.

Oltre alla valutazione della sfera biologica, cioè dello stato patologico, i relatori hanno preso in considerazione anche le componenti emotive. Ovvero lo stato psicologico della persona, le sue preoccupazioni, le sue ansie e la necessità di validazione e rassicurazione.

«Abbiamo dato spazio agli aspetti sociali – ha evidenziato il presidente del GTM di AIFI Mattia Bisconticioè al supporto sociale per la persona. E anche alle richieste di aiuto che può sentirsi di poter fare o che si vergogna di poter fare».

Fisioterapia muscoloscheletrica anche per i giovani

Di solito, le persone che si rivolgono al fisioterapista hanno un’età compresa tra i 30 e gli 80 anni. Non mancano, tuttavia, pazienti più giovani che a causa della vita sedentaria ne hanno bisogno già intorno ai 20-25 anni.

«I pazienti che si rivolgono a noi – ha sottolineato Biscontisoffrono di patologie muscoloscheletriche e reumatologiche. Mi riferisco all’osteoartrosi, al mal di schiena, al mal di testa, ai disordini temporomandibolari, ma anche ai dolori al ginocchio e alle tendinopatie. Ci occupiamo, dunque, di tutti quei pazienti che soffrono sia di dolori, acuti o persistenti, che di dolori che coinvolgono il sistema neuromuscoloscheletrico. Attraverso una anamnesi completa, possiamo individuare eventuali fattori per cui c’è bisogno di rivolgersi a un medico specialista. Si passa poi a un esame obiettivo e si utilizzano tecniche di terapia manuale volte ad alleviare il dolore nel breve tempo».

Supporto per il reinserimento in attività sociali/ricreative

Il fisioterapista offre anche un sostegno rispetto ad aspetti psico-emotivi correlati al dolore e al movimento. Ciò consente al paziente di abbandonare le paure e le apprensioni legate al movimento, oltre a dare supporto necessario al reinserimento in attività sociali o ricreative. Come ad esempio le uscite con gli amici, sospese proprio a causa del dolore o della disabilità. Le persone con mal di schiena o mal di testa, infatti, a volte non escono più di casa per paura di avere attacchi mentre sono in compagnia.

Il Convegno romano si è tinto anche dei colori della Gran Bretagna, con la presenza della psicologa Tamar Pincus. Quest’ultima ha posto l’accento sulle strategie di rassicurazione della persona e su un approccio psicologicamente informato della fisioterapia.

«Si tratta di dare un segnale di ascolto attivo – ha dichiarato Bisconti – di strutturare un dialogo motivazionale basato sulla rassicurazione cognitiva della persona».