Nel 2022 erano oltre 8mila i pazienti in lista di attesa per un trapianto, ma gli interventi sono stati solo 3887. Il tema della donazione e del trapianto di organi, tessuti e cellule è tornato al centro dell’attenzione. La comunità scientifica, le associazioni, la politica si interrogano sul divario tra il numero dei trapianti effettuati e i pazienti in attesa di un organo.
Il mondo advocacy chiede, insieme ai sanitari, interventi sul piano organizzativo e gestionale, oltre che su quello della valorizzazione dell’innovazione tecnologica.
Infine, la politica è orientata verso l’aggiornamento della Legge 91/99, istitutrice del Centro Nazionale Trapianti, che disciplina l’intera materia. E proprio la politica ha, recentemente, dato vita all’Intergruppo Parlamentare Donazione e Trapianti di Organi, Tessuti e Cellule. Intergruppo che, nei mesi scorsi, ha sviluppato un ampio ciclo di audizioni riservate alle associazioni dei pazienti e alla comunità scientifica.
Aumentare i consensi alle donazione di organi
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Secondo il mondo advocacy, la priorità è quella di rafforzare il percorso finalizzato al consenso alla donazione di organi. Oggi si registra un tasso medio di opposizione alle donazioni del 28%. Solo 14,5 milioni di persone su 60 milioni hanno espressamente dichiarato la propria disponibilità a donare.
«È indispensabile stimolare una crescita del sistema riducendo il divario esistente tra il numero di organi disponibili e quello dei pazienti in lista d’attesa». È quanto dichiarato da Teresa Petrangolini, coordinatrice del Comitato per l’Equità di Accesso alla Donazione e Trapianto di Organi, Tessuti e Cellule. Urge «una maggior produttività che si traduce in vite da salvare e che, nelle attese dei Centri Regionali Trapianti, deve poggiare su alcuni ingredienti fondamentali. Cioè potenziamento delle risorse umane e loro formazione, riorganizzazione dei processi, sinergie territoriali con interscambio dei dati e soprattutto nuove tecnologie», ha concluso Petrangolini.
Trapianti, dati nazionali e liste d’attesa
I dati nazionali fanno registrare 3813 trapianti nel 2019, 3437 nel 2020, in concomitanza della pandemia, 3778 nel 2021 e 3887 nel 2022. Da ciò emerge che l’Italia mantiene costanti le liste d’attesa. E che tra il 10 e il 19% dei pazienti ne fuoriescono perché non più idonei al trapianto
«Per compensare questa situazione si potrebbe iniziare a ridurre le morti in lista d’attesa, in particolare per il trapianto di fegato. Ciò incrementando i trapianti di organi cosiddetti ‘marginali’ o ‘subottimali’, attraverso l’impiego delle tecnologie attuali». Si è espresso così Davide Croce, direttore del Centro di Ricerca sull’Economia e il Management in Sanità dell’Università Cattaneo di Castellanza. «Con 18 milioni di finanziamento – continua Croce – le circa 140 morti del 2021 si sarebbero evitate. Così come si sarebbero evitati quei costi legati al fatto che i pazienti, in lista di attesa, hanno bisogno di ricoveri, di controlli, di farmaci».
Organi di donatori anziani, con la tecnologia si può
Si stanno oggi affermando sistemi o tecnologie in passato non disponibili. Questi consentono, ad esempio, di utilizzare organi di donatori molto anziani o marginali con notevoli possibilità di successo anche se impattano sulla sostenibilità del sistema. Ciò perché i DRG che dovrebbero ricoprire i nuovi costi appaiono inadeguati: un aspetto, secondo gli esperti, del quale occorre tenere conto.
«Negli ultimi due decenni abbiamo assistito ad un’accelerazione assoluta delle tecnologie», ha detto Emanuele Lettieri, ordinario di Management and Industrial Engineering al Politecnico di Milano. «Ma dobbiamo anche riconoscere che questo fenomeno ha raggiunto livelli elevatissimi proprio nell’ambito sanitario e anche in materia di donazioni e trapianti d’organo».
Deriva da tutto questo l’esito di un maggior numero di vite salvate, la cui importanza è tale che dovrebbe incoraggiare tutti a reperire le necessarie risorse economiche.